Lo stile. Lezioncina ai giornalisti, con qualche perfidia

BATTUTE con sorriso appena accennato. Gessato grigio chiaro su camicia azzurrina. Serio senza esagerare. Eloquio lento. Toni bassi eppure discretamente polemici, con qualche punta di elegante perfidia. Certo, senza darlo a vedere. Magari facendolo solo intuire. Per certi versi (ma forse stiamo esagerando) scherzoso, specie nei confronti dei ‘giornalisti d’assalto’. Orgoglioso del suo Paese, in particolare rivolto alla Germania, proprio lui che spesso è stato definito «tedesco» nelle sue analisi di politica economica. Insomma, ieri è stata una buona occasione per disegnare con tratti più precisi il profilo del professore che, negli intendimenti dei più (almeno per ora), dovrebbe salvare l’Italia, e quindi l’Europa, dalla catastrofe.

AI GIORNALISTI: «Non di rado apprendo da voi cose che ho detto». Risate. E poi: «Vi sono grato, ma vi chiedo scusa per una cosa: ci vorrebbe un bollettino quotidiano per dare risposte o smentite a quello che leggiamo. Non mi dedicherò molto a questa attività. Non c’è tempo». Risate più sommesse. A chi gli fa presente che c’è qualcuno poco soddisfatto (eufemismo) per l’aumento delle tasse, replica: «Mi ponga la stessa domanda alla conferenza stampa dell’anno prossimo». Messaggio chiarissimo: non vi illudete, sono qui per durare.
E’ a questo punto che, volenti o nolenti, gli astanti si pongono il quesito: ma parla il presidente del Consiglio o il prof? Domanda oziosa e legittima al tempo stesso. A giudicare dai modi, dal modo di parlare, dal fatto di illustrare gli indirizzi di Governo in piedi, dalle ‘slide’ e dal tono, prevale la seconda ipotesi. Magari arricchita da un’immagine un po’ vecchiotta eppure sempre efficace: il professore è al capezzale del malato-Italia e cerca di capire dove intervenire. Del resto, a rafforzare l’idea del luminare-cattedratico (e nella speranza che siano giuste diagnosi e prognosi) contribuisce il linguaggio. Nessuna ‘convergenza parallela’, ‘intesa programmatica’, deciso rifiuto di parole come ‘rimpasto’, palese fastidio per le ‘fasi’, bandite ‘le sfide’ e via elencando. Piuttosto è un fiorire di benchmark, best practice, surfing. Long term, short term, stock, deliveries, minded, in house information eccetera. Per non parlare dell’orario: conferenza convocata a mezzogiorno? E a mezzogiorno il professore è lì. Qualcuno, povero ingenuo, si meraviglia. Ma di che? Monti ammette: il complimento più bello è arrivato dalla Sueddeutsche zeitung, mitico giornale tedesco, quando lo ha definito il «genero ideale».

PER NON PARLARE dell’eloquio. Sobrio, direte, perché ormai quest’aggettivo è, come dire, inflazionato. Tutto quello che fa Monti appare «sobrio». Chi lo ascolta e lo studia, invece, non ha dubbi: pacatamente elitario. Mai un congiuntivo fuori posto, mai un balbettìo, mai un che di nazional-popolare. Ecco, sì: un po’ british. Battuta: «Non abbiamo fatto insieme gli interventi su lavoro e pensioni anche perché, pur essendo una donna dinamica, la professoressa Fornero dispone di sole 24 ore al giorno».

Francesco Ghidetti, 30 dicembre 2011

Fonte: QN

 

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