1 dicembre 2011. Il ruolo delle forze armate non è in discussione e “tutti ci rendiamo conto che sono uno strumento indispensabile per qualunque paese sovrano e indipendente”.

Ma l’attuale struttura della difesa “ha un dimensionamento non più sostenibile” e “questo è un fatto ineludibile da cui trarre le dovute conseguenze”: occorre “intervenire sullo strumento militare per un ulteriore passo di riconfigurazione delle nostre forze armate che non potrà non investire il dimensionamento, la struttura, l’organizzazione”.

Giampaolo Di Paola si è insediato a Palazzo Baracchini solo da pochi giorni, ma ha già le idee molto chiare. I suoi trascorsi da capo di Stato Maggiore della Difesa gli sono tornati molto utili: “riconfigurazione” e “dismissioni”, sono le due parole che usa davanti alle Commissioni Difesa riunite di Senato e Camera per spiegare cosa intende fare a Palazzo Baracchini, nel massimo rispetto delle linee guida del governo di Mario Monti. Ovvero, rigore, equità e crescita.

Le scelte saranno dolorose e difficili, come quelle che l’Italia in questo momento deve affrontare, ha avvertito Di Paola. Lo strumento militare deve potersi riequilibrare sulla base del budget disponibile e questo quadro di rigore “non è solo una realtà ma anche un fatto di prospettiva ineludibile”. Riconfigurazione, dunque. Che significa, meno spese e meno personale. Ma anche dismissioni.

“Quello del patrimonio pubblico è uno dei pochi asset del paese per il risanamento. Anche la difesa deve fare la sua parte. Abbiamo un patrimonio immobiliare non più sostenibile, dobbiamo avere il coraggio di dismetterlo in maniera funzionale agli interessi del paese e della difesa”, ha spiegato Di Paola.

Interessi che l’Italia tutela anche attraverso le missioni internazionali. “Il ruolo e l’impegno delle forze armate italiane nelle missioni internazionali è cresciuto negli ultimi anni” e il nostro paese “sta dando prova di responsabilità, affidabilità e capacità nelle missioni internazionali, che non sono un lusso ma il giusto contributo allo sforzo della comunità internazionale per la nostra sicurezza e la sicurezza globale”, ha affermato Di Paola. L’Italia è decisa a continuare su questa strada, facendo fino in fondo la sua parte.

In Afghanistan – dove ci sono ancora dei “rischi” ma la situazione ha fatto registrare “innegabili progressi” – secondo il ministro occorrerà “muoversi in coerenza con gli impegni che il paese ha preso a livello internazionale”. “Ma da qui al 2014 ci sarà una progressiva, coerente, riduzione della presenza militare e poi, alla fine della transizione, verranno prese le valutazioni più opportune”.

Quanto al Libano, dal gennaio del 2012 l’Italia assumerà il comando della missione Unifil, su espressa richiesta delle Nazioni Unite, mentre continuerà a guardare con attenzione anche la situazione in Libia. A Tripoli, ha rivelato il ministro, potrebbe recarsi in un tempo ragionevolmente breve anche il presidente del Consiglio. D’altra parte, l’Italia ha “interesse a far sì che ci sia uno sviluppo in senso democratico del paese”.

Le forze armate italiane continueranno ad essere impegnate, inoltre, anche nell’attività di protezione delle vie marittime, “un fattore essenziale delle nostre economie”. Il fenomeno della pirateria, ha infatti ricordato Di Paola, resta “un problema presente e minaccioso” da affrontare di concerto con i partner internazionali e all’Unione europea.

Sul fronte interno, infine, i militari sono stati fortemente impegnati in una serie di missioni per la sicurezza e la pulizia delle città, per la gestione di emergenze causate da catastrofi ambientali e naturali. Da questo punto di svita, i soldati potrebbero tornare a Napoli per fornire un nuovo contributo alla rimozione dei rifiuti e il controllo della sicurezza dei siti sensibili. “Le forze armate sono al servizio del paese, contribuiscono quando e dove è necessario”, ma “questo non è il nostro compito principale”, ha detto di Paola.

Fonte: TMNews

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