di Carmelo Abisso

L’Accademia militare di Modena ha ospitato il 24 gennaio una conferenza organizzata dal Lions Club Modena Estense nell’ambito degli incontri culturali per gli allievi ufficiali su tematiche tecnico-professionali. Il tema “Corruzione e anticorruzione” è stato trattato da un relatore d’eccezione, il giornalista Gianni Riotta.

“Uno dei maggiori esponenti del giornalismo italiano ed internazionale”. Così lo ha introdotto il comandante dell’istituto, generale di brigata Stefano Mannino, in un’aula magna gremita di allievi ufficiali dei corsi 199° “Osare” e 200° “Dovere” e di soci del sodalizio modenese. “Abbiamo la grande responsabilità di formare i futuri comandanti che dovranno operare in un mondo complesso in cui i cambiamenti sono continui – ha detto il generale Mannino ricordando la mission dell’Istituto – Dovranno essere protagonisti dei cambiamenti avendo dalla loro parte l’iniziativa”.

Il generale Bruno Loi, presidente del Lions Club Modena Estense, ha sottolineato la grande attualità del tema della conferenza e nell’occasione ha consegnato ai rappresentanti dei due corsi dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, per la successiva distribuzione a tutti gli allievi ufficiali, un libretto sulla 1^ Guerra Mondiale realizzato dal Lions Club “dedicato alla memoria di tutti quelli che si sono sacrificati per consentire a noi di vivere un futuro di benessere”.

“Dividerei il problema a metà – ha esordito Riotta – la dimensione della corruzione nel nostro paese e le cause. Perchè è così diffusa e cosa possiamo fare per contrastarla. Meno i paesi sono trasparenti e più sono corrotti. Su 183 paesi l’Italia è al 69° posto. Eppure è al sesto posto nel mondo (G7), la seconda manifattura in Europa, il paese leader della robotica. Ogni anno perdiamo 236 miliardi di euro per la corruzione, il 13% del Pil, 3903 euro l’anno di tasse per ciascuno. Se riuscissimo a salvarne 36 miliardi l’anno potremmo fare una manovra economica. E’ il doppio della corruzione in Francia. Dalla disfida di Barletta, da Cesare e Asterix alla testata di Zidane a Materazzi, sempre in contrasto con i nostri cugini francesi, ma loro hanno la metà, 115 miliardi, della nostra corruzione. I tedeschi 100 miliardi. I nostri 236 miliardi sono troppi soldi. Gli italiani preoccupati per la corruzione sono l’89 %. Allora i corrotti sono l’11 %, facciamo 10, ma è irrealistico.

Quello che rende la corruzione tossica in Italia è la sua sistemicità. E’ un problema strategico. Dobbiamo creare un clima, un ecosistema, in cui tutti siano spinti a fare la scelta giusta. Dobbiamo rendere remunerativo scegliere la legalità sulla illegalità, la trasparenza e la buona amministrazione sulla corruzione. L’unica strada per uscirne è dunque rendere più fruttuoso opporsi alla corruzione che seguirla. La corruzione è più diffusa nelle regioni meridionali che in quelle settentrionali. Affrontiamo “l’elefante nella stanza”, vediamo perchè. A metà degli anni Cinquanta, il paese di Chiaromonte, in Lucania, è stato studiato da Edward C. Banfield, ricercatore americano. Le tesi sviluppate nel suo libro Le basi morali di una società arretrata, pubblicato prima negli Stati Uniti e poco dopo in Italia, lo hanno reso famoso. La domanda che si pone Banfield è “perché non si fa nulla?”, ovvero perché gli abitanti di Chiaromonte sono incapaci di reagire alle durissime condizioni economiche? Perché non nascono forme di cooperazione tra i chiaromontesi? Perché l’atteggiamento dominante è la passività? Banfield passa in rassegna alcune risposte più tradizionali che ritiene insufficienti e  infine propone che la ragione più importante sia il “familismo amorale”. I meridionali pensano alla famiglia. Ma che doveva fare il contadino ? Lo Stato si presentava con due facce: esattore delle tasse e servizio militare, no sanità, no welfare, no servizi. Poi sono cambiati.

La vera ragione è nello sviluppo economico. Non si può mettere un ingegnere raccomandato a dirigere una fabbrica di robotica. Per ridurre la corruzione abbiamo bisogno, si di esperti e capaci dirigenti, ma se non c’è sviluppo economico contemporaneo, creare lavoro nell’Italia del 2020, la corruzione continuerà. Il nostro paese perde ogni anno centinaia di medici, vanno in Germania, in Francia. Il contribuente italiano   spende un sacco di soldi per ragazzi che vanno a lavorare in altri paesi. Più perdiamo giovani uomini e donne brillanti, più lasciamo le istituzioni in mano ai meno brillanti. Più il personale amministrativo è colto, più è imparziale, meno è colto più il tasso di corruzione è alto. Il laureato ha più strumenti per rispondere. Più teniamo i laureati in Italia, più combattiamo la corruzione. Sapete quanti sono i lucani che si laureano che tornano a lavorare in Basilicata: lo 0%. La lasciano ai più deboli, a quelli che hanno meno strumenti.

Io penso che la corruzione in Italia sarà battuta, ma non nel corso della mia vita ma della vostra. Non c’è alternativa a questa scelta. Dentro agli italiani c’è una forza morale che li farà scattare. Quello che dobbiamo riuscire a fare è veicolare questo giusto sentire non verso il rancore, ma nella costruzione di qualcosa di positivo. Chi ha una laurea spieghi con calma a chi non ce l’ha perchè è importante che la prenda. Insieme possiamo uscirne, la ricchezza del futuro è la conoscenza”.

 

Gianni Riotta

Giornalista, scrittore e docente al Master in Rappresentanza degli Interessi, Politica e Istituzioni della LUISS School of Government. Attualmente è editorialista della Stampa. Fa parte del Consiglio di Facoltà del corso di Cultura Italiana a Princeton e del Council on Foreign Relations ed è membro del consiglio di amministrazione di Oxfam Italia. Per RAI Storia dal 2014 conduce la trasmissione L’eco della storia. Ha iniziato la carriera giornalistica a 17 anni, come corrispondente del Manifesto e collaboratore delle pagine culturali del Giornale di Sicilia. Nel corso degli anni ha collaborato con New York Times, Washington Post, Le Monde e Foreign Policy. Inviato speciale negli Stati Uniti, ha fatto il corrispondente per varie testate giornalistiche italiane, tra cui La Stampa, L’Espresso e il Corriere della Sera, di cui è stato anche vicedirettore. Direttore del TG1 dal 2006 al 2009, ha diretto Il Sole 24 Ore dal 2009 al 2011. Come romanziere ha vinto numerosi premi in Italia e all’estero, mentre come giornalista ha ricevuto, tra gli altri, il Premiolino (1989), il Premio Don Puglisi (2008) per l’impegno contro la criminalità organizzata e il Premio Ischia (2009). Nel 2013 ha ricevuto invece il Premio America dalla Fondazione Italia-USA.

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