L’obiettivo di Israele a Gaza deve essere lo stesso che si posero gli Alleati alla fine della Seconda guerra mondiale con la Germania di Hitler

“Israele deve dichiarare gli obiettivi precisi della sua campagna a Gaza, per i suoi cittadini e soldati, e stabilire la credibilità dei suoi sforzi agli occhi del mondo. La ‘distruzione’ di Hamas non ha alcun significato nel diritto internazionale ed è troppo vaga perché si possa chiedere agli israeliani di sacrificare tutto. La storia fornisce un esempio di ciò che Israele dovrebbe fare”. Così Jerome Marcus (nella foto) sul Wall Street Journal.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, l’obiettivo degli Alleati era chiaro: il Terzo Reich tedesco doveva accettare una ‘resa incondizionata’. La richiesta di allora degli Alleati dovrebbe essere il modello per Israele. I crimini di guerra di Hamas sono pari in depravazione a quelli dei nazisti; la loro portata è molto minore solo perché gli ebrei ora hanno una patria fortificata e un esercito. Ma Hamas condivide con i nazisti l’obiettivo del genocidio ebraico. Seguendo l’esempio degli Alleati, Israele dovrebbe annunciare che otterrà la resa incondizionata di Hamas. Nel 1945, alla presenza dei rappresentanti delle potenze alleate, gli ufficiali dell’Alto comando tedesco firmarono i documenti di resa militare: l’accordo di Reims in Francia il 7 maggio e l’atto di resa militare a Berlino il 9 maggio.

I documenti richiedevano ai soldati tedeschi di cessare l’attività militare. Il controllo degli Alleati sul territorio tedesco permise loro di far rispettare quell’ordine, cosa che fecero. Alla Conferenza di Potsdam del 1945, gli Alleati concordarono il completo disarmo e la smilitarizzazione della Germania, il trasferimento delle terre dalla Germania alla Polonia e all’Unione Sovietica e l’espulsione delle popolazioni tedesche dai paesi che la Germania aveva attaccato. Gli Alleati prevedevano anche la ‘denazificazione’, la rimozione dei nazisti dalle posizioni di autorità, l’eliminazione delle organizzazioni politiche naziste e l’arresto e il processo dei criminali di guerra.

Israele dovrebbe seguire le orme degli alleati. Deve esigere la resa incondizionata. Deve catturare e, almeno nel periodo immediatamente successivo alla guerra, assumere il controllo di Gaza. Deve schiacciare Hamas, catturando o uccidendo i suoi massimi leader. Israele deve annunciare che perseguirà i leader di Hamas in processi per crimini di guerra, simili al processo del 1961-62 condotto dalla Corte distrettuale di Gerusalemme contro Adolph Eichmann, un funzionario nazista che giocò un ruolo centrale nell’attuazione della ‘Soluzione finale’ di Hitler. Se giudicati colpevoli, gli imputati dovranno essere giustiziati e Israele dovrà eseguire le condanne (la legge israeliana prevede la pena di morte nei casi di genocidio).

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha già chiarito che Israele non ha alcun desiderio di governare coloro che vivono nella Striscia di Gaza. Proprio come gli Alleati hanno lavorato insieme per governare la Germania, Israele può cercare partner nel governo di Gaza. I suoi alleati degli Accordi di Abramo – Emirati Arabi, Bahrein e Marocco – sono la fonte naturale di tale aiuto. Questi stati arabi hanno molto da guadagnare da una Gaza in pace con i suoi vicini e libera dalla malattia che l’Iran cerca di diffondere in tutto il medio oriente. La resa della Germania permise ai cittadini francesi, anche a quelli appena oltre il confine tedesco, di vivere in sicurezza e senza paura. Gli israeliani a Sderot e in altre città di confine meritano lo stesso.

Israele dovrebbe prendere una parte di Gaza lungo il confine e trasformarla in un corridoio di sicurezza per garantire la sicurezza dei propri cittadini. L’Egitto dovrebbe fare lo stesso al confine con Gaza per porre fine al contrabbando di beni commerciali e armi da parte dei Fratelli musulmani e di altri gruppi illegali che potrebbero consentire nuovamente all’Iran di destabilizzare la regione. La storia ci insegna cosa deve fare Israele”. (Traduzione di Giulio Meotti)

Fonte: Il Foglio con fonte Wall Street Journal

Jerome Marcus is a lawyer in private practice, and the president of The Deborah Project, a public interest law firm that represents people affected by anti-Semitism and anti-Zionism on American university campuses. He is also a Fellow at the Jerusalem-based Kohelet Policy Forum, where his work relates to the law of war and Israel’s policies on that topic.  Jerome has in the past taught high school classes on American History, the history of Zionism and on the modes of thought shared by Jewish law and Anglo-American law.  He is a graduate of the University of Chicago’s college, business school and law school.

 

 

 

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