Al nuovo comandante, il generale Scalabrin, consegnate simbolicamente le chiavi della città. Il sindaco di Modena Muzzarelli: “Collaborazione sempre più stretta”
Con la simbolica consegna delle chiavi della città al comandante, il generale di brigata Davide Scalabrin, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha ufficializzato il conferimento della cittadinanza onoraria all’Accademia militare di Modena a conclusione di un Consiglio comunale al quale, nello stesso giorno del passaggio di consegne, ha partecipato anche il precedente comandante, il generale di divisione Rodolfo Sganga, alla presenza di tutte le autorità.
Nella seduta di lunedì 18 ottobre la delibera, che sottolinea il valore della presenza in città da oltre un secolo dell’istituzione che oggi forma gli ufficiali dell’Esercito italiano e dell’Arma dei Carabinieri, è stata approvata senza voti contrari dal Consiglio comunale. “Nel corso degli anni – ha spiegato il sindaco – la collaborazione si è fatta sempre più stretta, a beneficio di tutta la comunità modenese che prova verso l’Accademia un sentimento di orgoglio cittadino, ne riconosce il prestigio e l’importanza, e non nasconde la riconoscenza”. Nel segno del bene comune, ha concluso il sindaco, anche la simbolica unione del motto della città “Avia pervia” con quello dell’Accademia “Una acies”.
Il conferimento dell’onorificenza, come specificato nella delibera (approvata da Pd, Modena civica, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, Modena sociale, Movimento 5 Stelle, con l’astensione di Sinistra per Modena ed Europa verde – Verdi), richiama i legami e la collaborazione tra l’Accademia, il Comune, l’Università e i diversi soggetti della società civile. Il provvedimento fa riferimento al valore della storica presenza dell’istituzione militare in città (la sede si trova nel Palazzo Ducale di piazza Roma), come parte integrante del suo tessuto sociale, e “ai forti vincoli di amicizia e di solidarietà esistenti tra l’Amministrazione comunale e l’Esercito italiano che l’Accademia militare rappresenta: donne e uomini con elevatissima preparazione professionale, impareggiabile dedizione, profondo senso di responsabilità, che nel nome degli ideali di libertà e democrazia continuano a scrivere storie di coraggio e di grande umanità”.
Temi sottolineati anche dal generale Scalabrin ringraziando per il riconoscimento di portata storica (“accolto con orgoglio e soddisfazione”) e ribadendo la “volontà di essere sempre più vicini alla città” e fedeli ai valori repubblicani frutto della guerra di Liberazione. Il nuovo comandante ha ricordato l’esperienza dell’emergenza Covid affrontata a Torino insieme a tanti ufficiali medici formati proprio a Modena, mentre il generale Sganga ha ribadito il ruolo nazionale dell’istituzione militare, che ha formato quasi 70 mila ufficiali italiani e 6 mila stranieri, ma con un forte radicamento nel territorio: “L’Accademia è Modena e Modena è l’Accademia”.
La seduta è stata aperta dal presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi che ha ricordato il significato istituzionale dell’onorificenza sottolineando che è indubbio che Modena sia “famosa nel mondo anche per la sua Accademia e che questa incrementi per la nostra città l’attrattività in termini formativi, culturali e turistici”. Poggi ha ricordato anche di essere un obiettore di coscienza (“ho scelto di non fare il servizio militare e ho svolto venti mesi di servizio civile impegnato nella promozione della cooperazione internazionale e della pace”) e ha sottolineato come sia opportuno dare “rilevanza anche al fatto che tanti ufficiali formati in Accademia sono impegnati in missione di pace e che, nello spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione, lo scopo formativo dell’Accademia sia quello di formare portatori di pace, seppur con modalità diverse da quelle che auspicherei io, e non fautori di guerra”. Auspicando l’istituzione del servizio civile universale e con esso dei corpi civili di pace, Poggi ha affermato: “Capisco che ancora non possono essere alternativi all’esercito, ma certamente non sarebbero meno importanti nel combattere nemici che oggi ci insidiano molto di più che le guerre e le armi: le emergenze sociali e sanitarie, le crisi naturali e climatiche, le nuove povertà. Così come potrebbero essere fondamentali nel gestire situazioni problematiche di accoglienza e integrazione”.