24 giugno 2013. E’ di 16 soldati uccisi il bilancio degli scontri a Sidone, nel sud del Libano, tra l’esercito e i seguaci dello sceicco salafita Ahmad al-Assir, un religioso sunnita ostile alle milizie sciite filo-siriane di Hezbollah.

 

Il gabinetto di sicurezza, riunitosi d’emergenza, ha promesso che le forze armate combatteranno fino alla fine lo sceicco salafita, destinatario di un mandato d’arresto spiccato contro di lui da un giudice militare.

Le violenze sono scoppiate domenica, quando i sostenitori di Assir hanno aperto il fuoco contro un checkpoint dell’esercito in risposta all’arresto di un loro compagno, e sono peggiorate lunedi’. Il bilancio e’ di almeno 16 soldati morti e oltre 35 feriti, per la maggior parte civili. Una fonte vicina al religioso sunnita ha parlato di almeno cinque morti tra i suoi seguaci, mentre fonti della sicurezza riferiscono di oltre 20 vittime.

Testimoni hanno riferito di pesanti combattimenti, con lancio di colpi di mortaio e razzi nel quartiere di Abra, nella zona orientale della citta’ costiera. “Gli scontri sono molto violenti, possiamo sentire un intenso lancio di razzi e scambi di colpi d’arma da fuoco ogni pochi minuti”, ha dichiarato un residente. Secondo una fonte della sicurezza libanese, a fianco dei sostenitori di Assir si sono schierati anche i due gruppi islamisti Jund al-Sham e Fatah al-Islam che hanno sparato contro i soldati ai bordi del campo di rifugiati palestinesi Ain al-Helweh.

Il fratello dello sceicco salafita, Amjad al-Assir, ha fatto sapere che il religioso sunnita si trova insieme ai suoi sostenitori nella moschea di Bilal Bin Rabah e vi restera’ “fino all’ultima goccia di sangue”. “E’ stata presa la decisione di eliminarci, ma finora resistiamo”, ha aggiunto, riferendosi all’annuncio dell’esercito, che ha promesso di “continuare le operazioni militari fino a quando la sicurezza non sara’ completamente restaurata in citta’”.

Le autorita’ hanno quindi invitato i seguaci armati dello sceicco ad “abbandonare le armi e arrendersi immediatamente”. Assir, praticamente sconosciuto prima dell’inizio della crisi siriana, ha accusato Beirut di sostenere il movimento sciita di Hezbollah, apertamente schierato con il presidente siriano Bashar al-Assad, e di chiudere un occhio sul trasferimento di armi e uomini a sostegno del regime di Damasco.

Da qui, l’appello ai suoi seguaci di recarsi in Siria a combattere al fianco dei ribelli. Gia’ la settimana scorsa si erano registrati scontri a Sidone tra i suoi sostenitori e militanti di Hezbollah, suscitando l’atterrita reazione degli abitanti del quartiere di Abra e l’intervento della magistratura che ha spiccato un mandato di arresto contro di lui e 123 dei suoi seguaci.

Assir si e’ difeso in un video diffuso domenica nel quale ha accusato l’esercito libanese di averlo attaccato, invitando manifestanti a scendere in piazza a protestare. Un appello raccolto anche a Tripoli, epicentro di frequenti scontri tra il fronte pro-Assad e sostenitori dei ribelli siriani.

Fonte: AGI

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