di Carmelo Abisso

Nel Duomo di Modena è stato celebrato oggi il precetto pasquale interforze, funzione religiosa di preparazione alla Pasqua per il personale delle Forze armate e dei Corpi armati dello Stato.

Con il comandante dell’Accademia militare, generale di divisione Davide Scalabrin, erano presenti tra le autorità il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il prefetto Alessandra Camporota, il procuratore capo Luca Masini e il rettore Carlo Adolfo Porro.

Officiata dall’arcivescovo abate di Modena-Nonantola monsignor Erio Castellucci e concelebrata dai cappellani dell’Accademia militare, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, la cerimonia religiosa ha visto la partecipazione delle rappresentanze delle Forze armate, dei Corpi armati dello Stato e della Associazioni combattentistiche e d’arma.

Nell’omelia monsignor Castellucci ha commentato il Vangelo di Giovanni (13-21): “Come il nostro tempo, Gesù vede il senso del buio, Giuda subito uscì ed era notte. Ogni volta che cova un progetto di tradimento è notte. Una mensa dove si condivide ciò che c’è, progetti, sogni, una cena dove Gesù dà il boccone a Giuda e Pietro che promette. Una mensa raccolta dal tradimento e dal rinnegamento. E’ la foto del mondo reale. La guerra non deve prevalere, deve prevalere la pace. La fede diventa energia di vita. Gesù ci ha fatto capire che il bene c’è e dobbiamo coltivarlo ogni giorno. Chiediamo al Signore che ci dia il coraggio di operare sempre quel bene che ci aiuti a risollevarci”.

Al termine della liturgia il generale Scalabrin ha ringraziato i partecipanti formulando gli auguri per una buona Pasqua ed invitando ad una riflessione sull’uomo in divisa e la pace con una citazione di San Giovanni XXIII Papa, che fu sergente di sanità e cappellano militare: “Indimenticabile fu il servizio che compimmo come cappellano negli ospedali del tempo di guerra. Esso ci fece raccogliere nel gemito dei feriti e dei malati l’universale aspirazione alla pace, sommo bene dell’umanità. Mai come allora sentimmo quale sia il desiderio di pace dell’uomo, specialmente di chi, come il soldato, confida di prepararne le basi per il futuro col suo personale sacrificio e spesso con l’immolazione suprema della vita”.

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