L’adeguamento alla riforma va fatto entro il 13 agosto, ma una norma mette a rischio l’esistenza dell’albo dei pubblicisti cui sono iscritti 80mila cronisti. Roberto Natale (Fnsi): “Certe disposizioni sono state pensate per professioni ben diverse”

La riforma degli ordini professionali, confermata dalla manovra “Salva Italia”, sta destando numerose preoccupazioni all’interno dell’Ordine dei Giornalisti: la distinzione tra professionisti e pubblicisti potrebbe venire meno, a discapito di questi ultimi. L’iscrizione a qualsiasi albo sarebbe vincolata necessariamente al superamento dell’esame di Stato, in linea con quanto disposto dall’articolo 33 della Costituzione.

Il problema sorge in quanto i giornalisti pubblicisti non sono mai stati assoggettati a questa condizione: a questa categoria è infatti riservata, attraverso un albo apposito, la possibilità di svolgere attività giornalistica in concomitanza con un’altra professione, nel rispetto dei principi deontologici. Il tam tam sul web ha portato a numerose ipotesi di conseguenze legate alla riforma: alcuni inneggiano allo scioglimento dell’ordine, altri temono la cancellazione dell’albo dei pubblicisti, che penalizzerebbe più di ottantamila persone.

Il decreto Monti (convertito in legge 214/2011) dispone l’adeguamento di tutti gli ordini professionali entro il 13 agosto 2012.

“Questione incerta ma risolvibile”. Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, ha invitato a evitare inutili allarmismi. In un comunicato diffuso sul sito dell’Ordine afferma che, al contrario delle voci che circolano su internet, lo scioglimento dell’Ordine è fuori discussione e che, soprattutto, la questione dell’albo dei pubblicisti può essere risolta analizzando con più attenzione l’art. 3 della legge 148/2011 approvata dal governo Berlusconi ed al successivo art.10 della legge di stabilità 2012.

“La legge in vigore – spiega Iacopino – prevede l’abrogazione delle norme esistenti solo nelle parti che sono in conflitto con le lettere da a) a g) dell’articolo 3 comma 5. Il primo capoverso del comma 5, dunque, non è richiamato: era questo che faceva riferimento all’esame di Stato ed è questo che aveva indotto i colleghi pubblicisti a una ribellione sacrosanta, che ho cercato di rappresentare al presidente Monti, pubblicamente nel corso della conferenza stampa e, sia pur brevemente, in privato. Sia chiaro – ha aggiunto Iacopino – , non so come finirà. So che non accetterò la mortificazione di questa professione con la penalizzazione dei colleghi pubblicisti”. Iacopino ricorda infine che l’Ordine già da tempo ha avviato un percorso di allineamento con i principi di riforma.

“Un’opportunità da cogliere”. Anche la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) getta acqua sul fuoco: “Coloro che svolgono attività giornalistica non devono avere nulla da temere – dice il presidente Roberto Natale – , tanto più quei pubblicisti che vivono o sopravvivono della professione, nella situazione di precarietà in cui spesso si trovano. Il sindacato si batterà affinché i giornalisti pubblicisti possano continuare a svolgere tranquillamente il proprio lavoro”. Natale si dice convinto che la spinta di legge all’adeguamento degli ordini sia “un’opportunità piuttosto che una minaccia”: “Da anni – dice il presidente – la Fnsi richiede una riforma radicale dell’ordine che punti su una qualifica ulteriore dell’accesso alla professione e sulla deontologia. Porteremo sul tavolo di lavoro questa esigenza di rinnovamento”. Fnsi e Ordine cercheranno insieme di dimostrare la particolarità della situazione dei giornalisti, soprattutto tenendo conto dell’elaborazione generica dell’articolo di riforma, che è stato pensato evidentemente per altre categorie professionali.

Cosa cambierà. Gli Ordini professionali dovranno adeguare i propri statuti ai principi previsti dal comma 5 dell’art.3. La riforma prevede la liberalizzazione dell’accesso alla professione; il professionista è obbligato a seguire percorsi di formazione continua e permanente ed è tenuto a fare un tirocinio equamente retribuito per un periodo non superiore ai 18 mesi prima di sostenere l’esame di stato. Il compenso del professionista deve essere pattuito per iscritto in relazione alla complessità del lavoro ed è necessaria la stipula di un’assicurazione a tutela dei clienti. È prevista inoltre l’istituzione di organi a livello territoriale con funzione di istruzione e decisione delle questioni disciplinari, nonché di un organo nazionale di disciplina (fatte salve le professioni sanitarie). Infine, viene liberalizzata la pubblicità informativa circa l’attività professionale, le specializzazioni e i titoli conseguiti del singolo professionista, che è ovviamente tenuto a fornire informazioni trasparenti, veritiere e corrette.

Vanessa Cappella, 31 dicembre 2011

Fonte: repubblica.it

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