di Monia Savioli
Da un paio di anni il governo Karzai ha avviato un processo di riforma dell’attività giudiziaria. Una ventata di sviluppo che ha portato presso il Tribunale di Herat all’apertura di un nuovo ufficio dedicato alla valutazione delle violenze di genere inflitte a donne e minori guidato dall’unico procuratore donna della Regione, Maria Bashir.
Uffici analoghi sono sorti in altre città afghane, a Kabul, Mazar-el-Sharif, Jalalabad, Rasny. Non molti ancora se proporzionati alla vastità del territorio afghano ma sufficienti per innescare quella miccia che ha portato – ad esempio – al recente arrivo nella cittadina romagnola di Bagnacavallo(Ra) di due collaboratrici di Maria Bashir, Hadi Abubakr Laila Arab, medico e Ziauddin Mozhda Malikzada, avvocato.
Fino al 20 dicembre seguiranno le attività inserite nel progetto di formazione organizzato dalla Protezione Civile del territorio guidata dal Comandante Roberto Faccani in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna. Lo stesso che ha già portato mesi fa all’arrivo del direttore regionale della sanità di Herat unitamente ad un collega medico impegnati a recepire, nelle settimane di soggiorno, le peculiarità del sistema sanitario pubblico e privato locale e tradurle in possibilità di crescita per la realtà afgana.
Hadi Abubakr Laila Arab è stata scelta dalla università di Herat per apprendere le nozioni dei protocolli medico legali in uso nell’azienda sanitaria provinciale di Ravenna per delineare i casi di violenza sessuale o maltrattamenti a donne e bimbi, mentre Ziauddin Mozhda Malikzada, che fa parte dell’ ufficio legale della sezione speciale del tribunale di Herat che tratta i casi di violenza di genere e i crimini contro l’ infanzia, dovrà documentarsi sulle procedure processuali italiane in modo da identificare i meccanismi di presentazione delle prove durante i processi.
I fenomeni di violenza si verificano principalmente nei villaggi dove, spiega Ziauddin Mozhda Malikzada “si concentra il 60% circa dei pochi casi di prostituzione femminile alle quali le donne sono generalmente costrette per procurare denaro e droga”. Ed è sempre da quelle realtà sospese in una dimensione immersa nelle tradizioni del passato che si sviluppano altri fenomeni che identificano sempre nella donna la vittima prescelta. E’ il caso dei mariti che non onorano completamente il pagamento richiesto come da tradizione dalla famiglia della donna al momento del matrimonio.
“Versano una parte subito e poi dicono che pagheranno poco alla volta – continua Hadi Abubakr Laila Arab. “Poi, quando la loro sposa resta incinta, fuggono e la lasciano sola”. Stanno crescendo i casi di donne che raggiungono l’ospedale per partorire senza marito. “L’ospedale garantisce l’assistenza – spiega. “Dopo il parto restano ospiti per 5 o 6 giorni in base al loro stato di salute”. Nel frattempo procedono le indagini per verificare su chi dovrà gravare il reato, sul marito che è fuggito o su loro stesse, colpevoli di essersi offerte con ingenuità a chi le ha convinte con promesse non mantenute o di aver assecondato la bramosia di chi le ha costrette a vendersi.
Una dura realtà ancora, quella afghana, che non nasconde rischi anche per loro, medico e avvocato, strette nel loro chador e attente a chiedere come si sviluppano i rapporti personali e sentimentali fra uomini e donne in Italia e pronte a stupirsi e a sorridere alla notizia che qua si possono avere più fidanzati, più mariti e più divorzi.