18 gennaio 2013. ”Il problema per l’Europa, per quanto riguarda le operazioni in Mali, non e’ tanto di tipo militare quanto piuttosto di tenuta politica”. E’ Gianandrea Gaiani, responsabile del portale ‘Analisidifesa’ ed esperto di questioni geopolitiche, a sottolineare all’Adnkronos che ”la Francia e gli altri Paesi europei hanno le capacita’ militari per un intervento di breve-medio periodo”.

 

“Bisogna invece verificare le reazioni politiche di fronte ad un’eventuale opposizione dell’opinione pubblica o a possibili attacchi jihadisti come risposta alla presenza militare straniera”.

Quanto al ruolo degli Stati Uniti, ”non e’ detto che gli americani abbiano ancora l’interesse a farsi coinvolgere in operazioni di questo tipo, anche in aree cosiddette strategiche. Si conferma la ‘dottrina Obama’, la tendenza a guidare ‘dietro le linee’ fornendo supporto logistico e di intelligence per la localizzazione degli obiettivi grazie ai terminali della rete allestita nel Sahel, che raccoglie informazioni utili quando si tratta di organizzare i raid”.

”Non piu’ quindi interventi massicci diretti all’estero, ma sostegno dietro le quinte. Con due indubitabili vantaggi: meno perdite in vite umane e meno costi. Il limite -rileva- e’ che senza la presenza fisica sul terreno poi non si ha il pieno controllo del territorio”. In ogni caso, ”la Francia ha i mezzi tecnologici e militari sufficienti per colpire le milizie jihadiste in quella che e’ tradizionalmente la sua zona di influenza”.

Fonte: Adnkronos

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