Cosa possono imparare i giornali dal fallimento del Daily di Murdoch

Uno studio del Reuters Institute for the Study of Journalism pubblicato in questi giorni ha cercato di fotografare la realtà attuale dei consumatori di notizie in Europa e Stati Uniti. Lo scatto è venuto mosso, sebbene molto chiaro: i giovani (i lettori che dureranno più a lungo, si spera) tendono a usare Internet e i social media per cercare notizie, si aggiornano su smartphone e tablet, con i primi che sono diventati per un quarto dei lettori il mezzo principale per consultare news. I lettori più avanti con l’età, secondo la ricerca di Reuters, sono generalmente poco interessati a usare le nuove tecnologie per seguire quello che accade nel mondo, e preferiscono farlo con i mezzi tradizionali (giornali di carta e tv soprattutto). Abitudini e adattamento alle nuove piattaforme variano da paese a paese (negli Stati Uniti il passaggio al digitale è stato quasi indolore, più complicato invece in Germania, ad esempio), ma la tendenza individuata da Reuters sembra quella che vediamo tutti i giorni: attualmente viviamo in una terra di mezzo, nella quale i “vecchi” lettori non sono più sufficienti a coprire le spese di chi stampa riviste e quotidiani, ma i “nuovi” ancora non sono entrati a pieno regime, risultando ancora poco incisivi per chi vuole fare business unicamente sul digitale.
Resiste però la vecchia regola che ha fatto la fortuna del giornalismo: il contenuto è l’unico che alla lunga paga.

E’ infatti di ieri l’indiscrezione, apparsa sui siti americani, che il primo quotidiano nato e pubblicato unicamente per tablet, il murdochiano The Daily, sta per chiudere. Dopo diciotto mesi non indimenticabili e molti dollari di investimenti bruciati  (30 milioni per cominciare, più 500 mila alla settimana) fallirebbe così il primo esperimento di giornalismo pensato esclusivamente per nuove tecnologie. Un quotidiano inventato pensando (solo) al supporto sul quale sarebbe stato letto e non con l’idea di dare notizie, raccontare scoop e far circolare idee non poteva funzionare; sarebbe come progettare un’auto perché s’intona con il guardrail, o stampare un giornale perché è in tinta con i colori delle edicole. I lettori stanno cambiando, vero, si informeranno sempre di più su supporti digitali. Non basterà però avere un’applicazione cool per farsi leggere, bisognerà continuare a fare bene il vecchio lavoro di trovare fatti e raccontarli.

Fonte: Il Foglio, 13 luglio 2012

 

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