di Guido Crosetto 

Caro direttore, chi voleva minare la nascita del Governo fin dai primi passi? Il dossieraggio è una pratica diffusa? Possiamo convivere con il sospetto che persone, dentro lo Stato, lavorino per le istituzioni?

È giusto continuare a far finta di nulla quando si vedono pubblicati atti di indagini in corso che, tra l’altro, gettano schizzi di fango inaccettabili su istituzioni serie come la Dna?   Queste erano alcune delle domande che mi sono fatto leggendo le notizie uscite ieri. Si tratta di notizie di indagini, nate a seguito di una mia denuncia alla Procura della Repubblica di Roma del 31 ottobre 2022, che mi riguardano come parte lesa e come oggetto di un’attività illegale.

Certo, sono particolarmente orgoglioso di aver promosso, da uomo delle istituzioni, la denuncia di fatti che mi sembravano sospetti, dando così la possibilità — ieri alla Procura di Roma e, oggi, alla Procura di Perugia — di fare piena luce sul rischio che soggetti che dovrebbero garantire la normale vita democratica la mettano in pericolo. Sono certo che Perugia procederà spedita a mia tutela, la parte offesa, e del nostro sistema democratico.

Potrei finire qui, limitarmi a fare la vittima, ma non è   giusto. In primis, perché si tratta di notizie relative a un’inchiesta in corso e trovo molto grave vederle pubblicate sui giornali. Lo voglio dire proprio perché, questa volta, la pubblicazione non avviene per far male o attaccare un esponente politico ma, al contrario, per parlare di un fatto gravissimo a suo danno, e lo dico da parte lesa.

Ma non cambia il mio giudizio (noto da sempre) sulla gravità delle fughe di notizie quando riguardano delle attività giudiziarie in corso. In questo caso specifico, poi, la fuga di notizie è ancora più grave. Perché riguarda una vicenda oscura ai danni di un ministro e di un politico, che, se colpito con dossier costruiti ad arte, avrebbe potuto mettere in crisi la nascita dell’intero governo Meloni, fin dal suo esordio.

Segnalo anche che non ho mai denunciato la pubblicazione di Sos perché non ne è mai stata pubblicata alcuna che mi riguardasse, ma accessi indebiti a banche dati pubbliche. Non vorrei sia in corso un tentativo di giustificare a posteriori attività illegittime.

Ma perché c’è chi fa uscire ora questa notizia? Ho un sospetto grave: non è che qualcuno vuole alzare polveroni per nascondere la verità? Chi sta cercando di precostituirsi delle difese? Come funziona il circuito dei dossier nel rapporto con chi, poi, li rende pubblici? E le fughe di notizie di indagini coperte dal segreto? Chi li fa uscire, con quali logiche, quali obiettivi? Li usa a vantaggio di un singolo o per un gruppo? Gratuitamente o per lucro? Pubblici ufficiali, pagati dai contribuenti, diffondono indagini costruite ad arte, per infangare o procurare effetti e danni politici?   Ho lasciato per ultima la domanda più grave: perché colpire anche la Dna, il più alto baluardo morale contro la criminalità organizzata? Cui prodest? Non certo alla magistratura onesta che, con coraggio, lavora per difendere ognuno di noi. Temo che, dietro questa gravissima vicenda, ci possa essere un mondo grigio, un porto delle nebbie, che sarebbe interesse nazionale disvelare.

Ho dunque deciso di sporgere una nuova denuncia per violazione del segreto istruttorio, al fine di aiutare il lavoro dei magistrati e di ottenere la verità su una vicenda inquietante, ma anche a tutela dell’indagato stesso, l’ufficiale della Guardia di finanza. Perché io tutelo anche chi ha, magari, cercato di infangarmi, non so per quale motivo.

Dell’ufficiale è data una descrizione che consente di identificarlo facilmente. Io sono garantista sempre, anche verso chi potrebbe essere imputato di volermi fare male senza ragione o commettere reati contro di me. Per me, ogni cittadino è innocente per tre gradi di giudizio.

Ma ci sono molte cose strane, in questa vicenda, rimasta riservata, come dovrebbe essere ogni inchiesta giudiziaria, molti mesi, e solo ora nota. Non vorrei che, in essa, possano essere coinvolti altri attori (non parlo dei magistrati), oltre alla persona individuata, intenzionati ad alzare polveroni per nascondere sé stessi, buttandola in caciara e scaricando le loro responsabilità su altri.

Non sarebbe giusto consentirlo. Una riflessione finale: stavolta non si faccia finta di non vedere, come si è purtroppo fatto con i casi di Renzi, Palamara, e tanti altri, riguardo decine di dossier illegittimi, ma si indaghi e si arrivi alla verità. Quando i rapporti tra pezzi di Stato e informazione si costruiscono partendo da reati, le notizie vengono alimentate in modo illegale e con finalità eversive. Quando la gestione dei dossier diventa non l’atto di una singola mela marcia ma — spero di no — un sistema complesso che coinvolge più attori e viene utilizzato per controllare, garantirsi potere, influenzare la vita democratica, servirebbe deporre le armi dello scontro partitico e riscoprire l’importanza di lavorare tutti insieme a difendere la democrazia. L’idea che qualcuno abbia potuto o possa costruire dossier su Crosetto come su Conte, su Renzi come su Meloni, su Gentiloni come su Salvini, non può essere accettata. Non si tratta di un grave fatto che oggi tocca me e che dovrebbe inquietare tutti, ma delle regole della democrazia.

Fonte: Corriere della Sera

 

 

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