PRESENTAZIONE LIBRO GENERALE BURGIO ulla storia del 66° reggimento Trieste

di Carmelo Abisso

Nella Sala dell’Incontro di Palazzo Romagnoli a Forlì si è tenuta il 12 febbraio la presentazione del libro “Dalla Valtellina a Trieste”, iniziativa organizzata in collaborazione tra il Comune di Forlì e il 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste”. Con il sindaco Gian Luca Zattini erano presenti l’autore, generale di corpo d’armata dei carabinieri Carmelo Burgio e il generale di brigata Fulvio Poli, capo ufficio generale promozione, pubblicistica e storia dello Stato Maggiore Esercito.

Tra le autorità civili, religiose e militari presenti il prefetto Antonio Corona, il vescovo Livio Corazza, il comandante della Brigata aeromobile “Friuli”, generale di brigata Stefano Lagorio, il comandante del 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste”, colonnello Pasquale Spanò insieme a diversi ex comandanti, associazioni combattentistiche e d’arma, soldati e studenti.

L’evento, moderato da Mario Proli, capo ufficio stampa del Comune, è iniziato con il saluto del sindaco. “Il 66° reggimento è cittadino onorario di Forlì e la sua integrazione con la città rappresenta un richiamo costante al valore della solidarietà – ha detto Zattini – Sono orgoglioso di avere qui il generale Burgio. Siamo vicini alle istituzioni e le Forze armate sono vicine alla città”.

“Sono il custode dei valori e delle tradizioni del nostro Esercito – ha detto il generale Poli – mestiere stupendo che mi consente di essere qui con voi oggi. Ringrazio il generale Burgio, perchè i nostri bei reggimenti hanno bisogno di cantori, chi con amore possa riportare alla luce i valori e le tradizioni, ma anche la quotidianità. Ho letto con passione il libro, a iniziare dalla lotta al brigantaggio, italiani uni contro gli altri, un vero e proprio trattato, che ha illustrato l’ importanza della ricerca storica scientifica basata sull’esame documentale dei fatti, scevra da ogni tipo di preconcetto, rapportandosi al periodo storico di riferimento. Libro denso di fatti, di storie, anche dal punto di vista dottrinale, come nella 1^ guerra mondiale, dove l’autore ripercorre le gesta quotidiane della Brigata Valtellina in modo puntuale. Dovete “perdervi” in questo libro che apre tante finestre sulla nostra storia. Ci sono pochi generali e tanti giovani ufficiali e soldati, di questo dobbiamo parlare. Ho letto con avidità questo libro, mi auguro che lo facciate anche voi”.

Il generale Burgio ha descritto il significato particolare del libro come un “atto di amore verso mio padre che era un fante, un omaggio agli amici della fanteria, per dare un riconoscimento a chi si sacrifica e paga il prezzo più alto. Per il mio passato di carabiniere paracadutista mi sento vicino a questo mondo. Scriveva Nuto Revelli nell’introduzione al suo libro “La strada del davai” i monumenti e le lapidi sono l’ultimo colpo di spugna sulla lavagna delle colpe impunite. Retorica da parte, nel libro ho privilegiato l’aspetto tecnico, ciò che andava o non andava, evitando il luogo comune. Il filo conduttore: cercare di ripescare un pezzo di storia d’Italia. Chi ha fatto la nostra vita, una cosa a fattor comune può ricordare: ognuno di noi comandanti ha avuto grandi esempi di umanità, di coraggio e di dedizione dai nostri ragazzi. Se l’uomo è ben addestrato potrà assolvere al compito. Alla fine sono i giovani soldati e i giovani ufficiali, la loro capacità e la loro energia per fare bene, che risolvono le battaglie. Questo è il senso di questo personale lavoro”.

Con questo lavoro, il generale Burgio, valtellinese d’adozione, ha voluto ridare lustro agli atti eroici compiuti dai fanti della “Valtellina” ricordando i duri sacrifici e il tributo di sangue sostenuti da questa gloriosa unità dalle inconfondibili mostrine a righe bianche e nere durante i più importanti fatti d’arme degli ultimi due secoli. Nell’introduzione scrive Burgio in conclusione “Spero che questa piccola storia, che unisce fasti recenti o comunque ben noti a periodi lontani e altrettanto gloriosi, possa adempiere allo scopo di far amare ancor di più, ove possibile, il proprio reparto ai fanti del 66°”.

Nella prefazione del testo, scritta dall’attuale comandante del 66° reggimento, si legge “Un periodo segnato da numerosi sacrifici, memorabili battaglie, formidabili vittorie e cogenti sconfitte, ma che ha un solo denominatore comune, quello di aver annoverato nei ranghi di quella che fu la Brigata “Valtellina”, uomini spinti da un senso del dovere fuori dal comune, che hanno sacrificato la propria vita con la piena consapevolezza dell’altissimo ideale per il quale combattevano, la Patria!” Erede naturale della “Valtellina” è infatti proprio il 66° reggimento ”Trieste”, ricostituito come battaglione il 1° ottobre 1975 a Forlì. Da questa data, numerose sono state le trasformazioni del reparto, che è divenuto reggimento nel 1993. Ormai parte integrante della realtà cittadina, il reggimento ha partecipato e continua a partecipare a tutte le operazioni nazionali e internazionali dell’Esercito.

Foto di Cristiano Frasca

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