Un atto di citazione che potrebbe costare 25 milioni di euro pende sul capo di Milena Gabanelli: a mettere sotto accusa la giornalista e conduttrice di ‘Report‘, in un documento che conta 145 pagine, è il colosso petrolifero Eni, secondo cui un’inchiesta trasmessa nel corso del programma di Rai3 avrebbe gravemente danneggiato l’immagine dell’azienda.

Il servizio della discordia, dal titolo ‘Ritardi con Eni‘, è stato realizzato da Paolo Mondani e trasmesso nel dicembre del 2012: nel filmato, Mondani mette in luce alcuni punti oscuri nella gestione degli affari internazionali della compagnia, dai contratti con il Kazakistan a quelli con la Russia, passando anche per lo stipendio dell’amministratore delegato Paolo Scaroni e per la questione ambientale. Un’inchiesta scottante, che la Gabanelli difende dalle pagine del Corriere della Sera: “Come giornalista non invoco nessuna immunità, e se sbaglio voglio essere giustamente punita – ha dichiarato la giornalista – Nel caso specifico il giudice valuterà, per quel che ci riguarda risponderemo punto per punto e poi chiederemo a nostra volta i danni poiché riteniamo che sia la classica lite temeraria. Per quale motivo non ci possiamo chiedere perché paghiamo il gas così caro? O se esistono criticità ambientali?”.

Nell’atto di citazione, che la Gabanelli ha mostrato al giornalista del Corriere, il gruppo Eni “contesta tutto, a partire dal titolo”, e accusa ‘Report’ di avere sferrato “un incredibile attacco alla compagnia“, proseguito, sempre stando a ciò che compare sui documenti depositati in tribunale, “con la dottoressa Gabanelli ancora protagonista per avere dichiarato nel corso di un’intervista che ‘l’inchiesta più difficile è stata quella su Eni, perché nessun diretto interessato ha voluto parlare con noi e perché, per una settimana, ho ricevuto quotidianamente lettere minatorie'”.

Una situazione delicata, soprattutto alla luce della polemica esplosa nel 2011, quando sembrava che la Rai non volesse offrire alla Gabanelli e al suo programma copertura legale, richiesta proprio a causa dei delicati temi trattati nelle puntate. L’allora direttore generale Lorenza Lei aveva alla fine accettato di tutelare la conduttrice, eccetto in casi di “accertata malafede o colpa grave”.

Nonostante il via libera a ‘Report’, la questione della responsabilità civile dei dipendenti Rai, e dei giornalisti più in generale, è rimasta comunque nebulosa, un problema che la Gabanelli ha sollevato anche nel corso dell’intervista al Corriere: “Il diritto anglosassone prevede che chi porta un giornalista in tribunale senza motivo rischia di pagare un multiplo di quanto chiede – ha spiegato – Questo perché intimorisce il giornalista e quindi lede il principio supremo della libertà di informazione. Se Eni rischiasse di pagare 50 milioni, forse ci penserebbe bene prima di mettere in moto una causa del genere”. Al momento Viale Mazzini non è ancora intervenuta sulla questione. Di una cosa, però, la Gabanelli sembra certa: rispondere “al fuoco” di Eni, “tutelando il diritto di fare inchieste in un paese civile“.

Redazione

 

 

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