Barak chiede che Teheran trasferisca tutto l’uranio. I report di Channel 10

“Ci vorranno giorni per capire che cosa è successo a Istanbul, se il vertice è servito a fermare Israele o il programma nucleare iraniano”. Con sarcasmo Elliott Abrams, analista del Council on Foreign Relations, sintetizza così i negoziati fra Teheran e le potenze occidentali del 5+1 avvenuti in Turchia. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto che è stato “un regalo” alla leadership iraniana: “Teheran ha ottenuto altre cinque settimane per arricchire l’uranio”. Si replica fra un mese, a Baghdad. “L’Iran ha ottenuto quello che voleva: tempo”, commenta il maggiore giornale israeliano, Israel Hayom. “Non a caso gli iraniani sorridevano alla fine dell’incontro”. Teheran ha già rifiutato la stessa offerta fatta un anno e mezzo fa: fermare l’arricchimento d’uranio al 20 per cento, accettare le ispezioni internazionali e dismettere il bunker di Fordo.

Meir Litvak, docente all’Università di Tel Aviv e massimo esperto israeliano di affari iraniani, al Foglio dice che “le sanzioni potrebbero spingere gli iraniani a impegnarsi maggiormente e più in fretta nella convinzione che, una volta ottenuta la bomba, il mondo dovrà fermare le sanzioni e accettare la situazione”. Secondo Litvak, “l’Iran ha un bisogno strategico della bomba nucleare, pensa che le armi nucleari gli daranno la stessa immunità come nel caso della Corea del nord”. Gli inviati a Istanbul hanno accolto positivamente la fatwa con cui l’ayatollah Ali Khamenei avrebbe bandito l’uso di armi atomiche (ma non la produzione). Replica Litvak: “Le loro azioni dicono il contrario della fatwa”. Anche gli americani hanno messo in guardia dalla possibilità di un uso della fatwa in chiave di “taqiya”, cioè di dissimulazione nei confronti degli “infedeli”.

Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha spiegato che Israele e il 5+1 divergono su un punto fondamentale: lo stato ebraico non si accontenta del fatto che l’Iran cessi l’arricchimento al 20 per cento. “Teheran non deve soltanto fermare la raffinazione, deve trasferire all’estero tutto l’uranio arricchito”, ha detto Barak. “Se il 5+1 si pone un risultato inferiore, come fermare soltanto l’arricchimento, significa che gli iraniani hanno ottenuto il modo di continuare il loro programma militare nucleare, più lentamente, ma senza sanzioni”. Israele chiede che sia distrutto tutto l’uranio arricchito, sia al venti per cento che al 3,5 e ai livelli inferiori. Gli iraniani hanno infatti già materiale fissile sufficiente per quattro bombe nucleari, in caso in cui decidessero di incrementare l’arricchimento arriva al novanta per cento. Sulle sanzioni, Barak ha tagliato corto: “Non fermeranno il programma militare nucleare dell’Iran”.

A ridosso dei talk, Netanyahu avrebbe chiesto ai suoi ministri di esprimersi sullo strike preventivo contro l’Iran. E per la prima volta il premier ha ottenuto la maggioranza del gabinetto. E’ quanto ha scritto il quotidiano Maariv, secondo cui “stando alle valutazioni più recenti, a questo punto otto ministri sono inclini a sostenere la posizione di Netanyahu e Barak, mentre sei si oppongono”. E’ il cosiddetto “ottetto”, gli otto che decidono. Avrebbero cambiato idea, a favore dello strike, il ministro dell’Interno, Eli Yishai, il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz e il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman.

Nel weekend Channel 10, il più grande canale tv, ha trasmesso un report dettagliato su come Israele si stia preparando per l’attacco contro gli impianti iraniani. Secondo l’emittente, l’ordine di attacco non sarà dato almeno fino a quando non finiranno i colloqui tra l’Iran e le potenze mondiali. “Ma la prossima estate rischia di essere non solo calda, ma anche molto tesa”, ha detto Channel 10. Il report, che è stato seguito da milioni di israeliani, potrebbe essere un tentativo di preparare la popolazione alla possibilità di un attacco contro l’Iran.

Reso pubblico soltanto 24 ore dopo la fine dei colloqui tra l’Iran e le potenze mondiali, il servizio potrebbe inoltre esser pensato per esercitare pressioni sugli alleati occidentali perché approvino sanzioni ancora più dure contro Teheran. Si parla già di un velivolo, nome in codice “Eitan”, che Israele avrebbe modificato per consentire una maggiore capienza di carburante per il viaggio fino alle basi iraniane. Israele ha appena disposto la dislocazione di nuove batterie antimissile sul Carmelo, la montagna-vedetta dello stato ebraico. Da lì sopra passano gli eventuali missili iraniani.

Giulio Meotti, 17 aprile 2012

Fonte: Il Foglio

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here