“Per me la ‘Lampada della pace’ di san Francesco è un simbolo di luce e di pace, che ci guida verso un avvenire migliore per tutti i popoli della terra, indipendentemente dal loro credo, paese e comunità. Tuttavia abbiamo il compito di tenere viva la sua fiamma perché ciò che favorisce la pace globale è il reciproco rispetto e la comprensione”.

Lo ha affermato ieri ad Assisi il re di Giordania, Abdullah II, nel corso della cerimonia nella quale gli è stata consegnata la Lampada della pace, svoltasi nella basilica superiore di Assisi, “luogo che emana la pace”. “La pace di questo luogo – ha detto all’inizio del suo intervento – è un motivo in più per ricordare le vittime dell’attacco terroristico alle due moschee in Nuova Zelanda, due settimane fa, e il dolore dei loro familiari. Tali malvagità, ovunque abbiano luogo, addolorano tutti noi”, ha proseguito invitando i presenti ad un momento di silenzio “per commemorare quelle vittime e tutti i caduti vittime di odio e violenza”.

Re Abdullah II ha voluto ringraziare “tutti i francescani che prestano diligentemente servizio in tutto il mondo” e il cardinale Gualtiero Bassetti “per l’impegno della Chiesa cattolica al fianco dei musulmani nel dialogo interreligioso”. Apprezzamento è stato espresso anche per l’Italia, rappresentata dal premier Conte, “un Paese amico della Giordania e un importante alleato negli sforzi di pace, soprattutto nella mia regione”. E dopo aver salutato la cancelliere Merkel, a cui la Lampada è stata consegnata l’anno scorso, il re di Giordania ha sottolineato che “solo unendo i nostri sforzi, l’umanità potrà affrontare le grandi sfide del momento – trovare soluzioni per le gravi crisi globali, proteggere l’ambiente e dare a tutti, in modo particolare ai giovani, speranza e nuove opportunità”.
“I popoli del mondo non sono fatti nello stesso modo ma tutti abbiamo le stesse preoccupazioni, le stesse necessità e le stesse speranze”. “Per aspirare a un futuro migliore – ha ammonito – bisogna intraprendere una strada comune”. Anche “nella lotta contro il terrorismo, l’odio”. È importante che “i popoli si conoscano, è necessario un dialogo autentico. Dobbiamo parlarci onestamente, ascoltare attentamente e agire guidati dai valori positivi che condividiamo”, ha aggiunto Abdullah II, che ha parlato anche del ruolo delle fedi e della convivenza in Giordania con “una comunità cristiana storica, parte integrante del Medio Oriente da migliaia di anni, essenziale per il futuro della regione”.

Sulla crisi israelo-palestinese, il re di Giordania ha ribadito che “auspichiamo uno Stato sovrano palestinese, autonomo e indipendente, nei confini del 1967, con Gerusalemme est capitale, e ove si garantisca anche la sicurezza di Israele, come parte integrante della Regione, riconosciuta dai Paesi arabi e musulmani di tutto il mondo”.

“Ma oggi – ha aggiunto – è importantissimo agire soprattutto per preservare Gerusalemme, abbiamo un dovere personale nei confronti della sicurezza e del futuro della Città Santa”. “Gerusalemme – ha scandito – deve essere città che ci unisce nella pace”. Il re di Giordania ha concluso invitando ad “essere uniti” e ad “alimentare insieme il faro della pace per diffondere comprensione e speranza in questo mondo che ne ha estremo bisogno”.

Fonte: agensir.it

 

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