Troppo libri e troppo cinema. Riportateli nell’ombra, per favore

Sui forum di al Qaida già cominciano le minacce di morte contro Matt Bissonnette, il soldato dei Navy Seal che ha partecipato al raid contro Osama bin Laden e l’ha raccontato in un libro in uscita, “No easy day” – non c’è un giorno facile, titolo ispirato al motto della base d’addestramento dei superuomini americani: “The only easy day was yesterday”. Bissonnette ha pubblicato con uno pseudonimo, ma la copertura della sua identità è durata pochi giorni (povero ingenuo, fidarsi dell’ambiente editoriale) e ora che non è nemmeno più in servizio dovrà far perdere le sue tracce. Ieri l’ammiraglio che comanda le forze speciali americane, William McRaven, ha ordinato con una circolare di fermare le fughe di notizie continue sulle operazioni militari; ma anche la circolare è finita subito in mano all’Associated Press, che l’ha pubblicata.

E’ difficile resistere alla tentazione, per l’élite guerriera, che supera selezioni difficilissime e affronta missioni rischiose in ogni angolo del pianeta, di lisciarsi i boccoli in pubblico. E’ la stessa vanità bellica che sta tramutando i normali poliziotti americani in guerriglieri urbani con caschetti, ginocchiere di pelle e mezzi guanti da eroe del cinema. Il tutto è avallato dagli alti comandi militari, a cui forse non pare vero, una volta tanto, di esercitare un minimo di fascino sul pubblico: vedi il film “Act of valor”, uscito quest’anno, girato con veri incursori prestati al grande schermo e l’arrivo di “Zero Dark Thirty”, il nuovo film d’azione di Kathryn Bigelow sulla missione contro Bin Laden. L’Amministrazione Obama avrebbe concesso alla regista premio Oscar per un altro film di guerra (il crudo “The Hurt Locker”) molte più informazioni del dovuto, tanto che l’uscita è stata rimandata a dopo le elezioni, per scansare l’accusa di essere un gigantesco spot per la Casa Bianca. “Un giorno vi pentirete di queste cazzate”, ha gridato l’anno scorso un generale in congedo contro McRaven, interrompedolo durante un pavoneggiamento davanti a una platea di giornalisti. Davvero hanno bisogno che qualcuno ricordi loro che la massima fighezza sta nel colpire il nemico nel silenzio e nel mistero più assoluti? L’ombra, l’incertezza, la punizione mortale. Chi deve capire, di solito, capisce.

Fonte: Il Foglio, 25 agosto 2012

 

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