di Carmelo Abisso

L’alzabandiera ha dato il via alla cerimonia di scoprimento del monumento dedicato ai caduti italiani nelle missioni all’estero presso la casa degli alpini di via di Mezzo a Vignola(MO). Alla cerimonia, che ha avuto luogo sabato 12 novembre e che ha visto la partecipazione del sindaco di Vignola Daria Denti e del vicesindaco Mauro Montanari, oltre che di un nutrito gruppo di autorità civili e militari, era presente il principe Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia e nipote dell’ultimo sovrano d’Italia Umberto II.

L’occasione era data dall’ottavo anniversario della strage di Nassiriya, dove persero la vita diciannove italiani, dei quali diciassette facevano parte delle Forze armate(5 esercito e 12 carabinieri) impegnate nella missione italiana in Iraq. Il sindaco Daria Denti ha ricordato come, anche in un periodo complesso come l’attuale fase istituzionale, l’Italia conserva tuttora un ruolo centrale nella comunità internazionale anche in virtù del credito conquistato con la partecipazione a diverse missioni internazionali. La posa del monumento è stata possibile grazie al sostegno dell’Associazione Internazionale Regina Elena, del Lions Club e del Rotary Club, oltre che della sezione vignolese dell’associazione alpini.

Il pomeriggio è proseguito in Rocca, presso la sala dei Contrari, con la tavola rotonda “Missioni militari italiane all’estero” alla quale hanno preso parte giornalisti e ufficiali per raccontare lo straordinario impegno dei soldati italiani. Il convegno è stato introdotto da Giuseppe Masellis, presidente del Rotary club Vignola – Castelfranco –  Bazzano e moderato da Alessandro Stradi, presidente del Lions club Vignola castelli medioevali.

Il giornalista Maurizio Piccirilli, capo servizio esteri del “Tempo”, nel suo intervento “Dal Libano 1982 all’Afghanistan 2011: le impressioni di un fotoreporter”, ha voluto ricordare oltre i caduti, anche i feriti, centinaia di ragazzi che portano sul loro corpo le ferite di queste missioni. Nella sua esperienza diretta sul campo, dal Libano nel ’82, con i soldati di leva, poi la Somalia, il Kurdistan, l’Iraq e l’Afghanistan, ha raccontato la capacità degli italiani: “I nostri soldati partono per le missioni con la consapevolezza di svolgere un dovere, un impegno fino in fondo, di farlo comunque ad ogni costo”.

“La nuova prospettiva del diritto dei conflitti armati” è stato il tema trattato dal colonnello Giovanni Vultaggio, del comando Truppe Alpine. Dopo aver ricordato gli aspetti salienti di un conflitto, dove il diritto regola l’uso della forza per garantire la stabilizzazione e poi l’assistenza umanitaria, ha indicato il nuovo ruolo delle forze militari. Si è passati da un ambiente nemico-amico ad un ambiente ibrido, dove la funzione del soldato è cambiata, deve essere sempre più qualificata e professionale.

Carlo Francesco Tombolini, avvocato, con “L’esperienza di un ufficiale modenese della riserva selezionata: otto anni di missioni in Kosovo, Iraq e Afghanistan”, ha raccontato i suoi trascorsi di Legad – Legal advisor – dei comandanti di contingente militare. “Le regole di ingaggio, noi le conosciamo, i nostri avversari no, o meglio, le conoscono quando devono metterci in difficoltà. Nonostante tutto, i nostri ragazzi fanno questo lavoro al meglio”. “Perché li ami tanto? – dal film “Codice d’onore” – “Perché stanno in cima a un muro… e dicono: nessuno ti farà del male stanotte, ci sono io qui di guardia”.

Con “Il ruolo delle Forze armate nella risoluzione delle crisi internazionali” e un  particolare riferimento all’Afghanistan, ha concluso gli interventi il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti, comandante del Nato rapid deployable corps(Nrdc-Ita) di Solbiate Olona(VA). Citando il piano di riferimento in cui i nostri soldati operano, ha ricordato che “è l’addestramento che salva la vita, non il giubbotto antiproiettile”. Oggi i militari non operano più soltanto contro qualcuno, ma a sostegno o a favore di qualcuno, cioè della popolazione. Che capisce chi è il più forte, tra i soldati e gli insorgenti, se i soldati rimangono nei villaggi. Allora la gente è con loro, da il proprio sostegno e il consenso. I mezzi di comunicazione, i media, poi, hanno un ruolo importantissimo, riescono ad incidere sulla posizione dell’opinione pubblica. Ecco la differenza tra legittimità di un intervento, che viene dal mandato Onu e legittimazione, che da l’opinione pubblica, il suo valore emotivo. La conoscenza della cultura locale è un altro aspetto ineluttabile delle operazioni militari. Oggi il comandante di un contingente deve essere anche un ottimo conoscitore degli aspetti legali, dei media e dell’ambiente politico.

Al termine del convegno, il principe Sergio di Jugoslavia, presidente internazionale dell’associazione Regina Elena, ha consegnato il premio Targa per la Pace al generale Battisti. Il premio è stato istituito dall’associazione per ringraziare ed onorare donne, uomini, istituzioni ed associazioni che operano concretamente per la costruzione di una pace duratura nel mondo. La costruzione della pace esige la costante tessitura di contatti diplomatici, di scambi economici e tecnologici, di incontri culturali, di accordi su progetti comuni, cosi come l’assunzione di impegni condivisi, militari e non militari, per arginare le minacce di tipo bellico e sradicare le ricorrenti tentazioni terroristiche.

 

 

 

 

 

 

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