Perseguire una reale fratellanza attraverso il dialogo e la fiducia reciproca che aiutino a superare le paure verso il prossimo, facendo sì che la religione abbia quel ruolo vero di fabbrica della pace perpetua che è profondamente inscritto nel cuore di ogni uomo.
Questi i temi emersi al termine dell’incontro interreligioso dal titolo “Un cammino comune verso la pace perpetua”, organizzato nella base “Millevoi” di Shama dal generale di brigata Andrea Di Stasio, comandante del contingente italiano in Libano, attualmente su base Brigata Sassari, che ha visto riuniti attorno a un tavolo i rappresentanti delle principali religioni monoteiste presenti nel Sud del paese e la partecipazione straordinaria del capo missione e comandante di UNIFIL, generale di divisione Stefano Del Col.
I lavori sono stati aperti dal generale Di Stasio il quale ha sottolineato l’importanza dell’operato dei peacekeepers nel variegato mosaico culturale del Libano del Sud, dove diverse comunità religiose vivono in straordinaria armonia, “grazie anche al comune e forte desiderio di confronto e di apertura”.
“Poiché nel futuro ci saranno società multietniche, multiculturali e multireligiose”, ha proseguito Di Stasio, “occorrerà gettare ponti di dialogo per abbattere il muro delle differenze e riconoscere che la diversità non è una minaccia, bensì una ricchezza”.
Parole condivise da tutte le autorità religiose, che nei loro interventi hanno avuto parole di apprezzamento e gratitudine nei confronti dei Caschi blu italiani, “testimoni quotidiani del rispetto nei confronti di una differente cultura e tradizione”, per il contributo fornito al mantenimento della stabilità e della sicurezza nel Sud del Libano,“una terra in cui la convivenza è un valore irrinunciabile”.
A chiudere i lavori è stato il generale Del Col. Il capo missione e comandante di Unifil ha ringraziato il comandante del contingente italiano per l’iniziativa, “frutto di una consolidata tradizione, divenuta negli anni un punto di riferimento e occasione di approfondimento sui nuovi orizzonti della comunità interreligiosa libanese, nella quale i “Caschi Blu” rivestono il ruolo conciliante di interpreti imparziali”.
Il recente annuncio dell’inizio della negoziazione per la definizione dei confini tra Libano e Israele”, ha concluso Del Col, “va nella direzione di rendere sempre più stabile l’aera nello spirito della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.
Nel corso dell’incontro, i leader religiosi delle comunità cristiane e islamiche hanno rinnovato l’impegno comune affinché’ in questo momento storico, al di là del credo religioso di ciascuno, si possa promuovere rispetto reciproco e amicizia fraterna, rafforzando il bene supremo della pace attraverso un cammino di vita leale e sincero.
All’incontro, svoltosi nel rispetto delle misure anti Covid ed in linea con i principi ispiratori fissati in occasione del primo forum interconfessionale promosso dai caschi blu italiani nel 2012, hanno partecipato il nunzio apostolico in Libano, monsignor Joseph Spiteri, l’arcivescovo maronita di Tiro, monsignor Chucrallah-Nabil El-Hage, l’arcivescovo greco-melchita di Tiro, monsignor Michel Abrass, l’arcivescovo greco-ortodosso di Tiro, Sidone e Marjayoun, Elias Kfoury, il mufti sciita di Tiro Hassan Abdullah, il mufti sunnita di Tiro Medrar Al Habbal.
“La pace, essendo un dono divino molto prezioso, dobbiamo custodirlo tutti con grande cura. La pace però, è anche opera delle nostre mani ed è per questo che possiamo parlare di un’opera divina e umana allo stesso tempo”. È quanto scrive il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, in un messaggio inviato a sorpresa ai partecipanti all’incontro interconfessionale. “Voi conoscete i pericoli che minacciano la pace a livello mondiale, regionale, come pure nel vostro caro Libano”, scrive il porporato nel messaggio, letto dal nunzio apostolico in Libano, monsignor Joseph Spiteri, durante i lavori. “Per promuovere e custodire la pace qui e nel mondo intero” – si legge ancora nel messaggio – “impegniamoci davanti a Dio e davanti ai nostri fratelli e sorelle a rispettarli, apprezzarli e ad amarci a vicenda, a prescindere dall’appartenenza religiosa, confessionale, politica e partitica”.