“Il nostro lavoro è stato importante per l’Afghanistan, per la sua popolazione e per la nostra sicurezza.” Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini nell’informativa che ha tenuto ieri in Senato sulla conclusione della missione italiana in Afghanistan.

Informativa svolta a poche settimane dalla visita svolta a Herat per l’ammaina bandiera del Contingente italiano.

Prima di illustrare lo sforzo nazionale – durato 20 anni – nel paese asiatico, il Ministro ha ricordato con gratitudine i 723 feriti e le 53 vittime italiane che hanno perso la vita al servizio della Repubblica e per portare stabilizzazione e pace in Afghanistan.

Il Ministro ha quindi ripercorso le tappe principali della missione, avviata nel 2001 all’indomani dell’attentato terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre, per poi soffermarsi sulla decisione di concludere la Resolute Support Mission (RSM), assunta dal Consiglio Atlantico lo scorso 15 aprile.

La decisione presa a Bruxelles non è stata di certo facile” ha affermato spiegando che ora l’impegno prioritario è garantire il rientro ordinato e sicuro del nostro contingente in patria.

Le operazioni stanno procedendo secondo i piani stabiliti, con il rientro del personale e l’afflusso dei materiali dall’Afghanistan verso l’Italia” ha detto.

Ad oggi sono stati rimpatriati 280 nostri militari e sono già defluiti dal teatro operativo afgano più del 70% dei mezzi e dei materiali verso l’Italia.

In questa fase è stata avviata anche l’operazione Aquila, attività di trasporto umanitario del personale civile afgano che ha collaborato con le Forze italiane.

Chi lavora con l’Italia non viene abbandonato” ha sottolineato Guerini, affermando che 224 dei 228 tra collaboratori delle Forze Armate e loro familiari che hanno chiesto accoglienza sono già in Italia.

Mentre procedono le operazioni di conclusione della missione ci siamo posti, insieme agli Alleati, anche l’obiettivo di continuare a supportare le istituzioni repubblicane ed il popolo afgano, nelle forme e nelle modalità che saranno definite sia in ambito NATO che in una possibile dimensione bilaterale” ha detto il Ministro, evidenziando come l’obiettivo dell’impegno NATO nel post-missione sia quello di preservare al meglio quanto sino ad ora conseguito, continuando a contribuire allo sviluppo delle istituzione afgane di difesa e sicurezza affinché il Paese non diventi nuovamente un “paradiso sicuro” per il terrorismo.

Il nuovo concetto di supporto da parte della NATO prevede tre componenti:

la costituzione dell’ Ufficio del Rappresentante Civile NATO, incarico ricoperto oggi da un nostro connazionale, l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo;

il sostegno alla funzionalità dell’ospedale e dell’aeroporto di Kabul, la cui sicurezza è prerequisito essenziale per mantenere la presenza della componente diplomatica;

la formazione, intesa come addestramento e sviluppo capacitivo, “fuori dal paese” delle Forze afgane di difesa e sicurezza, con particolare attenzione alle forze speciali, che si sono dimostrate fondamentali per il contrasto ai Talebani ed alle formazioni terroristiche.

Una fase nuova, in cui tutti gli Alleati, anche se con diverse sfumature, stanno dando segnali convergenti circa la volontà di proseguire il loro impegno, con modalità coerenti con il nuovo scenario” ha affermato Guerini che ha poi aggiunto:

La Difesa italiana, insieme agli altri Dicasteri interessati, sta partecipando attivamente alle interlocuzioni in atto, allo scopo di individuare le forme migliori per un nostro ruolo attivo nel futuro impegno dell’Alleanza, capitalizzando la credibilità ottenuta in questi 20 anni.”

Essenziale, da parte dei “paesi framework NATO”, focalizzare l’azione sul piano politico – diplomatico e della cooperazione civile, per sostenere il governo repubblicano e la popolazione afgana.

Spetta invece alla forze di sicurezza locali – alle quali era rivolto l’addestramento, la  consulenza e l’assistenza della RSM  – il compito di prendere in mano la sicurezza del Paese.

Si tratta di 186.000 militari e di 121.000 appartenenti alle forze di sicurezza del Ministero dell’Interno, che sono stati, in larga parte, addestrati ed equipaggiati dalle forze NATO e che, già in questi momenti, stanno mettendo a frutto efficacemente ciò che hanno appreso” ha detto Guerini.

Il Ministro ha poi richiamato il colloquio con il Procuratore Generale della provincia di Herat Maria Bashir, avvenuto ieri in video conferenza nell’ambito del convegno sulla parità di genere nelle operazioni militari:

una donna preparata, coraggiosa e autorevole che, come tutte le donne del Paese, nel periodo del governo talebano, era stata costretta a lasciare il suo lavoro e rinchiudersi in casa. Oggi, pur non senza rischi, svolge questo importantissimo ruolo nella società”.

In chiusura, Guerini ha ribadito che la decisione di concludere la missione non è un abbandono del campo: “le missioni iniziano, si sviluppano, si adattano al mutamento degli scenari – e l’Afghanistan ne è stata una plastica dimostrazione -, si concludono o, meglio, come in questo caso, evolvono, individuando forme diverse di supporto. E’ però essenziale che l’impegno della Comunità Internazionale ed il suo focus sull’Afghanistan non vengano mai meno e, oggi in particolare, si concentrino sulla necessità di riprendere i negoziati di pace intra-afgani”.

Infine il ringraziamento e la gratitudine di tutte le Istituzioni nei confronti dei militari per il prezioso lavoro a tutela della sicurezza internazionale: “l’Italia intera deve essere loro grata, perché tramite loro il Paese ha dimostrato, e continua a farlo, di essere sempre all’altezza delle sfide che siamo chiamati a fronteggiare.”

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