L’invasione russa è una guerra tra due tipi di organizzazione politica opposti: una democratica e una di stampo dittatoriale, ricorda l’antropologo Wiktor Stoczkowski sul Monde

Dopo aver inizialmente proposto all’Ucraina degli “equipaggiamenti militari non letali” – scrive l’antropologo Wiktor Stoczkowski sul Monde – i paesi occidentali si sono progressivamente decisi a consegnare a Kyiv delle armi sempre più pesanti e moderne, reclamate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky fin dai primi giorni dell’invasione russa. La principale ragione avanzata per giustificare le lunghe esitazioni delle nostre cancellerie era il desiderio di non essere considerate delle nazioni “cobelligeranti”.

La questione di sapere se i paesi che apportano all’Ucraina un aiuto militare sono o meno dei cobelligeranti non farà meditare in maniera utile i giuristi. Ci si chiede tuttavia quale interesse potrebbero rappresentare queste sottili considerazioni giuridiche dinanzi alla Russia, che non si fa problemi a non rispettare le leggi che regolano i conflitti armati, ricorre all’utilizzo vietato dei mercenari e vìola quotidianamente l’obbligo legale di fare una distinzione tra obiettivi militari e popolazioni civili. A prescindere dai verdetti giuridici, nessuno può ignorare che la guerra moderna non si limita agli scontri armati. Necessita anche di un’immensa logistica, il cui ruolo è quello di inviare quantità considerevoli di armi, munizioni, carburanti e altri equipaggiamenti indispensabili alla prosecuzione del conflitto. I combattimenti si svolgono solamente sul territorio ucraino, ma le operazioni logistiche si estendono a numerosi paesi, che forniscono assistenza a uno o all’altro avversario.

Aver cura di non passare per dei belligeranti è ridicolo in una situazione in cui la Russia ha dichiarato da molto tempo di essere in guerra contro la coalizione di una cinquantina di paesi che sostengono l’Ucraina. Esiste anche una coalizione schierata con la Russia, che è aiutata militarmente dalla Bielorussia, dall’Iran e dalla Corea del Nord. La guerra a cui assistiamo è dunque una vera e propria guerra mondiale, la terza dal 1914, anche se solo gli ucraini versano il loro sangue e i loro alleati si limitano a versare principalmente soldi e materiale.

Un’altra notevole differenza distingue questa nuova guerra mondiale dalla precedente. Ottant’anni fa, per combattere il totalitarismo genocidario della Germania hitleriana, i paesi democratici strinsero un patto con il totalitarismo genocidario della Russia stalinista. Oggi, le alleanze del nuovo scontro mondiale non hanno lo stesso stigma disonorevole. La situazione è chiara: la dittatura russa è sostenuta attivamente da un gruppetto di altri regimi dittatoriali, mentre il campo pro Ucraina conta soltanto dei paesi democratici; si tratta dunque di una guerra tra due tipi di organizzazione politica opposti. La presunta “denazificazione” dell’Ucraina, presentata da Putin come l’obiettivo della sua “operazione militare speciale”, puntava in realtà a “de-democratizzare” l’Ucraina, ossia a distruggere una democrazia nascente e a sostituirla con un governo autoritario sottomesso a Mosca. L’esito di questa guerra mostrerà che tipo di organizzazione politica sarà stata capace di uscire vincitrice da questo scontro allo stesso tempo militare, logistico ed economico.

La sconfitta in Ucraina sarebbe una sconfitta per tutte le democrazie. Proverebbe che la dittatura può avere la meglio in un conflitto con il mondo libero, a condizione di essere militarmente potente, moralmente priva di scrupoli e politicamente esente dal rispetto del diritto internazionale. Per la Russia, sarebbe un formidabile incoraggiamento a continuare la sua espansione imperiale, un progetto che Vladimir Putin non ha mai nascosto.

È poco probabile che la Russia, un giorno, aspiri a espandersi a ovest: non vuole conquistare l’Europa, ma renderla politicamente divisa, militarmente debole ed economicamente dipendente dalle sue risorse naturali. Quando l’Europa sarà debole e trasformata in un parco di divertimento per gli oligarchi russi, il signor Putin e i suoi successori avranno le mani libere per riaffermare le loro posizioni in medio oriente e in Africa. Le conseguenze di una vittoria del campo democratico avrebbero la stessa dimensione globale. Cambierebbe sicuramente il volto dell’Europa. Se l’Ucraina uscirà vincitrice da questo conflitto, per i cittadini dei paesi vicini, sia in Russia che in Bielorussia, sarà la prova che il popolo, se ha il coraggio, può rovesciare la dittatura che lo opprime.

Nel 2022, per la prima volta, il campo occidentale si è compattato dietro un paese che difende la sua democrazia e la sua sovranità. Se questo sostegno da parte del campo occidentale permetterà all’Ucraina di riconquistare la sua libertà e di restaurare la sua integrità territoriale, potrebbe essere la fine anche per le ultime dittature d’Europa. (Traduzione di Mauro Zanon)

Fonte: Il Foglio con fonte il Monde

Foto: keystone

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