Il 2012 e’ “un anno fondamentale per l’Afghanistan, l’anno della transizione in cui ben il 75% del territorio afghano e della popolazione andranno sotto la responsabilita’ delle forze di sicurezza, amministrative e politiche del Paese. Dopo tanti anni finalmente si intravede la fine del tunnel”.

A parlare all’Adnkronos e’ il generale di brigata Luigi Chiapperini, comandante del Regional Command West, l’area sotto il controllo italiano, che annuncia, inoltre, “un’importantissima operazione, battezzata ‘shrimp-net’, rete per gamberi”. Obiettivo: “colpire gli ‘insorti’ nelle aree a sud della nostra regione di competenza, cominciando a concentrare le forze della coalizione, in particolare quelle italiane, e passare le consegne di alcuni distretti alle forze afghane”.

E’ dunque un “bilancio positivo”, quello tracciato dal comandante della brigata Garibaldi, da aprile a capo delle forze Isaf dell’area ovest dell’Afghanistan. “Ormai i governatori locali -spiega – hanno la capacita’ di gestire le problematiche sia in termini di sicurezza, che di governance e di ricostruzione. Gli uomini di Isaf sono ancora presenti ma con una capacita’ di training e supporto alle forze locali che va man mano diminuendo”. Un dato su tutti: “nel 2005 le forze di sicurezza afghane si aggiravano su 30-40mila unita’, oggi sono 300mila, tutti addestrati da Esercito, Carabinieri e Guardia di Finanza, e in grado di pianificare e condurre operazioni sul terreno”.

“Il compito della Nato non e’ finito – aggiunge – la coalizione continuera’ infatti a supportare tutte le attivita’ di sicurezza, governance e ricostruzione , anche nelle aree piu’ remote e difficilmente raggiungibili. Per esempio, se prima la ricostruzione riguardava progetti mirati alle esigenze primarie della popolazione (dalle strutture sanitarie ai pozzi, alle scuole), oggi si pensa ad una pianificazione a medio termine che preveda la costruzione di strade, dighe e infrastrutture che potranno dare una spinta ulteriore per una stabilita’ piu’ duratura dell’Afghanistan”.

“Le aree piu’ problematiche – spiega ancora Chiapperini – sono a nord nella provincia di Badghis, in particolare nell’area di Bala Murghab, dove c’e’ una nostra task force, e a sud nelle zone di Farah, Bakwa e Gulistan, soprattutto per il contrabbando di oppio e armi. Il problema e’ essenzialmente di natura criminale che man mano e’ andato risolvendosi negli anni ma che ha ancora degli strascichi, con cellule operanti sul terreno e che le forze di sicurezza afghane riescono a contrastrare efficacemente, come dimostrato da recenti operazioni che hanno portato allo smantellamento di intere reti di insorgenza.

Le task force ancora operanti che man mano, entro il 2014, rientreranno in patria – aggiunge – continuano a supportare le forze afghane, soprattutto in settori in cui sono ancora carenti, come l’organizzazione logistica, la bonifica degli ordigni esplosivi improvvisati (Ied) e il settore aereo, carenze che in due anni dovranno essere colmate”.

Quanto al futuro del Paese, Chiapperini premette: “in nessuna nazione al mondo la sicurezza puo’ essere garantita al 100%, e sicuramente in un Paese come l’Afghanistan, che ha patito secoli di guerre, i problemi non si risolvono in un decennio”, ma “quel che e’ certo – spiega – e’ che in un’area grande quanto l’Italia settentrionale operano al momento 7mila uomini della coalizione, in maggior parte italiani, e ben 28mila delle forze di sicurezza afghane”.

Questo “da’ un’idea della capacita’ crescente delle forze locali, rispetto all’apporto sempre piu’ minimale di quelle internazionali”. In proposito, il generale ricorda che “gia’ a fine anno ci sara’ una certa riduzione del nostro contingente, che oggi conta circa 4mila uomini”.

Fonte: Adnkronos, 4 luglio 2012

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