di Carmelo Abisso

La letteratura torna ad essere protagonista delle serate modenesi. Sabato 25 settembre ha avuto luogo al Forum Monzani di Modena il primo degli appuntamenti culturali della rassegna organizzata da Bper Banca “Forum Eventi”, con il patrocinio del Comune e la collaborazione della libreria Ubik. Lilli Gruber ha presentato il suo nuovo libro “La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità” (Rizzoli). “E’ un libro che compiace gli appassionati di storia e il vissuto personale – ha detto Giuliano Albarani, moderatore dell’incontro – non è un instant-book, è un libro meditato”.

“Perchè ho pensato di raccontare la storia della più grande corrispondente di guerra del Novecento, ma anche la terza moglie di Ernest Hemingway, l’unica che l’ha mandato al diavolo ? Leggendo “Per chi suona la campana” – ricorda Gruber – ho visto che il libro era dedicato a Martha Gellhorn. Ho scoperto che è stata una grandissima inviata di guerra. Bellissima, coraggiosa, ha raccontato le guerre del Novecento. Il suo stile, la sua prosa, il suo modo di raccontare gli eventi: attenenersi ai fatti, ma descrivendoli e raccontandoli come se stesse vedendo un film. Una cosa straordinaria.

Perchè adesso ? Abbiamo dovuto capire tutti che la buona informazione è fondamentale in questo momento della pandemia, un momento perfetto per raccontare questa storia. Marta Gellhorn può essere un esempio di straordinaria resilienza per tante giovani donne di oggi. Durante lo sbarco in Normandia, nel 1944, si è infiltrata in un nave ospedale. Voleva andare oltre le apparenze, nel raccontare la guerra dalla parte di chi non aveva voce, le donne, i bambini, la popolazione civile. Andava negli ospedali, negli orfanotrofi, dove si capisce molto bene cosa è una guerra.

Oggi troppo spesso i giornalisti tendono ad essere protagonisti. Ma non siamo noi la notizia, ma i fatti che andiamo a raccontare. Buon giornalismo è il racconto dei fatti, cercando di essere più accurati possibile, per far si che il pubblico possa farsi un’opinione. Ho visto molto regalare tante emozioni, ma pochi perchè. L’Afghanistan oggi ci racconta tanti perchè. La libertà, per noi giornalisti, è una conquista quotidiana sul campo. Bisogna battagliare, sono stata in Rai per tanti anni e ho molto battagliato. L’autonomia professionale per un giornalista è il bene più prezioso.

Nessuno può imporre a una donna la vita che non vuole. Marta Gellhorn, nata nel 1908 nel Missouri, è andata a Parigi per capire cosa fosse il mondo alla fine degli anni Venti. Coraggiosa nella sua vita privata, incontra un nobile con amicizie molto importanti. I contatti per i giornalisti sono fondamentali se vuoi fare questo lavoro. Conoscere la sua vita è come una sveglia per le ragazze di oggi. Diceva “Tu puoi fare nella vita tutto se sei disposta a pagarne il prezzo e le conseguenze”. Per i progetti importanti bisogna saper rischiare un pò, altrimenti non si va da nessuna parte.

Dachau mi ha cambiato la vita. Nel maggio del 1945 Marta raggiunge le truppe statunitensi nel campo di concentramento di Dachau, poco distante da Monaco. La descrizione di quello che vede, una prosa asettica, quasi violenta. Less is more. Meno è di più. Ti attieni alle cose essenziali. “Niente, nella guerra è mai stato così follemente malvagio come questi morti affamati e offesi, nudi e senza nome”. Da allora, dirà la Gellhorn, non sono più stata la stessa, non ho più veramente provato speranza, innocenza e gioia”.

Jacques, il mio uomo a Beirut. E’ il capitolo dove la Gruber intervista il marito Jacques Charmelot. “Le fonti delle fonti sono le agenzie di stampa. E’ una scuola giornalistica incredibille, lui viene da lì (era capo dell’ufficio dell’Afp a Baghdad) abituato a stare dietro le quinte. Questa volta l’ho convinto a raccontare la sua esperienza di inviato di guerra. In Ciad, battesimo del fuoco, ha preso una setticemia. Poi in Iraq, in Libano, lui detesta l’eroismo degli inviati di guerra. Voglia speciale di fare questo mestiere, bisogna essere scettici rispetto alle verità ufficiali, alla propaganda, diffidare per capire quali sono veramente gli interessi in campo. Il potere ha sempre bisogno di qualcuno che lo sfida, che fa le domande non previste. Più che per qualsiasi altro mio libro, devo ringraziare proprio mio marito Jacques. Il regalo di aver condiviso con me i ricordi e le analisi che compaiono in queste pagine è tra i più preziosi che mi abbia mai fatto. Grazie a mia sorella Micki, a Michela Gallio, instancabile editor detta “generale”, che ci richiama tutti all’ordine e alle traduzioni di Franca Alberti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here