di Carmelo Abisso

La festa di corpo del 66° reggimento aeromobile “Trieste” si è celebrata il 26 aprile alla caserma “De Gennaro” di Forlì in occasione del 70° anniversario della battaglia di Takrouna e nel 151° della sua costituzione. Alla presenza delle autorità, il sindaco Roberto Balzani, il vescovo Lino Pizzi, il comandante militare regionale Esercito, generale di divisione Antonio De Vita, già comandante del 66°, il direttore marittimo dell’Emilia Romagna e comandante del porto di Ravenna, contrammiraglio Francesco Saverio Ferrara, si è schierato il reggimento in armi, con la bandiera di guerra, agli ordini del colonnello Francesco Randacio. Due corone d’alloro sono state deposte al monumento ai caduti – una del reggimento, l’altra dell’associazione fanti del 66° “Trieste” – mentre i rintocchi della campana del dovere hanno scandito i nomi dei 10 militari caduti dalla ricostituzione del 66° nel 1975, pronunciati uno per uno, mentre l’intero reggimento gridava “presente”.

L’INTERVENTO DEL COMANDANTE

“Questa mattina ho ricevuto gli auguri, che condivido con voi tutti, – ha detto il colonnello Randacio all’inizio del suo intervento – del generale Antonio Bettelli comandante della brigata aeromobile Friuli, già comandante del 66° reggimento, attualmente impegnato nell’operazione Leonte in Libano e quelli del colonnello Valter D’Agostino, comandante del distaccamento della brigata che oggi si trova a Grosseto per rendere onore allo stendardo del reggimento Savoia Cavalleria che rientra dalla missione libanese”. Gli eventi che commemoriamo oggi con questa semplice cerimonia e proseguiranno questa sera presso il salone comunale hanno visto protagonisti, tra il 19 ed il 22 aprile 1943, i fanti del 1° battaglione del 66° fanteria agli ordini dell’allora capitano Mario Leonida Politi, ufficiale più anziano in comando, che vennero posti a difesa del caposaldo di Takrouna. I 560 fanti chiusi a difesa, rinforzati da una compagnia di granatieri e paracadutisti, respinsero i ripetuti assalti ed opposero un estrema resistenza per più di 60 ore di continui combattimenti impedendo l’avanzata della 2^ divisione neozelandese forte di circa 10.000 uomini, fino alla mattina del 22 aprile quando il caposaldo cadde per mancanza di viveri e munizioni. In quei giorni il 66° diede prova di altissime virtù militari ed eroico valore tanto che la bandiera di guerra venne insignita della massima ricompensa, la medaglia d’oro al valor militare e Radio Londra non esitò successivamente ad affermare che a Takrouna combatterono i migliori soldati d’Italia. Il ricordo di quei tragici eventi ricorre puntuale ogni anno, non certo per soppesare i termini di un confronto militare, quanto piuttosto per consacrare ad imperituro ricordo i valori di abnegazione e di sacrificio a cui tutti noi, soldati di oggi, continuiamo a conformare la nostra preparazione. In questi giorni si stanno celebrando in diverse città della nostra regione gli anniversari della liberazione del 1945. Quel frangente vide soldati italiani, in alcuni casi gli stessi soldati della sfortunata campagna d’Africa, che contribuirono alla rinascita del valor di Patria annichilito dai controversi anni di dittatura e di guerra. I soldati che furono al fianco delle truppe germaniche in Africa nelle vicende di Takrouna si immolarono contro le medesime unità tedesche durante episodi conclusivi del conflitto bellico. Ciò che potrebbe apparire paradossale, e che ancora oggi è talora tema di accalorata discussione storica e politica, è invece per noi uomini e donne in armi un fermo ed intangibile esempio di come il soldato operi. Non per giudizio ideologico, non certo per odio nei riguardi della parte avversa, ma  solo per affermazione di virtù umane poste al servizio dello Stato che rappresenta. L’onore militare prevale sul confronto delle parti e accomuna in un unico lavacro chi sul campo è avversario. Questo è l’esempio di Takouna al cui ricordo ancora quest’anno rivolgiamo il nostro deferente omaggio di servitori dell’Italia.

LE RICOMPENSE

Al termine della cerimonia il comandante di reggimento ha consegnato due encomi solenni al capitano Alfredo Perna e al tenente Giuseppe Vasta, tributati dal comandante del Coi (Comando operativo di vertice interforze), generale di corpo d’armata Marco Bertolini, per l’operazione Isaf  in Afghanistan.

Encomio solenne al capitano Alfredo Perna, con la seguente motivazione:

“Comandante della compagnia “Alpha” della Task Force Centre inquadrata nel Regional Command West (RC-W) – Herat, nell’ambito della missione Isaf in Afghanistan, operava con eccezionale impegno e assoluta abnegazione, mettendo in luce in ogni circostanza eccellente preparazione professionale e notevole spirito di sacrifìcio. Generoso ed entusiasta, riusciva con straordinaria determinazione a infondere tali sentimenti nella propria compagnia che guidava soprattutto con il costante esempio. Durante tutta la missione si esponeva in prima persona a situazioni di alto rischio, dimostrando freddezza nelle valutazioni, sereno coraggio e profondo attaccamento ai propri uomini, tanto da essere costantemente impiegato nelle missioni più delicate, che assolveva sempre brillantemente. In particolare, pur operando in un diffìcile e pericoloso contesto, pianificava, organizzava e conduceva abilmente e in prima persona, due delicatissime operazioni, congiuntamente con le forze afghane, la prima denominata “Far east”, condotta nei distretti di Pashtun Zarghun, Obeh e Chest- e-Sherif e la seconda denominata “Upper hand” condotta nel distretto di Kushk, zone caratterizzate da forte presenza di insorti, nelle quali si distingueva per coraggio e innata capacità di comando, organizzando gli assetti dipendenti in modo da neutralizzare le varie minacce senza subire perdite. Tali altissime capacità gli consentivano di riscuotere il plauso dei comandanti delle altre unità impiegate nelle suddette operazioni e lo facevano emergere quale insostituibile elemento di riferimento di tutta la compagine operativa, là dove il pericolo era sicuramente maggiore. Fulgido esempio di coraggio, sprezzo del pericolo ed eccezionale abnegazione, che con il proprio pregevole operato contribuiva a elevare il prestigio delle Forze armate italiane e della Nazione in ambito internazionale”. Shindand (Afghanistan), settembre 2011 – marzo 2012

Encomio solenne al tenente Giuseppe Vasta, con la seguente motivazione:

“Ufficiale impiegato quale vice comandante della compagnia “Bravo” della Task Force Centre, inquadrata nel Regional Command West (RC-W) – Herat, nell’ambito della missione Isaf in Afghanistan, operava con assoluta abnegazione ed eccezionale impegno, distinguendosi per l’altissimo profilo umano e l’eccellente preparazione professionale mostrata nell’esecuzione delle molteplici attività di elevatissime complessità ed altissimo rischio. In particolare, quale comandante del Cop Montserrat presso il passo Sabzak, area caratterizzata da diffìcili condizioni ambientali e da un elevatissimo livello della minaccia, concepiva, organizzava e conduceva brillantemente in prima persona, senza subire perdite, i contrattacchi del suo reparto e quelli dell’Afghan National Army (ANA) distaccati presso la predetta località, per reagire ai numerosi attacchi perpetrati dalle forze ostili presenti nella zona, guidando in ogni circostanza gli uomini al suo comando con estremo coraggio, encomiabile spirito di sacrifìcio ed emergendo quale punto di riferimento ed esempio da seguire. Inoltre, nonostante un elevato livello di minaccia nella zona sotto il suo controllo, conduceva, con elevato spirito d’iniziativa, sia attività di supporto umanitario alle popolazioni locali, sia attività di controllo del territorio, favorendo l’individuazione della locale rete nemica, elevando il livello di sicurezza nel territorio e rinsaldando ancor più la fìtta rete di rapporti istituzionali instaurati con le Autorità locali. In tale quadro, oltre a rendere evidente una eccezionale capacità di interagire con le Forze armate di altre nazionalità, gestiva, con estrema disinvoltura ed efficacia, le molteplici situazioni ad alto rischio affrontate durante il perìodo di permanenza nel presidio avanzato, individuando per ognuna di esse la soluzione più efficace, contribuendo a consolidare la presenza discreta e molto apprezzata delle unità della Coalizione nell’area. Brillante figura di ufficiale, professionista d’indiscusso valore, integerrimo e animato da altissimo senso del dovere, coraggio e sprezzo del pericolo, che con il proprio straordinario operato contribuiva a elevare il prestigio delle Forze armate italiane e della Nazione in ambito internazionale”. Herat (Afghanistan), settembre 2011-marzo 2012

L’INCONTRO

Nel pomeriggio ha avuto luogo un incontro pubblico presso il salone comunale di Forlì per ricordare il 70° anniversario della battaglia di Takrouna (Africa settentrionale, aprile 1943). Dopo il saluto del colonnello Francesco Randacio, comandante di reggimento, che ha indicato gli eventi di rilievo della storia del 66°, dalla battaglia di Custoza nel 1866 fino all’operazione Isaf a Shindand in Afghanistan nel 2012, è intervenuto il sindaco Roberto Balzani.

“Perché ricordare Takrouna 70 anni dopo ? –  ha detto Balzani, professore ordinario di storia contemporanea  –  perché la guerra d’Africa non ha conosciuto la notorietà della campagna di Russia, anche se la vicenda ha acquisito una importanza straordinaria nello scacchiere. Con Guadalcanal e Stalingrado, la battaglia nel deserto egiziano di El Alamein, che si conclude nel novembre 1942, segna la svolta nella guerra tra l’Asse e gli Alleati. L’8^ armata di Montgomery ferma l’avanzata dell’Asse verso Il Cairo. Con operazione Torch, lo sbarco americano in Marocco del novembre 1942, Rommel prende coscienza che il destino dell’Africa settentrionale è segnato. Le divisioni corazzate Usa contano 300 carri contro i 100 delle tedesche. Passo Kasserine, il 23 febbraio 1943, sarà l’ultima battaglia vincente di Rommel che richiamato in Germania cede il comando al maresciallo Giovanni Messe. Il comandante italiano decide due linee difensive, prima su Maret, poi Enfidaville, di cui Takrouna sarà uno dei caposaldi fondamentali”.

Romano Rossi, presidente dell’associazione nazionale reduci della Friuli, ha descritto i dettagli della battaglia di Takrouna, combattuta dal 19 al 22 aprile 1943. La 1^ armata italiana è schierata sulla linea difensiva di Enfidaville, dove il 1° battaglione del 66° reggimento fanteria della 101^ divisione “Trieste” presidia il caposaldo di Takrouna che viene attaccato dalla 2^ divisione neozelandese. Alla fine della battaglia si conteranno 671 tra morti, feriti e dispersi, tra cui 77 soldati tedeschi. Nei combattimenti emerge la figura del capitano Gastone Giacomini, medaglia d’oro al valor militare, che si arruolerà nel gruppo di combattimento Friuli e due anni dopo, il 10 aprile 1945, combatterà valorosamente sul Senio, questa volta contro i tedeschi della 4^ divisione paracadutisti, sacrificando la vita nella battaglia di Riolo(Ra) e meritando la seconda medaglia d’oro al valor militare.

 

 

 

 

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