L’ Unuci Lugo, la cui Sezione è intitolata alla medaglia d’oro al valor militare maggiore pilota Francesco Baracca , ricorda oggi e rende omaggio all’eroe leggendario, “asso degli assi” nella 1^ Guerra Mondiale, in occasione del 102° anniversario della scomparsa (Montello 19 giugno 1918 – Lugo 19 giugno 2020).

Al culmine della Battaglia del Solstizio, il 19 giugno 1918, Francesco Baracca e il suo gregario Franco Osnago decollarono alle ore 18.15 dal campo di volo di Quinto di Treviso verso Nervesa, per una missione di mitragliamento a bassa quota contro le truppe austro-ungariche che avevano occupato parte del Montello. Fu l’ultima volta che Baracca venne visto vivo.

Alle 18,45 Osnago ritornò, atterrò sul campo di volo, e con espressione trafelata comunicò di avere perso di vista il suo comandante durante la missione, nonostante si fosse trattenuto in volo per cercarlo. Subito alcuni compagni della squadriglia decollarono per sorvolare la zona, mentre altri si avviarono nell’area teatro dei combattimenti: le ricerche furono senza esito. Il 21 giugno il bollettino di guerra comunicava: “Il valoroso maggiore Baracca che aveva raggiunto la sua 34ª vittoria aerea, il giorno 19 non ha più fatto ritorno da eroico volo di guerra”.

Solamente il giorno 24 alle ore 15 Baracca venne trovato in località Busa delle Rane dai compagni Ferruccio Ranza, Franco Osnago e dal giornalista de “Il Secolo” Raffaele Garinei, a pochi metri dai resti del suo aereo distrutto dalle fiamme. Il corpo, riconoscibile, presentava numerose ed estese ustioni e una ferita d’arma da fuoco nel cavo orbitale destro, come descritto dal referto medico. I resti furono pietosamente raccolti e trasportati al campo di volo di Quinto dove, nell’hangar, fu allestita la camera ardente.
Il giorno 25 venne data notizia della morte di Francesco Baracca, abbattuto dal tiro di un “anonimo fantaccino nemico”.

Alla mattina del 26 giunse a Quinto, da Lugo, una delegazione composta dal sindaco Giovanni Corelli Grappadelli, dal segretario comunale Pietro Gorini, dal consigliere provinciale Giacomo Valli, dallo zio di Francesco, Angelo Baracca con i figli Sante e Giuseppe, entrambi sotto le armi. Loro scopo era di accertare in quale luogo e condizioni fosse stato ritrovato il corpo dell’eroe, riconoscerne le spoglie e partecipare alle onoranze funebri. Fu condotta un’inchiesta in forma amichevole a cui parteciparono il tenente colonnello Pier Ruggero Piccio, il capitano Fulco Ruffo di Calabria e il tenente Ferruccio Ranza che testimoniarono e raccontarono la sequenza dell’accaduto. Lo zio Angelo chiese di vedere la salma, desiderio a cui il capitano Ruffo acconsentì con grande cortesia.
Alle 10 del mattino l’eroe venne portato dal campo della squadriglia alla chiesa parrocchiale di San Giorgio per una semplice funzione religiosa in forma privata con la sola partecipazione di familiari e compagni. Alle 18 si svolsero i solenni funerali alla presenza delle maggiori autorità militari, civili e del sindaco del comune di Lugo. I genitori, affranti dal dolore, non ebbero la forza di presenziare alle esequie del figlio; a rappresentare la famiglia furono lo zio e i cugini di Francesco. Un lungo corteo seguì la salma dell’eroe posta su un carro militare trainato da quattro cavalli, scortato da diversi cavalieri e preceduto dalla banda militare. Dopo avere attraversato tutto il paese alla presenza di cittadini e militari commossi il corteo arrivò al cimitero.
Prima della tumulazione il poeta Gabriele d’Annunzio lesse l’orazione funebre alla presenza di tutto il popolo lì convenuto. I familiari richiesero a nome dei genitori che il corpo di Francesco Baracca fosse portato nella sua città natale. L’autorizzazione fu accordata, per speciale concessione del Comando Supremo, il giorno 27 giugno 1918. I componenti la delegazione lughese si recarono poi in pellegrinaggio sul Montello nel punto in cui giacevano ancora i rottami dell’aereo e dove una croce indicava il luogo in cui il corpo era stato ritrovato.

Funerali a Lugo
Nella notte di venerdì 28 giugno, verso le ore 23, arrivò a Lugo la salma dell’eroe su un camion militare seguito da alcune automobili. Il giorno successivo fu allestita nella sala del “Patrio Consiglio” in Rocca la camera ardente aperta al pubblico dalle 9 alle 21. Il feretro, posto in mezzo alla sala, era avvolto nel tricolore e coperto di fiori; due giovani ufficiali aviatori vegliavano ai lati. Migliaia di persone resero omaggio sfilando in reverente silenzio.

Nel primo pomeriggio di domenica 30 giugno, sotto un caldo sole estivo, i plotoni di fanteria si disposero dinnanzi alla Rocca; erano presenti molti aviatori compagni dell’eroe.
Arrivarono poi le autorità: il generale Merli Miglietti in rappresentanza del Re, il colonnello Romei delle Torrazze rappresentante il Comando Supremo, l’on. Rava per la Camera dei Deputati, l’on. Chiesa per il Governo, il generale Bodria per il Corpo d’Armata di Bologna e il tenente Rollin Winslow in rappresentanza dell’esercito degli Stati Uniti.
Alle ore 16 i resti di Francesco Baracca vennero trasferiti dalla camera ardente e portati a spalla nel cortile per poi essere adagiati su un affusto di cannone. Sulla cassa avvolta dal tricolore erano posati la giacca, le decorazioni, l’elmo e la sciabola da cavaliere. Il carro condotto dai pompieri era trainato da tre coppie di cavalli e il corteo si avviò lentamente verso corso Mazzini.

Così il giornalista de Il Resto del Carlino Antonio Beltramelli descrive quel momento: “. . . non mai, come in questo giorno, né nella terra mia, né altrove, avevo veduto il dolore della moltitudine raccogliersi intorno ad un feretro; e la pena di un popolo offrirsi in un così grande pianto; in tale commozione irresistibile. Lungo le vie, sulle porte, per le finestre le donne abbrunate, queste fiere popolane nostre, si stipavano, guardavano senza parlare, si asciugavano gli occhi seguendo lungamente la salma come ad accompagnarla con tutta l’anima, ad avvolgerla in una infinita tenerezza”.

Poi sul silenzio della folla apparvero due apparecchi che volteggiarono per diversi minuti sul corteo gettando fiori. Un omaggio che gli aviatori della Difesa di Ravenna vollero tributare al più famoso aviatore d’Italia.

Dopo avere seguito il viale alberato di pioppi che conduceva al cimitero il corteo si fermò sulla soglia del camposanto dove era stato preparato un piccolo palco per gli oratori. Parlò per primo l’on. Rava, poi l’on Chiesa che portò il saluto di tutti gli aviatori; parlò l’on. Podrecca a nome dei corrispondenti di guerra, l’avv. Cantalamessa, il sindaco di Lugo e l’avvocato Boschi a nome della famiglia Baracca. Il rito si concluse col discendere della sera estiva e l’eroe fu tumulato nella tomba di famiglia.

Motivazione della medaglia d’oro al valor militare
“Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatrè combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri tornò due volte col proprio apparecchio gravemente colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrice”. Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto, degli Altipiani: 23 novembre 1916, 2 febbraio, 22-25-26 novembre, 7 dicembre 1917.

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