Si chiama Megatron, o almeno così lo chiamano in codice, gli uomini dell’intelligence che danno la caccia ai leader talebani nell’ovest dell’Afghanistan dove sono schierati i militari italiani. Lui, dicono, è il più pericoloso. Spadroneggia nei distretti di Bakwa e del Gulistan, specie lungo la strada 522, diventata una vera e propria spina nel fianco per i soldati delle due task force che cercano di garantire la sicurezza dell’area.

“La 522 è impraticabile per circa 30-40 chilometri, nei pressi del villaggio di Detut”, spiega un ufficiale italiano. “Mancano le condizioni di sicurezza, ci sono agguati e imboscate e riteniamo che Megatron sia il principale responsabile di questo stato di cose”. Visto che “garantire la libertà di movimento di persone e cose” lungo l’Afghanistan è uno degli principali obiettivi della missione Isaf della Nato, i militari italiani hanno già avviato un’operazione per “riprendersi” quel pezzo di territorio, che andrà avanti per tutto dicembre. E forse oltre.

Dei “Top Four”, i quattro ‘insorti’ più ricercati nell’area dei militari italiani, Megatron è considerato il più importante e sfuggente. “Ma noi siamo fiduciosi” di prenderlo, dice l’ufficiale spiegando che dal 29 settembre, da quando cioè la Brigata “Sassari” ha assunto il comando nell’ovest con il generale Luciano Portolano, tre leader talebani sono stati catturati dalle forze di sicurezza afghane insieme ai soldati italiani.

“Fondamentale” perché‚ venga raggiunto l’obiettivo è la collaborazione della popolazione, che i militari cercano ogni giorno di conquistare contribuendo a garantire le condizioni di sicurezza e realizzando interventi umanitari: nel 2011 sono stati impegnati sei milioni di euro del ministero della Difesa in 79 progetti, soprattutto scuole, pozzi, strutture sanitarie. Questo lavoro, soprattutto nelle aree più remote che mai hanno visto prima un soldato straniero, sta producendo dei risultati: basti pensare che negli ultimi due mesi e mezzo proprio le segnalazioni dei cittadini hanno consentito di scoprire 15 arsenali e che il numero dei talebani che hanno deciso di abbandonare le armi nella regione ovest sono stati finora 1.417, il 42% di tutto l’Afghanistan.

Gli ultimi 300 hanno aderito al cosiddetto programma di ‘reintegrazione’ il 14 dicembre. Insomma, “i progressi rispetto agli anni passati si vedono”, come dice lo stesso ministro della Difesa Di Paola, in visita in Afghanistan. Ma, certo, molto resta ancora da fare.

Fonte: ANSA, 18 dicembre 2011

 

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