Per il 64,8% di italiani il Paese fa bene a investire in Difesa. Il ministro: «Informerò i leader di tutti i partiti sullo stato delle nostre Forze armate»

di Giacomo Puletti

In occasione della presentazione dello studio di Fondazione Luigi Einaudi “Difesa, l’industria necessaria”, la direttrice di Euromedia Research, Alessandra Ghisleri, ha illustrato i dati del sondaggio “Il concetto di sicurezza tra gli italiani: percezione e declinazioni”. L’insicurezza economica è il fattore che più spaventa le mille persone intervistate. Il 25,1% teme di non avere abbastanza soldi per vivere, di avere una pensione bassa o non percepita o di perdere lavoro e risparmi. Per l’8,7%, invece, l’insicurezza maggiore è legata alle guerre in cui l’Italia è coinvolta indirettamente – con la vendita di armi a Paesi in guerra -, ai conflitti vicini, alle migrazioni di massa di persone che vivono in Paesi in guerra.

Complessivamente, il 64,8% degli intervistati ritiene che il nostro Paese faccia bene a investire nel comparto difesa e debba mantenere l’attuale livello di spesa (33,4%) o mettere più risorse (31,4%). Solo il 23% è contrario e spenderebbe meno. L’86,7% del campione associa alla parola “Difesa” il concetto di “Prevenzione e sicurezza”, il restante 13,3% quello di “Lotta e combattimento”. Emerge che il 68,3% è favorevole a una politica comune di difesa e sicurezza tra gli altri Stati membri dell’Ue, mentre il 13,3% non sa rispondere alla domanda, così come oltre il 40% degli intervistati non conosce la Nato (4,7%) o non sa spiegare correttamente cosa sia (35,6%). Inoltre, il 65,4% degli intervistati ritiene che l’Italia debba rimanere nella Nato, a differenza del 12,2% che vorrebbe l’istituzione di una forza difensiva europea, indipendente dagli Usa, e del 10,4% che preferirebbe la neutralità.

«Io ho chiesto al capo di stato maggiore della Difesa di darmi un quadro reale delle minacce secondo i vertici della difesa e dello stato attuale della nostra difesa. Quando ce l’avrò chiamerò tutti i leader politici del Paese al Ministero e li informerò di questa cosa. Non potendolo dire pubblicamente, lo dirò a tutti, uno per uno, in modo che non esista nessuno in questo paese che possa dire “Non lo sapevo” – ha detto all’evento il ministro della Difesa, Guido Crosetto – Dal giorno dopo ognuno avrà, nelle dichiarazioni che fa, la responsabilità di avere le stesse conoscenze che ha il ministro della Difesa sullo stato delle minacce e sullo stato di sicurezza del Paese». Non solo.

«Il governo lo sa – ha aggiunto – ho chiesto a Camera e Senato di poterlo dire anche ai gruppi parlamentari ma mi è stato detto che è impossibile perché avrei voluto farlo ad aula chiusa senza telefonini. Ma io sei mesi fa ho chiesto di poterlo fare a tutti i parlamentari. E vale per tutti, vale anche per il governo. L’ho chiesto anche ai miei colleghi di maggioranza perché ci sono momenti in cui la difesa non è del ministro della Difesa. La difesa è del paese, è della Nazione».

Al dibattito ha partecipato anche il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini del Pd. «La difesa è un tema che non interessa a nessuno fino a quando non c’è l’esigenza di discuterne perché condizioni di contesto obbligano a farlo. Quando se ne parla si sconta tutta l’impreparazione dal punto di vista politico e del dibattito pubblico. La difesa, l’autonomia strategica, l’indipendenza, la superiorità e la sicurezza sono tutti i temi con i quali saremo chiamati sempre di più a confrontarci in questa fase, che è la fase della competizione e della ricerca della supremazia, in cui ciascuno vuole avere le carte migliori nella costruzione del nuovo ordine globale – ha detto Guerini – Fortunatamente veniamo da decenni di pace. Il fatto che altri si occupavano della nostra sicurezza, come la Nato, ha probabilmente favorito l’allontanamento e la superficialità del dibattito politico e pubblico sul tema. Io sono molto curioso di capire quale sarà l’esito del prossimo summit della Nato. Ci sono dei punti interrogativi con i quali ci dobbiamo confrontare, secondo me è un passaggio decisivo e fondamentale che riguarda la certezza della nostra architettura di sicurezza. Oggi il tema articolo 5 non è così scontato, perlomeno nel dibattito pubblico dall’altra parte dell’Atlantico».

Fonte: Il Dubbio

Foto: Difesa

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