di Errico De Gaetano

L’8 aprile, giorno della Santa Pasqua, è scomparso il colonnello Licio Salvagno, classe 1920, uno degli ultimi eroi della Guerra di Liberazione.

Dopo aver frequentato l’85° corso dell’Accademia militare di Modena con pregevoli risultati, Licio Salvagno fu sorpreso dall’improvviso armistizio dell’8 settembre 1943, mentre, sottotenente fresco di nomina completava la propria formazione professionale presso la Scuola di fanteria di Parma. Catturato dalle SS germaniche come la maggior parte dei propri colleghi, riuscì a sottrarsi alla prigionia e a raggiungere Roma dopo una rocambolesca fuga attraverso l’Italia occupata, nell’intento di ricongiungersi con le truppe del Regio Esercito che si andavano riorganizzando in Meridione.

L’esemplare dedizione di Licio Salvagno fu premiata con la liberazione di Roma, allorché, dopo una lunga clandestinità nel corso della quale dovette persino celarsi agli avversari indossando gli abiti talari, riuscì finalmente a presentarsi alle legittime autorità militari italiane per essere quindi assegnato al costituendo Gruppo di combattimento “Friuli”. Dopo un periodo di intenso addestramento nei pressi di Benevento e quindi di Radda in Chianti(SI), il Gruppo di combattimento “Friuli” viene schierato, nel febbraio 1945, sulla linea del Senio, di fronte all’agguerrita 4^ divisione paracadutisti tedesca. Salvagno, al comando di un plotone dell’88° reggimento fanteria, partecipa agli aspri combattimenti per la riconquista di quota 92 e quindi alla operazione “Pasqua” nell’ambito della grande offensiva alleata per la liberazione dell’Italia settentrionale.

Il 10 aprile 1945, la “Friuli” scattava all’assalto delle munite difese tedesche oltre il fiume Senio, ingaggiando uno dei più duri combattimenti della campagna d’Italia. Nonostante l’imminente fine delle ostilità, i “friulini”, si impegnano a fondo, subendo sensibili perdite ad opera dei campi minati e delle fortificazioni avversarie. In tale frangente, il sottotenente Salvagno riceve l’ordine di condurre un ulteriore assalto contro il caposaldo tedesco di casa Guarè che situato in posizione particolarmente vantaggiosa aveva respinto tutti gli attacchi lanciati nella drammatica mattina del 10 aprile. Dopo aver doverosamente rappresentato le insormontabili difficoltà nell’eseguire la missione assegnata, Salvagno rinforzato il suo plotone con i superstiti dei precedenti attacchi a adottato tutti i possibili provvedimenti per ridurre l’esposizione al rischio dei suoi soldati, lanciava “l’ultimo assalto” contro l’inespugnabile posizione nemica.

Come recita la motivazione della medaglia d’argento al valor militare concessagli per l’eroismo dimostrato in tale azione: “In testa al suo plotone tentava più volte la riconquista di una munitissima posizione nemica. Allorché la violenta reazione del tiro di mortai e di armi automatiche, provocando rilevanti perdite nel suo reparto minacciava di arrestare l’azione, scattava in piedi e da solo si slanciava contro l’obiettivo trascinando i superstiti entusiasmati dal suo valore e dal suo ardimento. Gravemente ferito, incitava i suoi uomini a proseguire nell’azione per l’onore del proprio reggimento. Già distintosi in precedenti azioni per calma, serenità e sprezzo del pericolo”(casa Guaré, zona di operazioni torrente Senio,10 aprile 1945).

Abbandonata la carriera delle armi subito dopo la conclusione delle ostilità, Licio Salvagno ha esercitato la professione di imprenditore in Venezia, sua città natale, ricoprendo anche importanti incarichi politici e sociali (tra cui quello di presidente nazionale dell’Associazione Lagunari Truppe Anfibie, peraltro da lui fondata) e portando sempre nel cuore l’esperienza della Guerra di Liberazione, condivisa ogni anno con i soldati della “Friuli” e condensata con poetica maestria nella sua opera 1943-1944-1945, Tre anni della mia vita nella tragedia italiana, a beneficio dei posteri.

Secondo la sfuggente legge di natura che restituisce a ciascuno ciò che ha dato, il colonnello del ruolo d’onore Licio Salvagno, al pari di tanti altri eroi di guerra, è stato ricompensato dei sacrifici offerti alla collettività con una vita piena di successi e con una vigoria fisica assolutamente straordinaria.

Lo stesso destino ha voluto omaggiare Salvagno ponendo fine alla la sua lunga permanenza terrena nel giorno della Resurrezione che diede il nome all’operazione di guerra che 67 anni or sono segnò la sua vita.

E quest’anno, dopo aver accompagnato i soldati del nuovo Esercito italiano nel ripercorrere l’epopea del Senio per numerosi decenni, il colonnello Salvagno parteciperà alle commemorazione della liberazione di Riolo Terme ritornando in cielo alla testa dei suoi valorosi compagni d’arme del Gruppo di combattimento “Friuli” che ogni aprile si radunano ancora una volta tra il colle di Zattaglia e le rive del Senio.

 

 

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