di Carmelo Abisso

Alla presenza del capo di stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Pietro Serino, si è celebrata oggi alla caserma “Enrico De Gennaro” di Forlì la festa di corpo del 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste” che commemora la battaglia di Takrouna in Tunisia.

Alla cerimonia hanno presenziato il sindaco Gian Luca Zattini , il comandante delle Forze operative terrestri e comando operativo Esercito, generale di corpo d’armata Giovanni Fungo, il comandante della Brigata aeromobile “Friuli”, generale di brigata Massimiliano Belladonna e diversi ex comandanti del reggimento. La battaglia di Takrouna, svoltasi sul fronte africano nella primavera del 1943, è una delle vicende storiche più eroiche dell’Esercito, in cui fanti della “Trieste” e di altri reparti diedero prova di grande valore, combattendo fino all’estremo sacrificio.

“Consentitemi innanzitutto di ricordare lo storico della vallata del Senio e presidente dell’associazione nazionale reduci combattenti della Friuli, Romano Rossi – ha detto il 67° comandante del reggimento, colonnello Giovanni Cruciani – In settimana è venuto a mancare. Molte volte è stato presente in questa sede per celebrare assieme a noi eventi storici del reggimento. La nostra cerimonia ha quest’anno un sapore veramente particolare poiché coincide con la ricorrenza dell’80° anniversario di quelle pagine epiche della nostra storia. Noi, eredi di chi compì l’altissimo sacrificio di Takrouna, abbiamo l’irrinunciabile privilegio di chiamarci “Trieste” e quello di servire e custodire la nostra amata bandiera di guerra. Una guida per tutti gli uomini e le donne che hanno avuto l’onore e il privilegio di servirla. Una guida, dicevo, accompagnata da un’inscalfibile costante: in ogni occasione, conflitto, teatro operativo o emergenza nazionale in cui il personale del 66° è stato chiamato ad intervenire, lo ha sempre fatto al meglio e dando costantemente prova di come sappia compiere appieno il proprio dovere, anche fino all’estremo sacrificio. Proprio ai familiari dei nostri indimenticati caduti, giunga rinnovato il nostro commosso pensiero. A loro va la mia personale assicurazione che ogniqualvolta si eleva al cielo, superbo e orgoglioso, il nostro grido “Trieste!” in quel grido vive l’omaggio di tutti i fanti aeromobili ai compagni d’arme caduti sotto le insegne del 66° reggimento. Prendendo a spunto un passaggio del libro “Dalla Valtellina a Trieste” scritto dal generale Carmelo Burgio, che con la sua presenza oggi testimonia ancora una volta la vicinanza al nostro reggimento e per questo personalmente ringrazio: “quei fanti, senza penna, né piuma, senza ali dorate, il loro lo avevano sempre fatto senza chiedere lo sconto”. Permettetemi ora, in questo contesto, un saluto particolare a Simonetta Politi, figlia dell’eroe di Takrouna. La sua presenza valorizza la cerimonia odierna, il segno tangibile del legame che ci unisce alla nostra storia e a coloro che hanno reso grande il 66° reggimento. Grazie ai valori di audacia, fermezza e tenacia che rappresentano per antonomasia il contrassegno dei fanti aeromobili e che indubbiamente discendono dai Leoni di Takrouna, il reggimento oggi è una unità moderna e dinamica, unica dell’Esercito, costantemente impegnata per cultura al superamento dei propri limiti. Tale spirito viene perfettamente sintetizzato e tramandato nel tempo con il nostro motto “Osando vinco”. L’aeromobilità rappresenta per noi un’attitudine, una mentalità, un imprescindibile fattore di successo. Essere aeromobili vuol dire agire con impeto, audacia e coraggio, mossi dagli stessi valori di chi prima di noi ha difeso in maniera implacabile le proprie posizioni dagli assalti nemici. Questa complessa e particolare combinazione di tradizione e innovazione è l’essenza della capacità aeromobile”.

“Oggi per me è un giorno straordinario – ha detto il generale Serino – perché ho davanti la bandiera di guerra che custodisce l’eredità di uomini leggendari, delle cui gesta ho appreso dai libri: “soldati straordinari guidati da comandanti eccezionali”. Siate orgogliosi delle vostre mostrine bianconere – ha poi concluso – indossatele con rispetto e onoratele per i valori che rappresentano, primo tra tutti l’amore per la nostra Italia”.

In occasione della ricorrenza, il capo di stato maggiore dell’Esercito ha insignito la bandiera di guerra del reggimento con la croce d’argento al merito dell’Esercito, conferita all’unità per il servizio prestato nel contrasto alla pandemia da Covid-19, con la seguente motivazione:“Glorioso reggimento, intervenendo tempestivamente nella fase più acuta di una grave emergenza epidemiologica, riusciva a garantire un decisivo soccorso alla popolazione prodigandosi con altissimo senso del dovere a supporto della struttura commissariale e delle Autorità civili. Dando prova di ferrea determinazione, straordinaria efficienza e sincero altruismo, provvedeva alla realizzazione, in tempi ridottissimi, di postazioni di controllo e di presidi vaccinali mobili”.

E’ stata allestita anche una mostra di uniformi, mezzi ed equipaggiamenti in dotazione al reggimento dalla sua fondazione (1862) ad oggi, rievocando in particolar modo gli eventi che coinvolsero il 1° battaglione del 66° reggimento nella battaglia di Takrouna, a seguito dei quali la bandiera di Guerra venne decorata della medaglia d’oro al valor militare.

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