Come approfittare del crollo dei giornali di carta e del successo della rete

Chi la dava per spacciata, tramortita da Twitter-che-vince-le-elezioni-e-fa-le-rivoluzioni, dovrà tenersela ancora per un po’. Secondo l’ultimo rapporto del Censis/Ucsi, uscito ieri, su “I media personali nell’era digitale”, la televisione è ancora il medium preferito dagli italiani, con percentuali bulgare di utilizzo del mezzo (97,4 per cento). Seguono radio, quotidiani e siti web. Come sempre però i numeri da soli dicono poco, e un’analisi più approfondita dei risultati pubblicati dall’istituto di ricerca svela un’amara verità: se più o meno i media tradizionali reggono (la radio addirittura aumenta il suo pubblico), la carta stampata arranca.

Meno del 50 per cento degli italiani acquista un quotidiano in edicola, con un calo complessivo di lettori di quasi il 20 per cento negli ultimi quattro anni. Lettori che non per forza vanno sul sito internet del giornale che hanno smesso di sfogliare, se è vero che le testate giornalistiche on line sono cresciute negli ultimi due anni solo dello 0,5 per cento. Per abusare di un doppio luogo comune, Internet non solo è il futuro, ma anche il presente. Già e non ancora, per dirla in modo alto. Negli ultimi anni si è superata la soglia del 50 per cento della popolazione che ha accesso alla rete, e sempre più persone usano il Web per informarsi (a discapito della carta, non di radio e tv). Spesso si dimentica però che se non ci fossero notizie, opinioni e fatti scritti dai giornali, navigare su Internet sarebbe come andare al luna park quando piove: tante cose divertenti ma in fondo inutili.

Curiosità: i telegiornali sono ancora considerati fonti tra le più affidabili (ma al contempo la televisione, assieme alla carta stampata, è percepita come un medium poco credibile), e nelle preferenze degli italiani prima di Google viene addirittura il Televideo. Sintomo, quest’ultimo, di un’altra verità che emerge dal rapporto: l’Italia è spaccata in due, giovani e istruiti da una parte, anziani e poco istruiti dall’altra. I primi sono quelli che navigano con più facilità sul Web, sono almeno su un social network (e lo considerano “strumento di democrazia”), e non leggono un giornale nemmeno della free press.

Suona sempre più obsoleta la distinzione, per la stessa testata, tra on line e cartaceo, anche se nelle redazioni italiane è ancora sentita con forza (l’inglese Guardian ha cominciato a pensare le notizie prima per il Web e poi per l’edicola, quando succederà da noi?). Leggendo il rapporto del Censis si può dedurre che l’informazione di qualità giocherà un ruolo decisivo: in un mondo sempre connesso vincerà chi offre notizie, opinioni e spunti originali in modo veloce e non confuso; la stessa percentuale di gente che ritiene Internet strumento di libertà di espressione (83 per cento) lo considera anche un luogo pieno di spazzatura: selezionare il meglio e offrirlo ai lettori in modo nuovo e semplice può essere una strada. Senza temere di far pagare i contenuti: già oggi più del 25 per cento degli italiani lo farebbe.

Piero Vietti, 14 luglio 2011

Fonte: Il Foglio

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here