Novemilaottanta lanci Ansa in meno di un anno: una media di 27 notizie al giorno. Trecentoventisei, invece, i servizi pronti per i giornali sfornati dall’agenzia di stampa: quasi uno al giorno. Sul fronte televisivo, tg a parte, cinquanta gli eventi trasmessi da Rai Quirinale negli ultimi undici mesi: alcuni con share da Fiorello. E ancora, prime pagine, titoli a sette colonne, aperture e commenti.

Uomo del dialogo, del miracolo, dell’unità e della coesione nazionale: tante le definizioni utilizzate per Giorgio Napolitano. Re Giorgio, per i giornali stranieri. Certamente, l’uomo dell’anno. E soprattutto straordinario comunicatore, nonostante la sua asciuttezza e spigolosità. Uno e trino, secondo i vignettisti satirici. Pronti a ritrarlo contemporaneamente nel ruolo di leader dell’opposizione, della maggioranza e di capo del governo. Perché questo in alcuni momenti è apparso essere. E forse è stato.

Pur senza mai sconfinare dal suo ruolo costituzionale, ma facendo piuttosto leva sulla sua proverbiale e convincente ‘moral suasion’. E soprattutto su una sapiente regia comunicativa. Da uomo innanzitutto delle istituzioni. Partito da un 65% di gradimento, percepito all’insediamento al Quirinale nel 2006 come uomo di parte (e quale parte!), da più di tre anni ormai Napolitano veleggia su percentuali superiori all’80%, raccogliendo consensi a destra come a sinistra.

Con il suo stile alla Lord Carrington e una vaga somiglianza a re Umberto, è riuscito infatti a conquistarsi pezzo dopo pezzo la fiducia degli italiani. E intorno a lui – instancabile 86enne, ex dirigente del Pci, della corrente riformista-amendoliana – tutta l’Italia si è stretta per guardare al futuro, dopo aver riscoperto l’orgoglio del proprio passato.

Grazie a quei 150 anni dell’Unità che Napolitano ha voluto festeggiare senza retorica, non nascondendo i problemi, ma offrendo a ognuno una zattera cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà: il senso di appartenenza alla comunità di cui il Paese, stanco e un po’ lacerato, aveva fortemente bisogno.

Fonte: primaonline.it, 20 dicembre 2011

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