di Carmelo Abisso *

Tre anni dopo l’ultima adunata e trascorso un mese dal ritorno della bandiera di guerra a Firenze, 137 veterani del 78° reggimento “Lupi di Toscana” si sono riuniti il 6 novembre nella caserma Predieri di Rovezzano in occasione della festa di corpo del reggimento, che ricorda il fatto d’arme del 3 novembre 1916, quando dopo durissimi combattimenti, i Lupi conquistarono la quota 434 di Dosso Faiti, collina che domina la piana di Gorizia.

Insieme con i veterani, di fronte allo storico monumento, un tempo alla caserma Gonzaga di Scandicci, erano presenti il generale di corpo d’armata Gaetano Zauner, sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito e decano dei Lupi in servizio, il generale di corpo d’armata (aus) Bruno Stano, già comandante delle Forze operative nord, il generale di divisione Michele Risi, comandante della Divisione “Vittorio Veneto” e il colonnello Carlo Pasqui, comandante del 78° reparto comando e supporti tattici “Lupi di Toscana”.

“È per me un grande onore da neo comandante della Divisione “Vittorio Veneto” condividere con voi questa giornata due giorni dopo la festa delle Forze armate e tre giorni dopo la festa del reggimento – ha detto il generale Risi nel suo intervento – Ancorché non presente, prima di ogni cosa voglio porgere un rispettoso saluto alla gloriosa bandiera di guerra del 78° reggimento “Lupi di Toscana”, rivolgendo un pensiero di gratitudine ai nostri caduti. Saluto e ringrazio il generale Bruno Stano e il generale Gaetano Zauner ai quali sono legato da lunga amicizia e da cui ho imparato il mestiere delle armi e li ringrazio per essere qui con noi oggi a dimostrazione dell’attaccamento ai Lupi e ai valori che incarnano. Non mi permetto di dilungarmi nel ripercorrere la storia che ha fatto del 78° reggimento “Lupi di Toscana” uno dei reparti più valorosi e blasonati dell’Esercito. Però mi piace ricordare che lupi e alpini hanno condiviso le asprezze del combattimento in montagna sia nella prima che nella seconda guerra mondiale. Sia nelle alpi Carniche che sulle montagne dell’Epiro. Sono fermamente convinto e sposo con tutto me stesso quanto insegnava Tucidide “..bisogna conoscere il passato per comprendere il presente e orientare e creare il futuro”. Per me, ad esempio, riscoprire che nella storia dei Lupi c’è anche la storia della Julia, quando il 10-11 gennaio del 1941 sei battaglioni di fanteria della Divisione Lupi rinforzarono la Divisione alpina Julia consentendo uno scavalcamento ordinato e la ripresa delle operazioni, mi lega ai Lupi nel nostro comune retaggio e da nuovo senso al mio impegno qui come comandante della Divisione “Vittorio Veneto”. Per questo motivo sono grato allo Stato Maggiore dell’Esercito di aver deciso di onorare gli uomini e le donne del mio reggimento di supporto, concedendo il privilegio di diventare gli eredi degli eroi che nel Carso a me caro, affermarono con il loro coraggio la volontà di restituire all’Italia le terre irredente. Sono certo che ora, ancor di più, avendo una storia, comprenderanno il presente e, concedetemi di variare leggermente le parole di Tucidide, modellare il futuro diventando pilastro della Divisione “Vittorio Veneto” e della Mutinational Division South. Concludo dicendo che mi sento onorato di avere il 78° reparto comando e supporti tattici “Lupi di Toscana” alle mie dipendenze e anche il mio impegno sarà incrollabile per essere all’altezza di questo retaggio, che mi impegno a tramandare in ogni occasione. Viva i Lupi di Toscana, viva l’Italia!”.

E’ intervenuto poi il generale Stano: “Ringrazio il generale Risi per l’ospitalità. Ringrazio Riccardo Grazioli che ci ha consentito di riprendere le antiche usanze. Siamo orgogliosi del ritorno a Firenze della nostra bandiera di guerra. Saluto gli ex comandanti di reggimento presenti, Villani, Mocellin, Palcani e il nuovo comandante Pasqui. Vorrei ricordare dal 2019 quelli che non ci sono più, Ugo Di Napoli, Lucio Mazzei e Giancarlo Magnone. Diamo sempre vita a quel sentimento che ci unisce, il senso di appartenenza e lo spirito di corpo dei Lupi”.

“La bandiera di guerra rappresenta il simbolo intorno al quale noi ci stringiamo – ha detto il generale Zauner concludendo gli interventi – Vedere le bandiere al museo mi piangeva il cuore. Mi sono prodigato per riportarle ai reparti. Scelta giusta, della quale dobbiamo essere fieri ed orgogliosi, sono sicuro che il colonnello Pasqui lo sia. Non vi nascondo la mia emozione quando oggi il picchetto d’onore ha gridato Lupi! Sono tornato giovane tenente a quel 3 gennaio 1986 alla caserma Gonzaga di Scandicci. Questo è lo spirito che deve aleggiare, sono mostrine “pesanti” quelle dei Lupi. Noi siamo la Storia e dobbiamo essere orgogliosi di rappresentarla. Viva i Lupi di Toscana, viva l’Esercito!”.

Dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumento, l’onore ai caduti e il silenzio fuori ordinanza, è partito l’inno dei Lupi chiamato alla voce dal colonnello (ris) Luca Dottarelli con il “T’han veduto in Val Daone” e cantato con passione dai veterani. In seguito, nella cappella della caserma, il cappellano militare, don Antonio Di Savino, ha celebrato la santa messa. Nell’omelia il commento del Vangelo di Luca 20, 27-38, i sadducei e la risurrezione.

Il raduno si è concluso presso il circolo unificato di presidio di via della Scala con la consumazione del pasto e la consegna dell’oggetto ricordo, un fermacarte con due teste di lupo e il motto del reggimento “Tusci ab hostium grege legio vocati luporum”.

“A distanza di tre anni dal mitico raduno del 3 novembre 2019 – ha commentato a margine dell’evento il generale di divisione (ca) Enrico Mocellin, 72° comandante del reggimento (1992-1995) – i Lupi di Toscana si sono incontrati alla caserma Predieri, davanti al loro amato monumento. Erano presenti militari di professione e di leva, la maggioranza in congedo, che avevano prestato servizio nel reggimento fanteria del dopoguerra, nei battaglioni motorizzati della ristrutturazione 1975, nel reggimento meccanizzato del 1992, nel reggimento addestramento volontari del 1998. Le differenze di grado, di età, di esperienze professionali non contavano: l’atmosfera era quella di un incontro tra amici, uniti dall’orgoglio della comune appartenenza e dalla fratellanza del Branco. Quello che più mi ha colpito e commosso non è stato il piacere di ritrovarsi, per quanto forte. Prima che iniziasse la cerimonia, ho consegnato al 79° comandante, colonnello Carlo Pasqui, alcuni libri sulla storia del Corpo che avevo raccolto nel tempo. La sua soddisfazione e il suo interesse erano prevedibili ma non la curiosità, l’emozione e lo stupore di alcuni suoi collaboratori, cui ho raccontato alcuni episodi dal sapore leggendario ma veri delle due guerre mondiali. Erano giovani provenienti da esperienze differenti ma che avevano conferma che, con la bandiera del 78°, avevano ricevuto un’eredità di gloria, di sacrificio, di onore di cui potevano essere orgogliosi e dovevano essere meritevoli. Noi Lupi del passato abbiamo degli eredi: il Branco vive ancora, la sua storia continua”.

* generale di brigata (ris), già comandante di battaglione del 78° reggimento fanteria “Lupi di Toscana” (1993-1995)

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