di Carmelo Abisso

Il 27 aprile alla caserma “De Gennaro” di Forlì si è celebrata la festa di corpo del 66° reggimento aeromobile “Trieste” in occasione del 69° anniversario della battaglia di Takrouna e nel 150° della sua costituzione. Alla presenza del comandante della brigata aeromobile “Friuli”, generale di brigata Antonio Bettelli e delle autorità cittadine al gran completo, con il sindaco Roberto Balzani, il prefetto Angelo Trovato, il vescovo Lino Pizzi e il presidente della provincia Massimo Bulbi, si è schierato il reggimento in armi, con la bandiera di guerra, agli ordini del colonnello Francesco Randacio.

I rintocchi della campana del dovere hanno scandito i nomi dei caduti, pronunciati uno per uno, mentre l’intero reggimento gridava “presente” e sulle note del silenzio una corona d’alloro è stata deposta al monumento ai caduti. Il comandante di reggimento, nel suo discorso, ha commemorato gli eventi del 1943, in Africa settentrionale, che hanno visto protagonista il 1° battaglione del 66° fanteria “Trieste” agli ordini del capitano Mario Leonida Politi, ufficiale più anziano in comando che venne posto a difesa del caposaldo di Takrouna, in Tunisia. I 560 fanti respinsero i ripetuti assalti della 2^ divisione neozelandese ed opposero un estrema resistenza per due lunghi giorni fino al 22 aprile quando il caposaldo cadde per mancanza di munizioni. Per l’eroica difesa dell’avamposto, alla bandiera di guerra del reggimento fu concessa la medaglia d’oro al valor militare. “La memoria storica di un popolo non si può e non si deve cancellare – ha detto il colonnello Randacio –  essa deve servire a noi stessi ed alle generazioni future quale monito ed insegnamento. Questo insegnamento di sacrificio, dedizione ed altruismo è stato recepito dai moderni fanti aeromobili del 66°, che hanno portato alto l’onore ed il nome del Trieste in numerose missioni in Italia e nel mondo”.

Dopo aver ricordato Francesco Currò, Francesco Paolo Messineo e Luca Valente, i tre militari del 66° caduti il 20 febbraio in Afghanistan nell’adempimento del dovere, il comandante di reggimento ha concluso con una citazione tratta dal libro “La Patria chiamò” scritto dal caporale Luca Barisonzi, 21 anni, ferito gravemente in Afghanistan il 18 gennaio 2011: “Non è chi critica a contare. Non è chi dice che chi agisce avrebbe potuto agire meglio…… Il credito va all’uomo che è davvero nell’arena, il cui viso è sfigurato dalla polvere, dal sudore e dal sangue. A colui che se vince sperimenta il trionfo dell’alto raggiungimento e, se fallisce, fallisce almeno osando grandemente, in modo che la sua anima non sarà mai tra quelle fredde e timide che non conoscono vittoria ne sconfitta”.

Il generale Bettelli, comandante della brigata, è intervenuto ricordando che la festa di corpo del reggimento cade a pochi giorni dal rientro dell’unità dall’Afghanistan dove, in sei mesi di duro lavoro, segnati tragicamente dalla scomparsa dei tre militari, il sessantaseiesimo non ha mancato di assolvere, come sempre, il proprio dovere. L’importanza dell’avvenimento odierno è accresciuta dalla presenza dei reduci del gruppo di combattimento Friuli, testimoni spirituali dell’onore e delle virtù militari che sostennero, sessantasette anni or sono, in uno dei frangenti più dolorosi della storia del nostro paese, il percorso di dignità del rinato Esercito italiano. “Questi uomini guardano a voi, soldati in armi della Friuli, con occhi colmi d’ammirazione – ha detto il generale Bettelli – così come un padre guarda a un figlio che abbia saputo farsi onore. Al loro sguardo si unisce l’abbraccio fraterno della cittadinanza di Forlì che non ha esitato, ancora una volta, a stringersi attorno ai suoi soldati”. “La presenza odierna tra noi della signora Dina Politi e di sua figlia Simonetta, nel ricordo ancor più vivo del generale Mario Leonida Politi, eroe di Takrouna, pone l’accento sulla straordinarietà di questa giornata…Soldati aeromobili, vi esorto a sostenere – ha concluso il comandante della brigata –  con l’umile esercizio del vostro supremo dovere e nel rispettoso ricordo dei commilitoni caduti, il modello di virtù che ci è stato tramandato dai nostri predecessori, tanto i fanti del generale Politi quanto i soldati del gruppo di combattimento Friuli, che furono uniti, sui fronti rovesciati dall’epilogo di quella tragica epopea, dalla necessità di combattere senza mai dover odiare”.

Al termine della cerimonia tre eventi hanno impreziosito la festa di corpo rendendola memorabile. Il colonnello Randacio ha riconsegnato la bandiera dell’Associazione nazionale reduci della Friuli, portata al seguito del reggimento in Afghanistan, al presidente del sodalizio Romano Rossi accompagnato da Ivano Cardinali, veterano del gruppo di combattimento “Friuli”. Il sindaco di Forlì Roberto Balzani ha fatto dono al reggimento, già insignito della cittadinanza onoraria, di una medaglia con la riproduzione dell’antico sigillo di Caterina Sforza, simbolo e testimonianza del forte legame fra la città e il reggimento Trieste. “Forlì vi vuole bene – ha detto Balzani – la nostra città sarà sempre con voi, siamo orgogliosi”. E’ stata intitolata la palazzina comando della caserma “De Gennaro” alla memoria del generale di corpo d’armata Mario Leonida Politi. La moglie Dina ha scoperto la targa che ricorda l’eroe di Takrouna, tre medaglie d’argento al valor militare, scomparso il 7 agosto 2008.

 

 

 

 

 

 

 

 

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