Sulla diffamazione a mezzo stampa, “chiuso un capitolo obbrobrioso se ne deve aprire uno virtuoso”. Lo dice la Giunta della Fnsi che sottolinea in una nota come con la bocciatura da parte del Senato del primo articolo di una proposta di legge che intendeva inasprire le pene per i giornalisti “si e’ conclusa senza aggravare i danni una vicenda che rischiava, anche per gli aspri toni assunti, di far regredire il livello di civilta’ giuridica del nostro Paese”.

Chiusa “grazie anche alla comune iniziativa delle organizzazioni rappresentative dei giornalisti, degli editori e di numerose associazioni impegnate a difesa dei diritti civili”, anche se il problema “resta senza soluzione”. Infatti – dice la Fnsi – per il reato di diffamazione a mezzo stampa “i giornalisti continuano a rischiare la condanna a pene detentive, pecuniarie e a risarcimenti in sede civile senza alcun limite, mentre il diritto di rettifica continua a non essere assunto efficacemente come prima efficace misura riparatrice”.

La Giunta Esecutiva della Fnsi, mentre prende atto che sia stato “scongiurato in extremis un obbrobrio giuridico capace solo di generare nuovi bavagli”, richiama tuttavia l’attenzione delle forze politiche, che si apprestano a rinnovare il corpo legislativo, sulla “necessita’ di porre mano, con serieta’ e serenita’, ad una riforma delle norme della legge sulla stampa e del codice penale, che escludano, come in tutti i Paesi civili, la pena della detenzione per i reati commessi a mezzo stampa”.

L’invito della Giunta e’ anche esteso alla richiesta che si adeguino le pene pecuniarie alla entita’ del reato, “ma soprattutto si renda efficace il diritto di rettifica e si introduca un Giuri’ per la lealta’ dell’informazione, autorevole e indipendente, capace di intervenire con immediatezza per ripristinare la verita’ dei fatti ogni qualvolta un singolo cittadino si ritenga leso da una notizia giornalistica.

Parallelamente si dovra’ intervenire per la modifica della legge istitutiva dell’Ordine professionale, piu’ volte in questi anni sollecitata dalla categoria al Parlamento, per renderlo efficace strumento di giurisdizione interna preposto a far rispettare la deontologia professionale a garanzia di tutti i cittadini”.

Fonte: AGI, 30 novembre 2012

 

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