di Carmelo Abisso

“Il cuore delle missioni” è il titolo del CalendEsercito 2013, dedicato ai 30 anni di impegno della Forza armata nei teatri operativi, presentato il 25 ottobre a Roma, presso la biblioteca militare centrale di palazzo Esercito.

Alla presentazione, moderata dalla giornalista Paola Saluzzi, sono intervenuti il sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri, il capo di stato maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Claudio Graziano, il generale Franco Angioni, che ha comandato la missione in Libano nel 1982-1984 e Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali.

I 12 scatti in bianco e nero realizzati gratuitamente da Mauro Galligani, sono un promemoria, che nelle case degli italiani ricorda il servizio che gli uomini e le donne in divisa rendono al Paese. Foto dopo foto, ogni mese racconta l’impegno dei militari italiani nelle missioni internazionali di pace, dal Libano ai nostri giorni. Dodici mesi con la realta’ che passa per gli occhi dei nostri soldati, e si racconta nell’essenza dei gesti: dalla preparazione della missione al rientro in patria. In mezzo, sulla sabbia afghana o sui monti della Bosnia, il pensiero delle sfide da affrontare per garantire la sicurezza.

Teatri operativi dove l’impegno e’ banco di prova, ma porta sul terreno la peculiarita’ dell’Esercito, l’approccio umanitario e la capacita’ di collaborazione con le popolazioni. L’obiettivo del fotografo Galligani, una vita al settimanale ‘Epoca’ e autore del libro ‘Missione soldato’, edito da Peliti Associati, coglie anche la saggezza dell’incontro con i vecchi dei villaggi, le case con i muri di fango.

E poi le operazioni con gli alleati: ”Sul campo – ha rilevato nella presentazione il generale di divisione Claudio Berto, capo reparto affari generali – si condividono rischi e disagi. Vita da soldati nella polvere o sotto le tende, in attesa di portare aiuto alla gente che chiede sicurezza”. Fino al rientro a casa, ”con la consapevolezza di aver onorato il nostro Paese”.

Il calendario dell’Esercito, ha sottolineato nel suo intervento il generale Graziano, ”e’ diventato anche uno strumento di comunicazione, di dialogo con la societa’ civile per portare il messaggio di cio’ che e’ l’Esercito”. Rispetto a trent’anni fa, ”la straordinaria missione in Libano”, ha proseguito il capo di stato maggiore dell’Esercito, di passi in avanti ne sono stati fatti molti e la trasformazione in un Esercito di professionisti e’ stata ‘‘necessaria e fondamentale”. Ma l’esperienza nel Paese dei Cedri ha segnato un cammino, perche’ ”diede vita al modello del soldato italiano che sa operare e impugnare le armi ma sa anche ascoltare la popolazione civile e costruire percorsi di pace”. ”Anche oggi -ha rimarcato Graziano- il nostro impegno sui teatri operativi internazionali riscuote apprezzamenti e l’azione dei nostri militari viene elogiata ovunque, facendo crescere il prestigio del Paese”. ”Dobbiamo mantenere questa capacita’ e competenza – ha proseguito Graziano – anche con la riduzione delle risorse a nostra disposizione, cui deve accompagnarsi la necessita’ dell’addestramento e di un idoneo equipaggiamento per affrontare le sfide della sicurezza globale. Sara’ un impegno gravoso, ma ce la dobbiamo fare”.

Il generale Angioni nel suo breve intervento, molto applaudito, ha ricordato lo spirito dell’operazione in Libano dal 1982 al 1984. La prima “missione di cuore”, fatta con ragazzi di leva e infermiere volontarie. ”Una bella pagina di dignita’ e orgoglio italiano – ha detto il Condor della missione in Libano – l’attività più coinvolgente e un ricordo indelebile, il senso etico della professione militare del terzo millennio”.

Andrea Margelletti, presidente del Cesi, che ha ricordato come ”il Made in Italy tanto apprezzato nel mondo non e’ fatto solo da auto di lusso e griffe, ma anche dal coraggio e dalla professionalita’ dei nostri militari. Donne e uomini -come i nostri due maro’ ancora inspiegabilmente trattenuti in India- che ci mostrano come la divisa non solo si indossa, ma si vive con orgoglio”. ”Tra i loro meriti – ha concluso l’esperto di geopolitica e strategie militari- lo straordinario sforzo culturale dei nostri militari, che hanno saputo rapportarsi alla popolazione e reinventarsi un approccio e un ruolo diverso a seconda degli obiettivi”.

”I nostri militari – ha concluso il sottosegretario Magri – sono persone che hanno l’onere e l’onore di testimoniare quotidianamente i valori italiani nelle missioni all’estero”. “A Bala Murghab, lo scorso ferragosto – ha proseguito Magri – il cappellano militare mi ha detto: guardi negli occhi i nostri soldati, non hanno paura, non sono tristi, sono consapevoli”.

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