Nei giorni in cui Stati Uniti ed Europa decidono di intensificare il proprio sostegno all’Ucraina con l’invio di un consistente numero di carri armati, pubblichiamo ampi stralci dell’intervento che il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg (nella foto), ha tenuto il 5 gennaio scorso alla conferenza annuale degli imprenditori norvegesi.

Cari tutti, è bello essere presenti alla Conferenza annuale della Confederazione norvegese delle imprese (NHO). Ricordo molto bene la prima volta che sono stato qui. All’inizio degli anni 90, in qualità di ministro per l’economia e l’energia, come si chiamava allora, appena nominato (…) Ricordo in particolare del pacchetto di ristrutturazione del comune di Sør-Varanger, dopo la chiusura della miniera e dell’impianto di pellet. Una parte importante di questo pacchetto consisteva nell’investire pesantemente nel commercio e negli investimenti attraverso il confine appena aperto con la Russia. Era un’epoca nuova e ottimista. Il Muro di Berlino era caduto e la Guerra fredda era finita. La democrazia e la libertà si diffondevano in Europa e nel resto del mondo. Ora sono di nuovo qui, alla conferenza annuale di NHO. In un mondo completamente diverso. La distensione si è trasformata in alta tensione e in una nuova guerra. I regimi autoritari stanno aumentando. La democrazia arretra. La globalizzazione è in declino. Oggi, questa nuova realtà è visibile soprattutto attraverso la guerra di aggressione del presidente Putin contro l’Ucraina. La sua brutalità ha scioccato molti. Ma non c’è motivo di essere sorpresi. Avevamo previsto questa guerra. Fa parte di uno schema in cui Mosca usa la forza militare per raggiungere i suoi obiettivi politici. La brutalità a Grozny. L’invasione della Georgia. Il bombardamento di Aleppo. E la guerra in Ucraina non è iniziata lo scorso febbraio. E’ iniziata nel 2014. Con l’annessione della Crimea da parte della Russia e gli attacchi nell’Ucraina orientale. (…) Qualche ora dopo l’invasione, abbiamo attivato i nostri piani di difesa e aumentato significativamente la nostra presenza militare, dal Mar Baltico al Mar Nero. Ora abbiamo ancora più soldati in stato di massima allerta. Non per provocare un conflitto, ma per evitare che la guerra in Ucraina diventi una guerra vera e propria tra la Nato e la Russia. E per eliminare qualsiasi margine di incomprensione e di giudizio errato a Mosca sulla nostra capacità e volontà di difendere il territorio della Nato. Una difesa forte assicura la pace. Se Putin vincerà in Ucraina, sarà una tragedia per gli ucraini. Ma è anche pericoloso per noi. Perché ci renderà più vulnerabili. Non ci sarà una pace duratura se l’oppressione e la tirannia vinceranno sulla libertà e la democrazia. Le guerre sono imprevedibili. È impossibile dire quando o come finirà la guerra in Ucraina. Ma quello che sappiamo è che la maggior parte delle guerre finisce al tavolo dei negoziati. Molto probabilmente anche questa. Ciò che gli ucraini possono ottenere al tavolo dipende dalla loro forza sul campo di battaglia. Quindi, se vogliamo una soluzione di pace negoziata, in cui l’Ucraina sopravviva come paese democratico indipendente in Europa, il modo più veloce per arrivarci è sostenere l’Ucraina. Le armi sono – di fatto – la via per la pace. A prescindere da quando o come finirà questa guerra, dobbiamo accettare che la situazione della sicurezza in Europa è cambiata in modo permanente. Il regime di Mosca vuole un’Europa diversa. Vuole controllare i paesi vicini e vede la democrazia e la libertà come una minaccia. Questo pone la Russia in una posizione di costante conflitto con l’Occidente. Quindi, anche se questa guerra finisce, i problemi nelle nostre relazioni con la Russia persistono. Le forze ucraine hanno inflitto pesanti perdite alla Russia in Ucraina. Ma i russi hanno dimostrato ancora una volta la volontà di correre grandi rischi e sopportare grandi perdite umane. Hanno già mobilitato 200.000 truppe supplementari. Inoltre, sappiamo che possono acquisire molto materiale nuovo. E, cosa forse più importante, non c’è alcuna indicazione che le ambizioni della Russia siano cambiate. E’ pericoloso sottovalutare la Russia. Permettetemi di condividere tre lezioni che credo possiamo già imparare dalla guerra in Ucraina. Primo: dobbiamo investire ancora di più nella difesa. Questo è il messaggio della Nato da molto tempo. E mi avete sentito parlarne molte volte in passato. Ora penso anche che tutti si rendano conto che abbiamo bisogno di una difesa più forte. Con truppe più pronte. Equipaggiamento moderno. E soldati ben addestrati. Questo costa. La seconda lezione è che è pericoloso dipendere da regimi autoritari. Non molto tempo fa molti credevano che l’acquisto di gas dalla Russia fosse una questione puramente commerciale. La realtà è che si tratta di una questione politica. Si tratta della nostra sicurezza. Gli affari sono anche politica. Non dobbiamo ripetere questo errore con altri regimi autoritari. Non ultimo la Cina. Non dobbiamo renderci vulnerabili diventando troppo dipendenti da materie prime e prodotti critici. Non dobbiamo esportare tecnologia che possa essere usata a sua volta per minacciarci. Non dobbiamo perdere il controllo delle infrastrutture critiche, essenziali sia per la società civile che per le attività militari. Come porti, ferrovie, telecomunicazioni – reti 5G. Continueremo a commerciare con la Cina. Ma deve essere fatto in modo da non minare la nostra sicurezza. E’ una responsabilità condivisa. Le autorità hanno la responsabilità di stabilire regole e quadri di riferimento. Ma anche le aziende hanno la responsabilità indipendente di esercitare il dovuto controllo. (…) In un mondo più pericoloso, è ancora più importante che noi, che crediamo nella libertà e nella democrazia, restiamo uniti. Non perché abbiamo sempre ragione. Non perché non commettiamo mai errori. Né perché siamo sempre d’accordo. Ma perché condividiamo gli stessi valori. E perché siamo molto più forti insieme che da soli. La Nato rappresenta il 50 per cento della potenza economica mondiale e il 50 per cento della potenza militare mondiale. In un certo senso, si tratta di mezzo mondo riunito per garantire la pace reciproca. E per continuare a preservare la nostra libertà e la nostra democrazia. Quindi, finché ci occuperemo della Nato, la Nato si occuperà di tutti noi.

Fonte: Il Foglio 

Foto: Werner Juvik (Nettavisien)

 

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