Il premier ucraino chiede altre armi. Il generale Farina: “Kiev cercherà un corridorio verso il Mar Nero” Il generale Li Gobbi: “Dietro c’è la regia di Usa e Gran Bretagna”. E Putin sarebbe costretto a negoziare

di Beppe Boni

Sussurrata nel fango delle trincee, ipotizzata sui tavoli della politica internazionale, ora ufficialmente evocata con il “siamo pronti” di Volodymyr Zelensky, la controffensiva ucraina, fra strategia militare e mediatica, sembra essere il tema del giorno nella guerra alle porte d’Europa.

L’annuncio del leader di Kiev è lanciato attraverso un’intervista al Wall Street Journal va di pari passo con l’ennesima richiesta all’Occidente di nuove armi, soprattutto missili Patriot, per proteggere i cieli insidiati dai missili di Mosca. Kiev ha il peso per dare la spallata decisiva all’invasione? Da dove partirà e come sarà organizzata la controffensiva? Sono gli interrogativi che aleggiano a mezz’aria e che irritano le giornate di Vladimir Putin già alle prese con le incursioni delle milizie partigiane pro Kiev della Legione Russia libera all’interno della provincia di Belgorod e nelle zone limitrofe.

Si apre così un fronte secondario in Russia, una probabile arma di distrazione pro controffensiva. La guerra dopo oltre un anno di combattimenti su un fronte di 1.200 chilometri che per ora non vede né i russi vincitori, né gli ucraini perdenti è giunta a un punto critico. Per gli ucraini fallire l’annunciata reazione significherebbe affondare in un allungamento del conflitto, in caso di esito positivo costringerebbe i russi, già intrappolati in una fase di stallo, a sedersi a un tavolo per negoziare.

Osserva il generale Salvatore Farina, già capo di Stato maggiore dell’esercito (2018-2021) e attuale presidente del Centro studi, think tank per le analisi sui teatri operativi: “Di solito una controffensiva gioca sulla sorpresa e quindi è difficile dire quando e dove scatterà. Credo tuttavia che non sarà diffusa su tutta la linea del fronte, ma è ipotizzabile che si concentri per sfondare la linea verso la Crimea e aprire un corridoio per arrivare al Mar Nero. Inoltre così spaccherebbe in due lo schieramento russo, con un forte effetto psicologico, consentendo poi di decidere eventualmente su quale versante forzare”.

L’ipotesi è ventilata in effetti da più analisti. Ma un’azione del genere come potrebbe svolgersi? Ancora il generale Farina: “Certo non con una avanzata frontale. Serve una manovra avvolgente con artiglieria pesante, il supporto fondamentale degli elicotteri e naturalmente le truppe sul terreno che devono vedersela con le fortificazioni russe”.

Che l’Ucraina non riesca, almeno per ora, riprendersi la Crimea, obiettivo invocato più volte, lo sostiene anche il generale americano David Petraeus, veterano di Iraq e Afghanistan ed ex capo della Cia. Che però è d’accordo sul fatto che “se gli ucraini riescono a isolare la penisola le dinamiche del conflitto possono cambiare in modo sostanziale”.

Intanto i russi continuano con i bombardamenti a tappeto sugli obiettivi civili mentre l’esercito di Kiev si sforza di colpire le retrovie, le linee di comunicazione e le catene logistiche. “Dietro a questa dinamica – spiega il generale Antonio Li Gobbi, ex capo delle Operazioni allo Stato maggiore Nato e docente del Nato Defense college – c’è quasi certamente la regia dell’intelligence americana e inglese perché l’Occidente è di fatto belligerante. Ed è possibile che sul campo agiscano anche istruttori militari in incognito. Per portare a termine la controffensiva Zelensky ha già l’appoggio politico, ma serve rinforzare l’organizzazione logistica che sta dietro ad una avanzata che prevede anche ponti e attrezzature del genio. Poi servono ancora sistemi di artiglieria e missili, è inevitabile”. Intanto si intrecciano le proposte di negoziati (c’è perfino l’Indonesia) dove la Cina sembra in pole position da Paese mediatore con un passo avanti invocando il “rispetto di sovranità di Kiev”.

«Il negoziato di pace dovrà arrivare – aggiunge il generale Farina – ma per l’Ucraina non è ancora il momento. Kiev e Mosca prima o poi si siederanno al tavolo e chi è avvantaggiato nel conflitto potrà pretendere di più. Entrambi dovranno cedere qualcosa. In ogni caso finché la guerra è in corso è giusto che l’Occidente, Italia compresa, continui a sostenere l’Ucraina inviando sistemi d’arma. Non deve passare il principio che si possa invadere un Paese sovrano. Come ha fatto la Russia”.

Fonte: Quotidiano Nazionale

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