Il Consiglio dei Ministri, ieri sera, ha votato il rinnovo delle missioni internazionali e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo presentate dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

La deliberazione è stata adottata previa comunicazione al Presidente della Repubblica e sarà successivamente trasmessa alle Camere per la discussione e l’autorizzazione con appositi atti di indirizzo. La delibera concentra forze e risorse nelle aree di prioritario interesse per l’Italia valorizzandone al massimo in termini di sicurezza, anche in relazione ai riflessi interni e di tutela degli interessi nazionali, e vede la Difesa impegnata nelle aree di maggior rilievo strategico per il Paese.

Il provvedimento approvato fa riferimento al concetto di “Mediterraneo Allargato” nella sua accezione di spazio geopolitico multidimensionale che ricomprende culture e società differenti ma sempre più strettamente interconnesse, dal punto di vista economico e della stabilità, e caratterizzate da crisi e problematiche i cui effetti si riverberano, inevitabilmente, sull’Europa.

L’impegno italiano nel mondo – nello specifico – si sostanzia in complessive 40 missioni per l’anno 2021, prevedendo la conferma delle 38 missioni internazionali già in atto nel 2020 in tre continenti e l’avvio di 2 nuove operazioni: nello Stretto di Hormuz con l’impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza, nell’ambito dell’iniziativa multinazionale europea Emasoh, e in Somalia dove un rappresentante italiano prenderà parte all’United Nations assistance mission (Unsom).

Tali impegni operativi – in un’analisi per quadranti – si dispiegano:

– nell’area africana, con 17 missioni, a conferma della strategia italiana volta a promuovere una maggiore attenzione verso il Sud e – in particolare – verso quella parte del Continente Africano che si sviluppa all’interno di un immaginario triangolo, i cui vertici congiungono quadranti tra loro distanti ma interconnessi: a sud-ovest c’è il Golfo di Guinea, a sud-est il Como d’Africa, e al vertice nord, sulle sponde del Mediterraneo, c’è la Libia, in cui il mantenimento della pace rappresenta una priorità per sostenere al meglio l’iniziativa delle Nazioni Unite di accompagnare il paese alla stabilità;

– nel quadrante Mediorentale-asiatico e nella regione del Golfo persico, dove l’Italia è presente con 9 missioni, assumendo un ruolo sempre più profilato in linea con quanto fatto negli scorsi anni.

È confermato l’impegno italiano in Iraq al fianco delle istituzioni di sicurezza locali e nel potenziamento della missione di addestramento Nato per consolidare i successi conseguiti nei confronti del Daesh.

Altro Paese che vede la conferma consistente presenza è il Libano, dove continua il preoccupante stallo istituzionale e il progressivo degrado della situazione economica, che rischiano di invalidare anche l’operato delle forze di sicurezza libanesi, che rappresentano oggi uno dei pochi elementi in grado di impedire il definitivo collasso del Paese. Tale impegno è stato ulteriormente confermato durante il 2020, nell’ambito dell’operazione “Emergenza Cedri”.

La missione in Afghanistan, per la quale è previsto che le operazioni di rientro del contingente nazionale si concludano a breve, segue la linea di coordinamento da sempre intrapresa con gli Alleati («in together, adjust together, out together» → siamo andati insieme, ci adatteremo insieme e ce ne andremo insieme);

– nel quadrante europeo, dove le Forze armate sono presenti con 6 missioni e -in particolare- nell’area dei Balcani al fine di garantire quella stabilità che resta un obiettivo cruciale per l’Italia, per la Nato e per la UE, in ragione del potenziale impatto che l’eventuale acuirsi delle tensioni in quest’area potrebbe avere in tutta l’Europa;

– infine, nel potenziamento di 8 dispositivi multiarea, nell’ambito dei quali verrà confermato nel Mar Mediterraneo il dispositivo nazionale “Mare sicuro” e la Difesa italiana continuerà a fornire il proprio contributo alla coesione euro-atlantica, partecipando -fra l’altro- alle attività di sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza e al rafforzamento della presenza nell’ambito delle misure di rassicurazione, sia lungo il suo confine orientale – dove continuerà a operare il contingente in Lettonia- sia per la sorveglianza aerea che per quella marittima.

Per quanto riguarda il personale militare impiegato nelle missioni internazionali, la consistenza massima complessiva prevista è pari a 9.449 unità, quella media a 6.511 unità, un incremento della consistenza massima di 836 unità e media di 106 unità.

Le Forze Armate italiane, impegnate in uno sforzo operativo costantemente elevato, oltre che in Patria con l’emergenza Covid-19 e l’operazione “Strade Sicure”, continueranno con la delibera approvata, ad essere impiegate al di fuori dal territorio nazionale, nell’ambito del sistema di Sicurezza e di Difesa integrata a sostegno della diplomazia e del ruolo di rilievo dell’Italia nelle organizzazioni internazionali, anche quale contributo e stimolo essenziale alla crescita del “sistema Paese”.

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