di Antonio Bettelli
Come ormai di consuetudine, anche quest’anno la comunità Sikh in Italia ha commemorato la partecipazione del reggimento Punjab dell’8^ Divisione Indiana ai combattimenti per lo sfondamento – da parte delle truppe angloamericane, alleate e italiane – della linea Gotica. I combattimenti ebbero luogo nell’autunno del 1944 sulle pendici appenniniche settentrionali del territorio comunale di Marradi, oggi amministrato dalla Provincia di Firenze, seppur orograficamente adagiato sul versante romagnolo dell’Appennino.
In particolare, dal 3 al 10 ottobre dell’anno che segnò nei fatti la svolta per la campagna di liberazione dell’Italia, il 1944 appunto, il superamento della doppia linea difensiva tedesca sullo spartiacque appenninico, dal versante tirrenico della provincia di Massa Carrara a quello adriatico di Pesaro, permise la prosecuzione dell’avanzata delle truppe alleate verso la pianura padana. Con ulteriori gravi sacrifici – tra cui la battaglia per la liberazione di Riolo dei Bagni (oggi Riolo Terme) a opera del Gruppo di Combattimento “Friuli” – si crearono le condizioni per il raggiungimento del capoluogo emiliano-romagnolo di Bologna il 21 aprile 1945, antefatto emblematico della definitiva liberazione dell’Italia il successivo 25 aprile.
Il contributo in vite umane offerto dai combattenti Sikh – giovani provenienti dall’altra parte del mondo, forse inconsapevoli di dove si trovassero e per quale causa stessero combattendo – raggiunse con la battaglia di Monte Cavallara l’acme del sacrificio. Centosessantadue furono le vittime provocate dall’azione di fuoco di un’unità da montagna tedesca, proprio in corrispondenza del casale e del podere che prendono il nome dal rilievo montuoso oggi divenuto simbolo di quella battaglia. I soldati indiani, combattenti coriacei come ricordato dalle parole scritte nei diari di combattimento, furono sorpresi dall’improvvido diradamento della nebbia che aveva fino al momento dello scontro garantito copertura al loro avvicinamento al caposaldo tedesco. L’inaspettato evento meteorologico, provocato dal vento che spesso attraversa i turbolenti crinali appenninici, espose i soldati indiani agli effetti devastanti dell’azione difensiva avversaria. Il sacrificio fu immane.
In corrispondenza del passo sottostante il monte Cavallara, oggi raggiungibile anche grazie a un sentiero del CAI dedicato ai percorsi della guerra di liberazione, nella primavera del 2013 venne eretto un cippo commemorativo in ricordo del reggimento Punjab dell’8^ Divisione Indiana.
Grazie alla volontà congiunta della comunità Sikh in Italia, rappresentata in particolare dall’agglomerato di Novellara nella provincia di Reggio Emilia, dell’amministrazione del Comune di Marradi – anche in rappresentanza delle comunità montane delle valli del Lamone e del Senio – e dell’Associazione Reduci del Gruppo di Combattimento Friuli, all’epoca della fondazione presieduta dal compianto storico Romano Rossi, da più di dieci anni, la data del 2 giugno e il Monte della Cavallara ospitano il ricordo di quei fatti d’arme.
Alla presenza del vice sindaco di Marradi, Andrea Badiali, del generale di corpo d’armata (ris) Antonio Bettelli, dell’Associazione Gruppo di Combattimento Friuli e già comandante dell’omonima unità dell’Esercito, e del rappresentante della comunità Sikh in Italia, Satman Singh, la breve cerimonia ha avuto inizio con alcune preghiere recitate in conformità ai riti religiosi sikh e cattolico, quest’ultimo grazie alla partecipazione del parroco di Marradi, don Mirko Santandrea, incaricato della Diocesi di Faenza-Modigliana per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso. A seguire, si è svolta la deposizione di una corona commemorativa predisposta dall’amministrazione comunale locale cui hanno fatto da corollario le note del “silenzio”. Alcune brevi allocuzioni da parte delle autorità presenti hanno preceduto l’inno di Mameli.
Folta è stata la partecipazione della gente del luogo, ancor più quella di un nutrito gruppo di escursionisti del CAI di Faenza che ormai consuetudinariamente raggiungono il luogo della commemorazione percorrendo i locali sentieri e, in particolare tra questi, un itinerario tracciato specificamente in ricordo della Battaglia della Cavallara.
Tra le presenze alla cerimonia, è significativo rammentare quelle della moglie Anna e del figlio Stefano del presidente Romano Rossi – unanimamente riconosciuto come il fautore della commemorazione della Cavallara, ma anche di numerose altre opere storico-documentali dedicate al Gruppo di Combattimento “Friuli” – quella di Irene Alpi, Presidente del Comitato Onorcaduti di Crespino del Lamone e Fantino – luoghi dell’eccidio di quarantaquattro civili tra il 17 e il 18 luglio 1944 a opera dei nazifascisti – e quella di Guido Ciani, classe 1940, caporal maggiore del plotone alpini paracadutisti Orobica agli albori del paracadutismo militare italiano, cittadino della comunità “marradese” e manutentore spontaneo, per puro amore del luogo, dello spazio che ospita il cippo commemorativo.
Nel corso della cerimonia, è stato ricordato il valore del sacrifico compiuto dai soldati Sikh e, con loro, di quanti combatterono per la Campagna di Liberazione. Quegli accadimenti sono stati il prologo della libertà conferita alla Nazione dallo sforzo bellico alleato. Libertà che sarebbe stata tuttavia priva del valore della dignità se alla campagna militare per il suo perseguimento non vi avessero partecipato, con onore e con sacrificio, i soldati italiani dei Gruppi di Combattimento, cioè delle formazioni del rigenerato Esercito Italiano nate tra le fila del Corpo d’Armata di Liberazione dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. La Liberazione gettò le fondamenta per la nascita della Repubblica Italiana, suffragata dall’esito referendario del 2 giugno 1946.
La Repubblica è, secondo i principi definiti nella nostra Carta costituzionale, alveo della democrazia liberale in cui si è sviluppato il percorso di ricostruzione dell’Italia dopo la guerra e grazie al quale il popolo italiano ha vissuto ottant’anni di pace e di benessere.
Quegli stessi principi costituzionali evocano, per originaria e chiara volontà dell’assemblea costituente, i valori dell’accoglienza, della tolleranza, dell’inclusione. Per la gente del luogo, ma anche per i numerosi ospiti, ricordare insieme alla comunità Sikh i fatti d’arme che contribuirono alla liberazione di quelle terre, e farlo soprattutto in occasione della Festa della Repubblica, è una dimostrazione evidente del sentimento di fratellanza che può nascere tra comunità distanti nella cultura, ma in realtà fraternamente congiunte dal valore inclusivo del comune sacrificio.
Al termine della cerimonia, i partecipanti all’evento commemorativo sono stati ospitati dalla parrocchia della locale frazione di Lutirano, il cui giardino, irraggiato dal primo sole estivo della stagione e accarezzato dalla brezza della valle dell’Acerreta, ha funto da luogo di convivio per alcune pietanze della tradizione indiana preparate dalla comunità Sikh.
Grazie all’ospitalità del parrocco di Marradi e del bravo diacono Gianluca, curatore di un interessante notiziario della comunità parrocchiale, per l’occasione dedicato alla commemorazione della battaglia della Cavallara, è stato possibile trascorrere e celebrare la Festa del 2 giugno in un clima di benevolenza, di vicinanza e di amicizia.