di Carmelo Abisso

Il Club Atlantico ha organizzato il 14 marzo presso The Sydney Hotel di Bologna l’incontro dal tema “La figura della donna nei suoi romanzi (gialli) storici incentrata sulla vita del guerriero passato e presente”. Opere dove le regole classiche del mistery si intrecciano con quelle del romanzo storico e del racconto di introspezione psicologica. Ospite la scrittrice Ben Pastor. Ha introdotto e moderato l’evento il generale Giorgio Battisti, presidente del Club Atlantico di Bologna.

Ben Pastor, nata a Roma, laureata in Lettere con indirizzo archeologico presso l’università La Sapienza, docente di scienze sociali nelle università americane, ha scritto narrativa di generi diversi con particolare impegno nel poliziesco storico. E’ la creatrice delle serie di Martin Bora (La sinagoga degli zingari e La Venere di Salò, gli ultimi due romanzi per Sellerio), Elio Sparziano (La morte delle sirene, ultimo libro per Mondadori) e di Karel Heida nel ciclo di Praga.

Perchè una donna parla di guerrieri ?

Perchè la montagna è lì e bisogna scalarla. L’autorità non ha genere, si tratta di interesse e di una passione particolare. Gli uomini quando sono tra loro parlano di donne diversamente da quando ci sono donne presenti. Cambia il codice linguistico. Con me non dovranno cambiare codice. Sono quattro i motivi del cambio codice, il fenomeno della conversazione al maschile. Il primo, dualismo primario, tipico dei giovani di vent’anni, ovvero il desiderio di ribadire la separazione fra generi “Noi siamo noi e loro sono loro”. Secondo, empatia di genere, tra maschi non si fanno sconti, ne smancerie o segni di tenerezza. Terzo, urgenza di rivalsa, verso donne ritenute oppressive o di impaccio emotivo. Quarto, convinzione che tra uomini ci si senta meglio, cameratismo fraterno o templarismo, l’affetto virile tra uomuni, “siamo tra noi”. Ho deciso di avere protagonisti i maschi che seguono tutte queste regole.

Chi sono le donne del guerriero ?

Intanto devo definire chi è il guerriero. E’ il soldato professionista, di qualunque grado, che abbia introiettato la dignità e l’orgoglio del mestiere delle armi, che comincia in Prussia con Federico II. Per primo riuscirà a trasformare un gruppo di uomini, che combattono insieme con regole condivise, in una macchina da guerra in cui l’orgoglio professionale e la dignità siano uno degli elementi portanti. I miei protagonisti sono Martin Bora, un ufficiale tedesco della seconda guerra mondiale, viene da una famiglia di militari, Elio Sparziano, uno storico e investigatore, viene da una famiglia proletaria, l’esercito per lui rappresenta un riscatto, Karel Heida, agli inizi della Grande Guerra. Hanno in comune una certa introversione, un senso dell’ironia, sono leali fino all’eccesso. Queste sono le regole di comportamento, sono il mio guerriero. Le donne ? A volte possono essere tiratrici scelte, come una sovietica, personaggio incredibile che fa un lavoro da uomo, a volte una consigliera, una maga, come Remedios che incontra un giovane Martin Bora. Un tipo di donna nella quale mi piace riconoscere la femminilità che non giudica, che sa essere amica, sodale, oltre che amante.

Cosa succede quando gli uomini incontrano le donne ?

Quando Sparziano, in missione in terra di Palestina, sente l’anziana contadina che lo ospita preparare il cibo del mattino, si dice “Dubito che il sole stesso sorgerebbe se non sentisse le donne muoversi nelle loro cucine”. C’è una intera gestualità, modesta, quotidiana, nel nostro intimo c’è una casa ideale creata dalla donna. Il ruolo delle madri, tutti i protagonisti sono anche figli, si definisce secondo un’ottica positiva. Le cortigiane hanno un ruolo nei miei romanzi. Sparziano scrive una guida storica dei bordelli imperiali, ne riconosce l’importanza come luogo di incontro, di ascolto. Le mie donne accettano le relazioni amorose, le rifuggono, si spazientiscono. Devono muoversi, amare, parlare, devono saper deludere, perdonare, l’importante e che non cedano, non siano delle sconfitte. Dal punto di vista dell’ottica femminista mi ha colpito, negli ultimi tempi, che diverse donne impegnate in politica hanno deciso di gettare la spugna, l’ho vissuta come una sconfitta. Cerco di avere donne che non gettano la spugna nei miei romanzi, sanno mantenersi nella loro piccola dignità di femmine e di donne.

Parliamo del nuovo protagonista ?

Siamo nel diciasettesimo secolo, nel 1631, agli sgoccioli dell’epidemia di peste. Mi interessa raccontare la struttura politica e militare della Spagna nella Milano del 1600, il cosidetto Milanesado, fiore all’occhiello degli spagnoli che avevano un amore particolare per la Lombardia e per Milano, una città molto vivace, economicamente forte, oltretutto abitata da gente spigliata. Questa convivenza tra italiani e spagnoli è una osmosi che mi piace avere l’occasione di raccontare.

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