di Luigi Scollo

Molti dei programmi di storia militare che vengono trasmessi in televisione anche in canali tematici, e che trattano della campagna in Africa Settentrionale 1940-1943 purtroppo perseverano e anzi amplificano i noti pregiudizi e le falsità sull’esercito italiano e i suoi capi. Molte volte addirittura la presenza delle unità italiane non è neppure menzionata e sembra che in Nord Africa a contrapporsi all’ VIII Armata britannica ci fosse solo l’Afrika Korps tedesco.

Sembra poi che in Italia a nessuno interessi confutare e cercare di correggere questo racconto falsato e menzognero, non lo fanno le Istituzioni, né i media nazionali, cosicché tra qualche anno la memoria storica di quei fatti sarà perduta o irrimediabilmente travisata per larghissima parte dell’opinione pubblica.

Un’ iniziativa in controtendenza, sicuramente benvenuta, arriva invece dagli Stati Uniti per opera di due ricercatori e collezionisti statunitensi i cui nomi rivelano chiare origini italiane : L.Di Zinno e R. d’Angelo. Entrambi con un background militare rispettivamente nella Marina e nell’Esercito degli Stati Uniti, i nostri autori hanno compiuto un importantissimo lavoro di ricerca sui comandanti delle Grandi Unità italiane in Africa Settentrionale, identificando più di un centinaio di Generali italiani che si alternarono nel comando delle Divisioni e dei Corpi d’Armata che combatterono a fianco del Gen. Rommel e dell’Afrika Korps dal febbraio 1941 al maggio 1943.

Furono questi uomini che nel bene e nel male guidarono i nostri reparti in scontri cruenti, avanzate fulminee, resistenze accanite contro un nemico superiore qualitativamente in mezzi e materiali e quantitativamente potendo attingere a unità provenienti da tutto l’Impero Britannico: Australiani, Neozelandesi, Sud Africani, Indiani, ecc.

Esaminando la memorialistica tedesca e italiana, gli autori hanno ritrovato e ricostruito i giudizi che il Gen. Rommel espresse sui suoi colleghi e diretti subordinati italiani e quelli che i generali del Regio Esercito pensavano del loro dinamico e talvolta intrattabile superiore tedesco.

Il quadro che ne emerge è quello di una collaborazione non facile, in cui peraltro vi era spazio per la reciproca stima e in cui non si giunse mai a generalizzazioni. Da entrambe le parti, malgrado i limiti evidenti della preparazione militare italiana da un lato e le pretese tedesche di assegnare alle divisioni del Regio Esercito compiti ben al di sopra delle loro concrete possibilità, si giunse ad un livello di cooperazione che può definirsi nel complesso più che accettabile.

Diversi tra i generali italiani che detenevano il comando delle forze corazzate in Nord Africa, come ad esempio il Gen. Gervasio Bitossi, Comandante la Divisione Corazzata “Littorio” potevano vantare maggiore esperienza di guerra corazzata dello stesso Rommel. Bitossi contribuì alla creazione delle prime unità corazzate italiane nel 1935 e comandò formazioni corazzate in Spagna e in Dalmazia prima di essere inviato nel deserto. Rommel pertanto non può essere considerato un addestratore delle capacità militari italiane nell’uso dei carri e delle artiglierie. In effetti, dopo un combattimento di retroguardia il 13 novembre 1942 a El Agheila, lo stesso Rommel si espresse in questi termini: “I generali italiani Arena (Divisione Ariete) e Calvi di Bergolo (Divisione Centauro) hanno sostenuto con valore il combattimento per cui meritano il massimo rispetto”.

Inoltre, al contrario di quanto fanno molti storici moderni, Rommel e i comandanti sul campo tedeschi, oltre alle critiche necessarie, non lesinarono giusti riconoscimenti a quei comandanti e a quelle unità che combatterono con valore. Tra questi i Generali Messe, Baldassarre, De Stefanis e Frattini, tanto per citarne alcuni.

Il volume che Di Zinno e d’Angelo oltre quindi a ripercorrere cosa accadde in Africa Settentrionale dal 1941 al 1943, si sofferma su chi furono i protagonisti, pubblicando le note biografiche di più di 120 Generali italiani con le rispettive fotografie e ne tratteggia non solo gli incarichi ricoperti in Nord Africa, ma anche il destino che il turbine della guerra riservò loro: chi cadde in combattimento, chi fu preso prigioniero dagli Alleati, chi finì sul fronte russo, chi dopo l’Armistizio fu posto di fronte all’alternativa se seguire la sua fede politica o il Giuramento prestato.

Si tratta di un’opera che è sicuramente utile e necessaria a chi voglia dedicarsi ad uno studio della Campagna in Africa Settentrionale, Apparsa in inglese nel 2020 come E book, è stata ora da me tradotta in italiano ed è edita da Amazon.

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