di Annalisa Cuzzocrea

È impossibile capire che statistiche guardi, il presidente del Senato Ignazio La Russa. Chi fornisca a lui, al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, alla stessa premier Giorgia Meloni, numeri che li confortino in quel che vogliono credere: la violenza sulle donne è colpa dell’uomo nero. Il lupo cattivo. Lo straniero marginale. Sembra di essere ripiombati nelle cartoline di propaganda dell’Italia fascista: «Difendila. Potrebbe essere tua nipote tua madre tua moglie tua sorella tua figlia». L’uomo nero che violenta la donna bianca, manifesto del Nucleo propaganda del 1944 conservato nella biblioteca di Biella (nella foto). È lì il pericolo. È così che vi stiamo proteggendo, donne. Non con città più illuminate, con servizi pubblici adeguati, con la cura della comunità, con il numero antiviolenza 1522 pubblicizzato in ogni scuola e in ogni ufficio pubblico.

Non con i corsi di formazione agli operatori, con rifugi sicuri per donne e bambine che a casa al sicuro non sono affatto, col supporto psicologico diffuso, con strutture che si prendono cura sul serio e capillarmente del disagio mentale. No, a che volete che serva tutto questo? Vi stiamo proteggendo cercando di chiudere i nostri confini e di spedire prima o poi qualcuno in Albania sperando di potergli rifiutare il permesso di soggiorno.

La lotta all’immigrazione illegale non c’entra nulla con la violenza contro le donne, ma questa maggioranza ha deciso di metterla al centro del discorso. La panchina rossa inaugurata ieri al Senato, con una striscia tricolore che la rende la prima panchina rossa sovranista del Paese, dice questo, ancora una volta. Prima ancora che lo ripeta, come ha fatto, Ignazio La Russa. Che l’unico motivo per cui a questa destra interessa parlare di violenza contro le donne è per prendersela con gli immigrati in nome di statistiche inesistenti e di una propaganda vecchia di cento anni.

Non interessa al presidente del Senato che quasi tutte le 90 vittime di femminicidio di quest’anno siano state uccise da italiani. Che a essere accusato di aver fatto volare giù da un balcone una bambina di tredici anni sia l’ex italianissimo fidanzatino di appena 15 anni. Che siano italianissimi Filippo Turetta, l’omicida di Giulia Cecchettin, e Alessandro Impagnatiello, l’assassino di Giulia Tramontano e del bambino che portava in grembo. Che lo siano i giovani che hanno violentato una ragazza a Palermo e quelli che hanno stuprato due bambine a Caivano. Che lo fosse chi sempre a Caivano ha fatto volare dall’ottavo piano la piccola Fortuna Loffredo, sei anni, dopo averne ripetutamente abusato. Non interessa fare alcun lavoro culturale che – così ci avevano annunciato un anno fa – era stato al centro addirittura di una telefonata tra le prime due leader donne del Paese, Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Acqua passata, buona per i titoli del 2023, quando le ragazze erano in piazza a far rumore con le chiavi e dire basta. Per i titoli di quest’anno serve la caccia all’uomo nero, che tanto i braccialetti elettronici in troppi casi non hanno funzionato.

Le leggi non sono sufficienti, lo ha detto anche la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, ma allora che si fa? Si nega la radice culturale del patriarcato che è il germe della maggior parte dei femminicidi. Si nega che in questo Paese tantissimi uomini pensano di poter possedere una donna perché questo hanno respirato, fin da bambini, e quando capiscono che non è vero decidono di cancellarla, quella donna. Si negano gli stupri di italianissimi ragazzi della buona società capaci solo di dire, magari di ragazze incoscienti, che loro «ci stavano». Si nega che nelle scuole siano stati bloccati tutti i corsi di educazione all’affettività, al rispetto, ai sentimenti, perché destra e sinistra non sono state capaci di trovare un terreno comune. Si nega di aver applaudito l’anno scorso «C’è ancora domani» riconoscendo quelle case dell’immediato dopoguerra, quei tinelli, quelle botte, quei soprusi. Si nega tutto, per poter continuare a non fare nulla.

Oggi saranno presentate in Parlamento le linee antiviolenza per gli operatori stilate da una commissione tecnica nata con il governo Draghi e confermata dalla ministra Roccella. Sono un lavoro serio, un passo avanti importante, e bipartisan, ma questa maggioranza è capace di usarle davvero? Di valorizzarle? Di metterle al centro? Non c’è propaganda lì dentro, c’è la realtà. E nella realtà, l’uomo nero è quasi sempre bianchissimo. Ti respira accanto. Nessuno ti avverte, tutti dicono: è una persona normale. Fino al giorno in cui decide di cancellarti per uno qualsiasi dei motivi per cui 90 uomini quest’anno hanno deciso di cancellare 90 donne. Diventi un numero in più sul contatore.

Spesso hai chiesto aiuto, e non sei stata ascoltata. Spesso ti hanno chiesto: è sicura di denunciare? Spesso sei stata tu a chiederti: «Ma come faccio coi soldi? E coi bambini, come faccio?», invece di prendere la porta e andare via. Perché da piccola ti hanno insegnato che il mostro è fuori dalla porta, e chi in questo Paese nega il patriarcato solo per poterlo difendere, quella cultura non ha nessuna intenzione di cambiarla. E di conseguenza, non ha nessuna intenzione di salvarti.

Fonte: La Stampa

 

 

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here