L’inaspettato ritorno della guerra cosidetta convenzionale in Europa, la riduzione degli arsenali dopo la fine della Guerra fredda e la conseguente riconversione di tante industrie belliche fanno sì che diventi sempre più difficile rifornire l’Ucraina di armi e equipaggiamenti militari necessari per difendersi. “Da quando è finita la guerra fredda un po’ tutti gli arsenali militari sono stati ridotti – spiega all’Adnkronos il generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano della missione Isaf in Afghanistan e membro del Comitato Atlantico – non si pensava certo che una guerra convenzionale potesse tornare in Europa. Ci sono state le diverse missioni di peacekeeping, missioni all’estero che hanno fatto in modo che venisse privilegiata la parte leggera dell’equipaggiamento militare: armi individuali, mezzi non pesanti abbandonando un po’ quelle che erano le caratteristiche di un esercito convenzionale, appunto con carri armati e le artiglierie che servivano appunto durante la guerra fredda”. “Ora la guerra convenzionale è ritornata in Europa, è una guerra che si combatte sostanzialmente oltre che con i droni e con i missili, si combatte a colpi di artiglieria, e si parla di migliaia di colpi che sia i russi che gli ucraini sparano tutti i giorni – evidenzia Battisti – in Afghanistan soprattutto gli Stati Uniti sparavano 300 colpi di cannone al massimo ogni giorno, nella guerra in Ucraina si sparano 5mila con delle punte di 20mila colpi al giorno. Questo dimostra come questa guerra abbia messo a nudo le nostre carenze“.

“Una guerra questa poi che non può essere paragonata a quelle nei Balcani negli anni ’90 – continua ancora Battisti – dato che erano guerre civili, tecnicamente dette a ‘bassa intensità’, mentre qui lo scontro è tra due stati che utilizzano tutti gli equipaggiamenti degli arsenali di cui dispongono”. “Negli ultimi anni, in moltissimi paesi compresa l’Italia, è subentrata una forma di accanimento, possiamo dire, contro le industrie che producevano armi che sono state costrette o a riconvertirsi in altre produzioni o anche a chiudere. – evidenzia Battisti – Circostanza che ha fatto sì, salvo che negli Usa, che tantissimi paesi abbiamo ridotto sensibilmente i propri magazzini, le proprie riserve militari. Una eventuale riconversione all’industria bellica non sarà facile, ampliare la capacità industriale di un paese non può realizzarsi in breve tempo”. “Ritengo che occorra evitare di rimanere completamente privi di armi e gli Stati Maggiori di tutti i paesi, compresi gli Stati Uniti, stanno studiando come non rischiare di rimanere sguarniti e rifornire allo stesso tempo l’Ucraina delle armi necessarie per difendersi. Anche perché gli Stati Maggiori devono tenere conto sempre del rischio che il conflitto si allarghi coinvolgendo direttamente paesi dell’Alleanza Atlantica – conclude Battisti – Certo è che bisogna continuare ad aiutare l’Ucraina, dato che è il paese aggredito, e penso che sia una decisione governativa giusta da parte dell’Italia, dato che facciamo parte convintamente della Nato e dell’Ue”.

Fonte: Adnkronos

Foto: artiglieria semovente ucraina

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