di Michelle Zarfati
Un premio per la pace per gli inviati di guerra, per i direttori e per i giornalisti che cercano di spiegare i conflitti, finendo alle volte nel mirino. Si è svolta in Campidoglio la cerimonia, “Un giglio per la pace e la libertà di stampa” promosso dall’università E-campus, con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio in collaborazione con Roma Capitale, guidata dalla giornalista Eleonora Daniele. Molte le testimonianze sull’andamento dei conflitti in Medioriente e in Ucraina. Toccante quella di Elisabetta Fiorito (nella foto). La giornalista parlamentare di Radio 24 ha ringraziato la giuria dedicando il suo premio ad Ariel e Kfir Bibas, i più giovani ostaggi detenuti dal sette ottobre da Hamas.
“Vorrei dedicare questo premio ai due bambini nella speranza che siano ancora vivi, ostaggi nelle mani di Hamas dal 7 ottobre, ma vorrei dedicarlo anche a tutti gli ostaggi. Spero possa esser raggiunta presto la pace in Medio Oriente e che possano tornare tutti a casa” ha detto Fiorito durante la sua premiazione. La giornalista, che ha dedicato la sua ultima opera a Golda Meir, è stata premiata per “aver messo la lunga esperienza di giornalista politica – svolta in Italia a livello internazionale – al servizio della scrittura pubblicando romanzi, pièce teatrali e articoli in cui denuncia come l’avidità e l’assenza di etica nel mondo finanziario. Ma anche per i recenti editoriali e articoli in cui denuncia il silenzio sugli stupri delle donne israeliane avvenuti per mano di Hamas dal 7 ottobre e per essere sempre attiva nella condanna dell’antisemitismo”.
Molti i nomi illustri del giornalismo tra cui Maurizio Molinari, direttore di Repubblica e Luigi Contu, direttore dell’Agenzia di stampa Ansa. “La libertà di stampa oggi è aggredita in maniera diversa su ogni singola piattaforma”, spiega Molinari. “È difficile fare il giornalista in zone di conflitto perché chi opera in zone di conflitto ha interesse a che questo non avvenga. Ma questo avveniva anche 100 anni fa” Un allarme anche per l’occidente. “È difficile fare il giornalista nelle nostre democrazie – il monito di Molinari – perché questo principio viene costantemente aggredito dalle fake news, le bugie e l’odio che circolano nel web soprattutto in tempi di conflitto”. “Libertà di stampa e pace devono stare insieme”, auspica Luigi Contu, direttore dell’Ansa. “Bisogna continuare a seguire le regole del buon giornalismo che significa verifica, verifica, verifica della notizia e oggettività. Quando sono diventato direttore dell’Ansa inaspettatamente dissi che i giornalisti dell’agenzia erano le sentinelle dell’informazione. E lo siamo sempre di più e la guerra che ci circonda rende ancora più difficile il nostro lavoro, ma bisogna mantenerci con la schiena dritta”.