Oggi ogni forma di discussione pubblica è diventata impossibile”, scrive Douglas Murray (nella foto) sullo Spectator: “E questo è il motivo per cui anche il pensiero pubblico è diventato impossibile, e di conseguenza sbagliamo l’approccio ai temi di maggiore rilievo. Non è solo la politica a fare fatica ma anche i media e ogni altro genere di apparato pubblico. I rischi a cui deve far fronte un individuo o un’azienda che pensa o dice qualcosa di lontanamente controverso comporta che nessuno osa più farlo. Abbiamo perso l’arte della discussione e con essa l’abilità di trovare delle soluzioni oneste. Le cause sono molte.

La tecnologia ha annullato il confine tra le idee pubbliche e private, che in passato era qualcosa di assodato. Poteva portare all’ipocrisia, certamente. Ma aveva anche un’utilità: le persone, e i politici, potevano sperimentare alcuni pensieri o idee. Oggi non più. Oggi ogni politico e cittadino deve vivere la propria vita (ed esprimere ogni idea) con il timore costante che un’opinione riservata venga diffusa in tutto il mondo grazie a Twitter o ad altri social media. I giovani che crescono in questo mondo vengono ingiustamente chiamati ‘fiocchi di neve’. Ma crescendo perché non dovrebbero diventare anche loro ultra cauti? Quasi tutti gli adulti lo sono. Su ogni tema hanno imparato la lezione dalla rovina di alcuni personaggi pubblici come il professore Tim Hunt (per avere fatto una battuta a una conferenza in Corea del Sud) e hanno semplicemente fatto un’analisi costi-benefici.

Se è diventato impossibile per gli uomini parlare di donne perché continuare a farlo? Se il costo di sperimentare nuove idee è così alto, perché rischiare? La maggior parte delle persone si accontenteranno di sostenere una bugia se la ricerca della verità è un’impresa troppo rischiosa. Di conseguenza, la nostra società si è accontentata di sostenere una serie di bugie. E chiunque alza la mano viene implacabilmente corretto. Qualcuno racconta una storia vecchia di vent’anni di qualcun altro che tocca il ginocchio a un’altra persona ancora e immediatamente verrà equiparato a uno stupro o una molestia sessuale. Solleva un’obiezione e verrai visto come ‘un apologo delle molestie sessuali’. Quindi è meglio tenere la testa bassa e dare sfogo all’uragano, che abbatterà chiunque sia.

Un tempo i personaggi pubblici e privati cercavano di esprimere i loro pensieri in modo che non potessero essere onestamente fraintesi da un critico in buona fede. Oggi fanno qualcosa di diverso. Devono parlare e scrivere in modo che nessun critico disonesto possa distorcere il loro pensiero in malafede. Questo è un compito proibitivo per cui si rischia di impazzire. Così la nostra società cerca di evitare ogni argomento scomodo. Al momento i temi da evitare comprendono tutto ciò che ha a che fare con gender, razza, sesso, identità e orientamento sessuale. E la lista delle eresie moderne si allunga sempre di più. Questo ci porta a pensare che non vale più la pena discutere e confrontarsi. L’attenzione si è spostata sul relatore, e non sul suo discorso. Questo ha reso la verità un argomento secondario se non addirittura irrilevante.

Prendete l’esempio di Greta Thunberg. Si può essere d’accordo o meno con la sua diagnosi sul cambiamento climatico. Si può considerare fondata o meno la sua critica alla crescita economica all’Onu qualche settimana fa. Ma nessuno metterà mai in dubbio la validità delle sue idee. Perché Greta è lo specchio del mondo in cui viviamo. E’ stata scelta ed elevata precisamente perché non può essere contestata. La presentazione è la seguente. ‘Ecco la nostra bambina sedicenne autistica. Ascoltatela mentre vi chiede di distruggere il sistema migliore di crescita economica. Contestatela, vi sfido’.

Abbiamo proibito di discutere ogni tema importante su cui i nostri rappresentanti si confrontano vivamente, facendo a gara per la reazione più aggressiva. C’è sempre stato un elemento teatrale nella politica. Ma in un’epoca in cui quasi ogni argomento importante viene trascurato, e i deputati non riescono a portare a complimento l’unica cosa che gli è stata chiesta dagli elettori (la Brexit, ndt), la rabbia dà un minimo di significato ai parlamentari e al loro gruppetto di seguaci digitali. E’ il motivo per cui i politici si fanno filmare dagli assistenti mentre litigano con i loro avversari in privato. Perché non usano il proprio tempo per risolvere la questione più importante? Normalmente, bisognerebbe affidarsi alle istituzioni più rispettate per tentare di ricomporre le divisioni.

La scorsa settimana i vescovi della Chiesa di Inghilterra hanno chiesto ai parlamentari un linguaggio pacato e rispettoso nel dibattito sulla Brexit. Un appello che avrebbe maggiore autorevolezza se non fosse che il vescovo di Leeds, per fare un esempio, ha chiamato Boris Johnson ‘un bugiardo senza morale’ lo scorso gennaio. La tecnologia ha reso persone e istituzioni – anche il Parlamento, la Bbc e la Chiesa – completamente trasparenti. Noi, i cittadini, possiamo vedere attraverso tutto, scegliendo autonomamente cosa credere. Ci sono delle vie di fuga. Possiamo interpretare le parole dei nostri avversari, e non solo dei nostri alleati, in uno spirito di generosità. Renderci conto che le idee sono complesse e che ogni sbaglio può essere seguito da una rettifica. Trattare il passato e il presente in uno spirito di tolleranza.

Ma soprattutto dobbiamo tornare a concederci il lusso dell’eresia, incluso il pensiero eretico. Ci sono solo due opzioni in una società diversa, trasparente e rumorosa come la nostra. Possiamo limitare il rumore attraverso la censura, la sorveglianza e il respingimento di tutte le idee, i termini e le domande che ci preoccupano. Oppure possiamo accettare che il nostro mondo è vario, e che l’unica consolazione è insegnare alla prossima generazione e a noi stessi a scegliere le parole e le idee che riconosciamo essere vere”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)

Fonte: Il Foglio con fonte Spectator

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