Pubblichiamo la lettera inviata dal generale Giorgio Battisti al quotidiano online Linkiesta

Gentile Direttore buon pomeriggio,

mi riferisco all’articolo odierno dal titolo PAROLE, PAROLE, PAROLE | MENTRE TUTTA EUROPA SI MOBILITA PER AIUTARE L’UCRAINA, L’ITALIA RIMANE IMMOBILE, che esprime tra l’altro forti critiche al nostro Paese per non (voler) fornire equipaggiamenti militari all’Ucraina, in particolare sistemi d’arma controaerei (“E il fatto più importante è che i sistemi di difesa sono ancora nei nostri depositi a fare la polvere”).

In merito, ritengo che l’intervista rilasciata ieri (18 aprile 2024) dal Ministro Guido Crosetto all’ADNKRONOS illustri chiaramente la situazione in questo delicato settore della Difesa italiana (vedasi link: Armi all’Ucraina, Crosetto: “Italia ha dato tutto”).

Il Ministro nell’intervista (riporto letteralmente) ha affermato che “Il problema – ha spiegato – è che noi veniamo da 40 anni con l’idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l’Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente”.

Aggiungo, inoltre, che tale situazione è il frutto di un sentimento di “disarmo materiale” (e prima morale) diffuso nella società e in vari gruppi della politica italiana, che ha portato un nostro Presidente del Consiglio ad affermare, non molto tempo fa, che avrebbe acquistato 5 fucili in meno per dare il loro controvalore ad una organizzazione umanitaria; oppure la posizione di una parte della Giunta del Comune di Padova (Il Gazzettino, 18 aprile 2024) che non intende volere l’installazione in un parco della città di un monumento in bronzo di un Alpino della prima Guerra Mondiale perché è stato realizzato con un fucile in mano (cosa doveva avere? una pala?). Potrei continuare con tanti altri esempi analoghi.

Non c’è quindi da stupirsi che i nostri depositi siano privi di scorte, di equipaggiamenti ed armamenti di riserva!

Sarebbe un crimine, da “corte marziale”, tenere in magazzino ad impolverarsi un sistema d’arma come il SAMP-T e relativi missili (nella foto) dal costo di centinaia di milioni di euro.

Il rientro del sistema SAMP-T dalla Slovacchia dopo un anno era previsto negli accordi iniziali con la NATO (e con la Slovacchia stessa) e non si è trattato quindi di una decisione unilaterale dovuta alla “scarsa” generosità italiana.

Per completezza, dei cinque sistemi SAMP-T iniziali, in dotazione all’Esercito Italiano, uno è stato ceduto all’Ucraina (unitamente alla Francia) ed uno è schierato da tempo in Kuwait.

Trattandosi di materiale molto sofisticato, dei tre sistemi SAMP-T presenti sul territorio nazionale (con il rientro di quello dalla Slovacchia) solo due di norma sono operativi, in quanto uno a turno deve essere periodicamente manutenzionato. E non penso che questi due sistemi siano sufficienti per proteggere i cieli italiani in caso di un’aggressione simile a quella effettuata dall’Iran ad Israele il 13/14 aprile scorsi. Durante gli oltre 40 anni Guerra Fredda  era schierato nella Pianura Padana un capillare dispositivo di sistemi controaerei (ora ridotto ai tre citati SAMP-T) che aveva il compito di proteggere il nostro territorio.

Sarebbe ora che la politica e la società italiana si rendano conto che è passato il tempo in cui lo “Zio Sam” garantiva la sicurezza e la prosperità dell’Italia (e dell’Europa) e che “non possiamo essere amici di tutti e nemici di nessuno”!

Cordialmente

generale (in riserva) Giorgio Battisti

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