Cento giorni per una nuova legge sulla diffamazione. Lo chiede il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, ai suoi pari delle altre testate. In una lettera rivolta a tutti i direttori Mulè chiede a tutti i suoi colleghi di “prevedere sulla testata che dirigi (o su qualsiasi estensione del tuo brand) un conto alla rovescia a far data da giovedì 30 maggio: da quel giorno scatteranno i 100 giorni entro i quali la legge dovrà essere modificata, almeno nella parte in cui dovrà essere esclusa la pena detentiva per i reati di opinione”.

L’iniziativa è nata dopo che il 21 maggio scorso il tribunale di Milano ha condannato per diffamazione a un anno di reclusione un giornalista e un collaboratore di Panorama, e il direttore a otto mesi di reclusione per omesso controllo. Nel caso del giornalista e del direttore, il giudice ha ritenuto di non concedere la sospensione della pena. Il processo (tutti gli atti sono disponibili sul sito www.panorama.it) aveva per oggetto la presunta diffamazione di un magistrato per un articolo pubblicato da Panorama: nessuna accusa di falsità è stata mossa agli autori dell’articolo.

L’articolo oggetto del dibattimento è stato pubblicato sul settimanale nel 2010 e l’autore, il giornalista Andrea Marcenaro, è stato a sua volta condannato a un anno di carcere. Condannato a un anno di carcere per diffamazione a mezzo stampa, per avere collaborato alla stesura del pezzo, ma con la sospensione della pena, anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti Sicilia, Riccardo Arena.

“Suona incredibile e fuori dal tempo, lontana dai principi del diritto delle moderne democrazie, un pugno rispetto alla giurisprudenza europea sui diritti umani, la sentenza di condanna al carcere per diffamazione a mezzo stampa inferta a tre giornalisti di Panorama” afferma l’Fnsi, in una nota. La sentenza ”bisognerebbe poterla portare subito davanti alla Corte di giustizia europea per i diritti umani di Strasburgo per ottenerne il sicuro annullamento, tanto palesemente in contrasto con quella giurisprudenza”.

Per Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, “si tratta dell’ennesima prova dell’incapacità del legislatore di garantire la libertà di stampa”. “Durante la mia audizione al Consiglio d’Europa – dice Iacopino all’Adnkronos – alla fine del mio intervento, dopo aver raccontato in che condizioni lavorano i colleghi, si sono alzati in piedi per applaudirmi. Un avvocato che ti manda una lettera con la minaccia di una querela per diffamazione, con la richiesta di centinaia di migliaia di euro, tiene sotto scacco il giornalista per tre anni, ti azzoppa”.

Non solo. “La commissione media di Strasburgo si accinge a infliggerci l’ennesima sanzione per questa normativa – conclude il presidente dell’Ordine dei giornalisti – che è una pistola alla nuca di migliaia di giornalisti e che io considero il primo e vero attentato alla libertà di informazione in questo Paese. Vivere sotto ricatto di una querela per diffamazione, con l’aspetto dei risarcimenti, è una cosa che credo sia una vergogna per il nostro Paese”.

La notizia della condanna ha suscitato la reazione di numerosi esponenti politici del Pdl, del Pd e di Scelta Civica (insieme con altri rappresentanti eletti in liste coalizzate a questi partiti) che hanno pubblicamente manifestato solidarietà ai condannati e rilevato la necessità oramai indifferibile di un intervento legislativo in materia di libertà di stampa.

“Si tratta di una materia che – scrive Mulè nella sua lettera ai direttori -, come ben sai, da oltre vent’anni è oggetto di un logorante dibattito che conosce momenti di grande visibilità solo quando un giornalista (vedi i casi Jannuzzi e Sallusti) è prossimo a veder eseguita la pena detentiva che lo riguarda. Nel mio caso, se rinunciassi all’Appello, l’esecuzione della pena arriverebbe tra circa 100 giorni. In 100 giorni è possibile riformare la legge, basterebbe cominciare dalla cancellazione dell’eventualità del carcere per i reati di opinone. Lo schieramento trasversale che ha manifestato solidarietà dopo il caso di Panorama ha i numeri in Parlamento per farlo”.

Redazione

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