12 giugno 2012. La missione della ricostruzione è un mare immenso, agitato da onde burrascose dove la navigazione è resa più complicata dalla burocrazia. Il decreto varato nei giorni scorsi che regola il controllo delle aziende e delle case per consentirne l’accesso è nato con molti difetti. Verrà corretto perché la necessità di rendere le procedure più snelle è sotto gli occhi di tutti.

 

Lo sanno bene i titolari delle aziende di Ferrara che ieri hanno violato la «zona rossa» per ripartire saltando i passaggi della carta bollata. Ma poi ci sono da controllare migliaia di strutture fra case, edifici storici, capannoni. Un lavoro immane che vigili del fuoco, Protezione civile e Comuni cercano di assolvere come possono. Però servono più forze in campo, altrimenti la ripartenza di una intera area urbana ed economica rischia di essere al di sotto delle necessità. Molti edifici storici lesionati, come chiese e campanili, aspettano ancora di essere puntellati lasciando così nell’incertezza tutti gli immobili adiacenti.

Che si può fare? Si può incentivare l’impiego dell’Esercito che dispone di ottimi tecnici, ingegneri compresi, e tanti mezzi. Bene i 300 uomini messi in campo per i pattugliamenti, bene il Genio ferrovieri che ha tirato giù un campanile nel Ferrarese. Ma per accelerare i controlli si possono mettere in campo anche i tecnici e gli ingegneri con le stellette. A Bologna, per esempio, è operativo il 6° reparto, dipendente dall’ispettorato delle infrastrutture. Si occupa delle valutazioni di immobili della Difesa e sarebbe perfettamente in grado di affiancare la Protezione civile.

Franco Gabrielli, il capo della Protezione civile, dice che l’impiego dei militari è datato. Si sbaglia. Nell’emergenza è utile. Proprio ieri il senatore Carlo Giovanardi (Pdl) e l’ingegner Enrico Gambuzzi, presidente dell’Ordine di Modena, hanno lanciato un appello al governo ricordando che il Coi (Comando operativo interforze della Difesa) è disponibile ad aumentare l’impiego di uomini e mezzi. Cosa aspettiamo a dire di sì? Non ci saranno gelosie fra enti? Speriamo di no.

In Afghanistan ho visto ottimi ingegneri con le stellette impegnati nella ricostruzione dell’aeroporto di Herat. Ci sono quelli in servizio effettivo e ci sono quelli della riserva. Usiamoli anche a casa nostra. In questo momento l’Emilia ferita dai crolli ha bisogno di uno sforzo imponente per superare l’emergenza. Avanti allora, tutti in gioco. Poi verrà il tempo della normalità e ognuno tornerà a fare il proprio mestiere.

Beppe Boni, 12 giugno 2012

Fonte: Il Resto del Carlino

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