In sede di replica nel dibattito sull’Ucraina al Senato il Ministro alla Difesa Guido Crosetto ha spiegato in cosa consiste “lo spirito italiano” davanti a una guerra. Ha detto Crosetto : “Che cos’è l’approccio italiano alla guerra? Non è certo fare l’elogio della guerra o perseguire la guerra. L’obiettivo finale, lo spirito di ogni governo italiano, del nostro come di quelli passati, è di arrivare a un tavolo di pace, fare finire la guerra e la violenza. In buona sostanza, l’approccio italiano è di fare quello che ci obbliga e ci invita a fare, anche se non volessimo farlo, la nostra Costituzione perché le nostre Forze armate non nascono per essere utilizzate come strumento per imporre qualcosa ad altre nazioni. Le nostre Forze armate nascono per difendere l’Italia e il suo suolo, per aiutare le popolazioni in caso di calamità naturale e per contribuire alle operazioni internazionali di pace, come abbiamo sempre fatto negli ultimi vent’anni.
Vorrei spiegare la mia tesi, un altro esempio che non riguarda la guerra in Ucraina. In questi giorni c’è un altro fronte drammatico che si sta aprendo in Europa, quello della continua e pericolosa tensione tra due stati confinanti nei Balcani, Kosovo e Serbia. Braci che continuano ad ardere sotto la cenere anche quando sembrano spente. L’Italia , tra l’altro, intervenne in quella zona con un intervento militare. L’unico intervento militare diretto compiuto dall’Italia in tanti decenni. Eppure siamo stati proprio noi italiani quelli che, in questi vent’anni, hanno garantito in quella zona la pace dimostrando a due popolazioni tra loro da sempre in contrasto come si può essere amici degli uni e degli altri. E il rispetto e la riconoscenza che si è guadagnata l’Italia in quelle zone è un rispetto e una riconoscenza che deve dire grazie all’impegno di migliaia di persone senza nome che indossano la divisa italiana e che, su quei confini, hanno dimostrato che “l’approccio italiano” era un approccio di pieno rispetto anche delle diversità e delle differenze di quei popoli e di quelle nazioni. Un approccio grazie al quale i nostri soldati hanno saputo farsi apprezzare dagli uni e degli altri dei due paesi e nazioni, vicine ma in tensione, proprio per la capacità di rispettare quelle popolazioni.
Ebbene, proprio questo è quello che ha concesso a me ed al Ministro Tajani di essere accolti come amici in tutte e due le nazioni ed è questo lo spirito che deve consentirci, nei prossimi mesi, di cercare di buttare molta acqua sul fuoco in quella zona drammatica dove il fuoco cova sotto la cenere. Un fuoco che mi preoccupa molto. Ma nessuno come l’Italia può farlo, forte della storia di pace che abbiamo portato attraverso le nostre Forze armate negli ultimi vent’anni. E non è un caso che sia serbi che kosovari ci chiedano, in questo momento, nel nord del paese, di schierare le truppe Kfor, comandate da un italiano, perché sono garanzia per tutti e due gli schieramenti. Questo è lo spirito che ci anima in tutta la nostra politica internazionale e questo è lo Spirito che ci anima anche quando parliamo e ci poniamo nel rinnovare il nostro impegno verso l’Ucraina. Questo è lo spirito e l’approccio italiano alla guerra. Uno spirito e approccio di pace, rispetto e continua incessante ricerca del negoziato”.
Foto: Fabrizio Corradetti / ipa-agency.net